È morto David Johansen, ultimo sopravvissuto di una della band più importanti e sconosciute del rock di New York, pionieri del punk e del glam, trasgressivi e indefinibili, i New York Dolls.
A dare la notizia della sua scomparsa del rocker newyorkese, all’età di 75 anni, è stata la famiglia attraverso un comunicato: “David Johansen è morto a 75 anni dopo quasi un decennio di malattia nella sua casa di New York, stringendo la mano a sua moglie Mara e a sua figlia Leah, circondato da musica, fiori e amore”.
Quando salgono per la prima volta sul palco la notte di Capodanno del 1971 all’Endicott Hotel di Columbus Avenue nell’Upper West Side di Manhattan, un luogo simbolo dell’energia creativa ribelle e disadatta della New York pericolosa, oscura e incredibilmente innovativa e d’avanguardia degli anni 70. I New York Dolls sono una rock band di sbandati con un’estetica provocatoria e un suono grezzo e feroce, si vestono da donna e graffiano con le chitarre anticipando il punk nel suono (i Ramones li adoravano) e anche nel percorso artistico, vendendo pochissimo e influenzando generazioni di gruppi.
L’Endicott Hotel è un ex albergo di lusso di fine ottocento travolto dalla decadenza sociale ed economica di New York che ha colpito anche le zone intorno a Central Park e diventato un rifugio per emarginati (solo nel 1972 vengono commessi 4 omicidi), il personale dell’albergo organizza una festa per i residenti bisognosi, e invita i New York Dolls dopo averli visti suonare per strada. Il nome della band viene dal New York Dolls Hospital un bizzarro negozio in cu dal 1964 Irving D Chais ripara le bambole e i giocattoli. I membri sono figli dei quartieri poveri della metropoli, dove tutto sta succedendo: Sylvain Sylvain viene da una famiglia di rifugiati del Queens, il chitarrista John Anthony Genzale è cresciuto tra gli italiani dei Queens prima di trovare un suono unico e trasformarsi in Johnny Thunders, Arthur Kane è scappato a diciassette anni da una famiglia disfunzionale del Bronx, il batterista Billy Murcia è un immigrato colombiano di Jackson Heights che muore di overdose a soli 21 anni durante uno dei primi tour in Inghilterra della band (prima di registrare l’album di esordio New York Dolls del 1973). E poi c’è David Johansen da Staten Island, un cantante dalla presenza scenica magnetica che cattura l’attenzione del pubblico punk di New York (dai Television a Patti Smith, da Blondie a Richard Hell) e anticipa il glam metal anni 80 (dai Motley Crue ai Guns N’ Roses) e l’androgino pop britannico di Morrissey con le performance al Mercer Arts Center nel Greenwich Village che iniziano il 5 maggio 1972 e vanno avanti ogni martedì per 14 settimane, aprendo la strada alla scena punk prima dell’apertura del CBGB’S.
La storia del Mercer Arts Center finisce simbolicamente con il crollo dell’edificio il 9 agosto 1973, i New York Dolls (con Jerry Nolan alla batteria, scelto dopo un’audizione a cui ha partecipato anche Mark Bell, futuro Marky Ramone e Peter Criss dei Kiss) si sciolgono dopo il secondo album Too Much Too Soon perché non vendono dischi anche se ispirano tutti, come hanno detto loro stessi: “Siamo la band di altre band.”
Dopo una carriera solista con quattro album pubblicati tra il 1978 e il 1984 (David Johansen, In Style, Here Comes the Night e Sweet Revenge), Johansen ha recitato in diversi film e commedie (la più famosa è Scrooged del 1988 con il suo amico Bill Murray) e si è reinventato come ironico crooner con l’alter ego di Buster Poindexter cantando swing e blues con la sua band The Uptown Horns e Banshees of Blues.
Il ribelle che saliva sul palco travestito indossa giacca, cravatta e brillantina e canta classici e cover, pubblica quattro album dal 1987 al 1994 (Buster Poindexter, Buster Ges Berserk, Buster’s Happy Hour e Buster’s Spanish Rocketship) e arriva al successo con la sua versione dance caraibica di Hot Hot Hot, una hit da party senza tempo. In Personality Crisis: One Night Only, uscito nel 2023 Martin Scorsese lo segue con le sue telecamere durate il concerto al Cafè Carlyle di New York e racconta rievocando l’atmosfera di una New York che non esiste più la sua storia di disagio e riscatto, la sua teatralità, la decadenza di chi ha vissuto al centro del fermento artistico del proprio tempo ma lontano dal successo di massa, e la sua dedizione alla musica come trasformazione: “Quando senti qualcosa che ti piace e vuoi andare a fondo, lo fai. Non vuoi fermarti a età” diceva nelle interviste “Questo fa parte del rock’n’roll”.
David Johansen ha continuato a fare musica fino al 2020, quando gli è stato diagnosticato un tumore al cervello. L’annuncio della sua scomparsa è arrivato i 28 febbraio 2025: “David Johansen è morto a 75 anni dopo quasi un decennio di malattia nella sua casa di New York, stringendo la mano a sua moglie Mara e a sua figlia Leah, circondato da musica, fiori e amore”.
Fonte : Virgin Radio