Lys Gomis: “Con alcol e cocaina mi stavo ammazzando. Una volta ho sniffato farmaci a caso”

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L’ex portiere ha raccontato in un podcast la fase più delicata della sua vita, quando ha rischiato di perdere tutto. S’è fatto aiutare ed è uscito dal tunnel: “In quel momento ho capito davvero cosa ho combinato”.

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Lys Gomis è sceso all’inferno e ne è venuto fuori dopo aver perfino accarezzato il pensiero della morte per gli abusi e gli eccessi che gli hanno portato addosso le dipendenze da alcool e droga. “Una volta ho bevuto talmente tanto che iniziai a prendere farmaci a caso e a tirare su”. In sei mesi, nel periodo peggiore della sua vita, ha bruciato qualcosa come 100 mila euro per mettere a tacere i suoi demoni e le sue debolezze, spuntati fuori dal nulla, da quando suo padre morì e lui provò la sensazione di trovarsi tutto solo di fronte alla vita reale che è cosa diversa dall’essere calciatore. “Quando è venuto a mancare è come se si fosse spenta la scintilla. Non avevo più alcuno stimolo e nemmeno volevo più giocare a calcio”.

Nel podcast OCW Talk ha raccontato tutto di sé, anche le cose più inconfessabili. L’ex portiere di Toro e Lecce lo ha fatto perché adesso ha imparato a convivere con le sue paure, a gestirsi nel migliore dei modi, a reggere all’urto della popolarità improvvisa che ti piomba addosso perché giochi in Serie A e poi di colpo sparisce tutto per gli infortuni (ne ha subiti anche di gravi) e perché gira tutto storto. È rimasto schiacciato in un angolo, solo con se stesso e il peso della coscienza che presenta il conto.

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Bevande alcoliche, cocaina, crack. Gomis ha assunto di tutto passando da momenti di depressione totale ad altri di esaltazione assoluta. Ha vissuto così, sull’ottovolante di emozioni forti. E quando la ‘giostra’ a rotta di collo s’è fermata è sceso e ha trovato il coraggio di affrontare le proprie debolezze. Oggi, dopo un lungo percorso di riabilitazione, ha rimesso assieme tutti i pezzi della vita, ha imparato qual è il valore della qualità del tempo che dedichi/togli/strappi agli affetti più cari. La famiglia, il matrimonio che va a rotoli, la figlia, gli amici… è stato essere risucchiato nell’occhio del ciclone. Adesso, l’ex portiere può voltarsi indietro, parlare del passato col giusto distacco e gli occhi del presente. Adesso può essere d’aiuto ad altri che si trovano nella stessa situazione attraverso un’associazione.

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“Quando ho subito il secondo infortunio, quello al tendine rotuleo, complice anche il covid ho iniziato a bere. Ho fatto tre anni così, senza accorgermi che stavo uccidendo chi stava di fianco a me. Bevevo e mi passava tutto, poi stavo di nuovo male e avevo di nuovo bisogno di bere”. Quando l’alcool non è bastato più ha alzato l’asticella ed è passato ad altro che lo aiutasse ad anestetizzare tutto quel baccano che aveva dentro. “Credevo che avrei retto tutto… cocaina e alcool e per questo mi sono isolato, litigando con tutti i miei amici più stretti e i miei familiari. Loro volevano aiutarmi ma io non volevo farmi aiutare e a un certo punto la mia vita è diventata una bugia perché ogni mattina dovevo trovare una giustificazione per quello che avevo fatto il giorno prima”.

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La sequenza videoclip a un certo punto va in crash. È in quel momento che Gomis comprende quanto è caduto in basso e che, per quanto sia difficile, può ancora farcela a rimettersi in piedi, che nulla è perduto. Che se vuole, può. “Quando ho provato per la prima volta la cocaina è stata la fine: avevo bevuto, ero ubriaco, ho fatto la prima sniffata e sono stato benissimo. Ho pensato che non facevo male a nessuno, non avevo problemi economici e in più intorno a me c’erano persone che m’erano diventate amiche solo perché potevo dare loro una mano a pagare i debiti. E in più avevano la mia stessa dipendenza tanto che non capivo cosa stessi facendo, che era tutto sbagliato”.

Punto e capo. Gomis lo ha messo per amore della figlia e per le sensazioni provate dopo un Natale trascorso in famiglia. “Ho iniziato a capire che era diventato un problema. Vedevo mia figlia, che in quel momento aveva 6-7 anni, divertirsi, ero contento per lei, ma non riuscivo a esprimere le mie emozioni.  Ricordo che piansi da solo e l’unico pensiero che avevo era farmi fuori cos’ da non costituire più un problema per chi mi conosceva e per la mia famiglia. La stavo infangando coi miei comportamenti. Nel periodo di dipendenza ho speso circa 100mila euro”.

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L’ingresso in comunità, inizia una nuova vita. Non è stato semplice nemmeno adattarsi a quell’idea, ma è stato l’ultimo passo verso la luce. Gomis narra come ha preso la decisione più importante. “Ho fatto fatica a chiedere aiuto perché pensavo: come faccio io, che gioco in Serie A e B, a finire in comunità? Non volevo distruggere l’immagine di calciatore che mi ero costruito. Poi ho capito tutto dopo aver iniziato quel percorso. Ho iniziato con un periodo di astinenza e mi sembrava d’impazzire. Dopo c’è stata la fase di ‘sauna’, somministrando vitamine ti ripuliscono dalle tossine dell’alcol. Poi fai delle lezioni in classe dove ti predei effettivamente coscienza di quello che hai fatto. In quel momento ho capito davvero cosa ho combinato”.

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Fonte : Fanpage