Fusione nucleare, una startup ha disegnato una centrale per realizzarla. E promette di riuscirci entro il 2031

La prossima tappa importante della sua corsa, infatti, è prevista per il 2027, quando il team di Proxima Fusion mira a realizzare un magnete a piena scala con superconduttori ad alta temperatura, lo Stellator model coil. Ci sta lavorando e ci lavorerà nei suoi laboratori di Monaco in Baviera e in quelli del Paul Scherrer Institute (PSI) a Zurigo, raddoppiando il proprio team per non mancare questo intermedio – ma cruciale – traguardo. È una sfida da giocare nel campo dei semiconduttori che, spiega, “seppur già industrializzati, non sono ancora stati messi insieme per fare una bobina molto potente”.

In parallelo, Proxima Fusion dovrà continuare a sviluppare anche altre due fondamentali tecnologie abilitanti: l’additive manufacturing e i modelli AI computazionali. Nel primo caso si tratta di “importare” da altri settori la stampa 3D, per creare “ forme del tutto irregolari con i metalli”, spiega sintetico Sciortino, per poi dilungarsi sul ruolo dell’AI nel futuro dell’energia da fusione.

Non saremmo arrivati dove siamo oggi senza questa tecnologia, e siamo solo all’inizio. Tutti i prossimi risultati in questo ambito saranno determinati da intelligenza artificiale” aggiunge infatti, sottolineando come la “simulation driven engineering” (simulazione di sistemi ingegneristici) abbia già regalato a lui e al suo team un ulteriore elemento di vantaggio: i dati. Quelli per realizzare e ottimizzare i propri modelli computazionali, il proprio concept e il percorso per realizzarlo.

A caccia di investitori deep tech

È un percorso lungo, ma chi “entra in fusione” già lo sa. Anzi, secondo Sciortino negli ultimi anni si è quasi accorciato, lo dimostrano anche gli oltre 8 miliardi di dollari che gli investitori stanno puntando sul settore a livello globale. Proxima Fusion ha in programma di assumere qualche centinaio di persone per non far slittare la data promessa per la realizzazione di ciò che oggi ha disegnato in laboratorio, ma non dipende tutto solo da lei. “Abbiamo bisogno che l’Europa si svegli e decida di essere competitiva. Dobbiamo smettere di accettare di essere colonizzati tecnologicamente dagli Stati Uniti e invece iniziare a produrre noi tecnologia da esportare lì” commenta. Ciò che manca a suo avviso sono le persone con il forma mentale adatta, che “non accettano compromessi e non cercano solo exit facili. Se avessimo dei nostri moonshot, cambierebbe anche il bilancio geopolitico”.

Dal destino dell’Europa, Sciortino torna a pensare al proprio che, nonostante la roadmap ingegneristica disegnata, ha bisogno di finanziamenti e, nel deep tech,sono difficili da raccogliere, soprattutto per progetti ambiziosi come il nostro”. Concept alla mano, a breve si vedrà se qualcuno ha il coraggio: entro fine anno, infatti, si aprirà il fundraising, il classico “giro” tra gli investitori per cercare fiducia.

Fonte : Wired