Cos’è la “coalizione di volenterosi”, il piano di pace per l’Ucraina guidato da Francia e Regno Unito

Una “coalizione di volenterosi” è l’ultima scommessa europea per sostenere l’Ucraina. I principali leader del continente si sono riuniti domenica 2 marzo a Londra, in quello che il primo ministro polacco Donald Tusk ha definito un “incontro storico“, per discutere nuove strategie di supporto a Kiev dopo il deterioramento dei rapporti tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e l’amministrazione Trump seguito allo scontro di venerdì 28 febbraio nello Studio Ovale. La coalizione di volenterosi raccolta nella capitale britannica e guidata dal primo ministro britannico Keir Starmer assieme al presidente francese Emmanuel Macron mira a elaborare un piano di pace con l’obiettivo di fornire un deterrente credibile contro future aggressioni russe.

Chi ha partecipato al vertice?

Al vertice di Lancaster House, storico palazzo nel quartiere di St. James a Londra, erano presenti i principali leader europei membri della Nato, compresa la Turchia, in quella che è stata la prima grande conferenza sulla sicurezza della storia moderna senza gli Stati Uniti. Hanno partecipato il primo ministro britannico Keir Starmer, il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il primo ministro polacco Donald Tusk, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il segretario generale della Nato Mark Rutte. Anche il Canada era rappresentato dal primo ministro Justin Trudeau. La Germania – appena uscita dalle elezioni e senza che il governo sia ancora formato – ha inviato una delegazione di alto livello, così come l’Italia, per cui c’era la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L’incontro si è svolto a poche ore di distanza dal teso confronto alla Casa Bianca tra Zelensky e Trump.

Quali decisioni sono state effettivamente prese?

Il vertice si è concluso con pochi impegni concreti collettivi. I leader hanno concordato genericamente di mantenere il flusso di aiuti militari all’Ucraina, anche dopo un eventuale accordo di cessate il fuoco, ma senza definire cifre o tempistiche comuni. Sul piano degli annunci individuali, Starmer ha presentato un nuovo prestito da 2,26 miliardi di euro per potenziare la difesa aerea ucraina, che permetterà l’acquisto di oltre 5mila missili prodotti dal gruppo francese Thales a Belfast e che sarà rimborsato con i profitti degli attivi sovrani russi congelati. Inoltre, la britannica Rachel Reeves (cancelliere dello Scacchiere, equivalente al nostro ministero delle Finanze) firmerà un accordo di prestito di 2,3 miliardi di sterline per consentire a Kiev di acquistare più armi, che sarà rimborsato utilizzando i profitti generati dai beni sovrani russi sotto sanzioni. Non sono state invece raggiunte promesse concrete di supporto militare aggiuntivo da parte degli altri membri Nato, rinviando decisioni più specifiche ai prossimi incontri europei.

Quali proposte concrete sono emerse?

La proposta più definita paradossalmente è avvenuta a margine dal vertice ed è il piano franco-britannico per una tregua parziale e limitata in Ucraina. Macron, in un’intervista al quotidiano Le Figaro, ha spiegato che lui e Starmer hanno suggerito una tregua di un mese che riguarderebbe esclusivamente le operazioni aeree, marittime e le infrastrutture energetiche, escludendo deliberatamente i combattimenti di terra. Questa soluzione parziale nasce dalla consapevolezza dell’impossibilità di controllare efficacemente un cessate il fuoco completo lungo tutta la linea del fronte. Il piano prevede che un eventuale dispiegamento di truppe europee sul campo avverrebbe solo in una fase successiva, come deterrente per garantire il rispetto degli accordi. Parallelamente, Ursula von der Leyen ha annunciato che presenterà un’iniziativa separata della Commissione europea al Consiglio europeo straordinario convocato per giovedì a Bruxelles, dove illustrerà il suo piano per riarmare l’Europa, con l’obiettivo di potenziare significativamente le capacità difensive dell’Ucraina.

Quali divergenze esistono tra i leader europei?

Le principali linee di frattura tra i leader europei riguardano tre questioni fondamentali. Prima: la cornice istituzionale. La presidente del Consiglio italiana Meloni ha espresso chiaramente la preferenza per una “cornice Nato” invece di un’iniziativa puramente europea, ridimensionando il piano Macron-Starmer a semplici “spunti“. Seconda: il livello di impegno finanziario. Macron spinge per aumentare drasticamente la spesa per la difesa al 3-3,5% del Pil, mentre altri paesi sono più cauti. Germania e Italia stanno valutando fondi speciali per la difesa ma senza impegni immediati. Terza: l’eventuale dispiegamento di truppe. Mentre Francia e Regno Unito si dicono pronti a mettere boots on the ground come deterrente, altri paesi hanno espresso preoccupazioni per un coinvolgimento militare diretto.

Quali le affinità?

Un elemento unificante resta la convinzione che l’Europa debba assumere maggiore responsabilità per la propria sicurezza, con differenze però su come realizzare concretamente questo obiettivo. C’è inoltre unanimità nel riconoscere che l’industria della difesa europea debba essere potenziata urgentemente.

Fonte : Wired