Riserve auree, Donald Trump ha deciso: probabilmente dentro Fort Knox, la cassaforte con la riserva aurea americana, l’oro non c’è. È una delle teorie del complotto che girano da tempo in rete e che negli ultimi giorni Elon Musk ha cominciato a ritwittare sistematicamente. Per Trump, un’opportunità per diffondere una nuova fake news, oppure è una mossa politica attentamente concertata?
Musk ha condiviso nei giorni scorsi diversi post sui social media mettendo in discussione lo stato delle famose riserve d’oro del governo americano, quelle che nel 1964 il “cattivo” Goldfinger cercava di rubare nel film omonimo di James Bond interpretato da Sean Connery. Musk invece ha postato su X dubbi se l’oro sia “ancora lì” o “sia andato” e chiedendo una “video walkthrough in diretta” della struttura.
E, come se non bastasse, in una conferenza stampa a bordo dell’Air Force One di ritorno a Washington, Trump si è unito alle richieste dicendo ai giornalisti: “Speriamo che tutto vada bene con Fort Knox, ma andremo ad assicurarci che l’oro sia ancora là. Se l’oro non c’è, saremo molto arrabbiati“.
Il grande caveau del Kentucky
Gli Stati Uniti hanno la riserva aurea più grande del mondo. Fort Knox, in Kentucky, custodisce 147,3 milioni di once troy d’oro (circa 4.582 tonnellate), pari a circa il 59% delle riserve totali del Tesoro americano, secondo quanto riporta la Zecca degli Stati Uniti. Dopo di loro ci sono la Germania e, a sorpresa, l’Italia. Infatti, al 2023 il nostro Paese ha accumulato circa 2.542 tonnellate d’oro, secondo i dati ufficiali. La maggior parte è custodita nel caveau di via Nazionale a Roma, ma sono in parte anche in sicurezza nei forzieri americani (Fort Knox ospita parte delle riserve di altri paesi), svizzeri, britannici e tedeschi.
Nel 2019, il Senato italiano aveva approvato una mozione che chiedeva di “definire l’assetto della proprietà delle riserve auree detenute dalla Banca d’Italia” e di “acquisire le notizie” su quelle detenute all’estero, oltre che sulle “modalità per l’eventuale loro rimpatrio“. Tuttavia, fino ad oggi, non risulta che siano state intraprese azioni concrete per riportare in patria l’oro custodito all’estero né che sia necessario farlo.
La leggerezza dell’oro
Le riserve auree italiane rappresenterebbero circa il 70% delle riserve totali del nostro Paese, una percentuale particolarmente alta rispetto alla media mondiale. Tanto che ci si potrebbe chiedere che senso abbia conservare tonnellate e tonnellate di oro nell’epoca delle “valute fiat” (cioè le monete stampate direttamente senza corrispettivo aureo) e degli scambi elettronici totalmente dematerializzati.
Fonte : Wired