L’effetto Trump sul mondo delle criptovalute è stato immediato e dirompente. A rivelarlo sono i mercati e a sottolinearlo è chi di criptovalute vive fin dagli albori.
Eric Demuth, ceo e co-fondatore dell’austriaca Bitpanda, una delle maggiori piattaforme europee di investimento digitale. Il cambio di rotta della politica americana ha innescato una vera corsa all’oro digitale, con le grandi banche europee che ora fanno la fila per implementare soluzioni blockchain. “Se mi avessero chiesto sei mesi fa quale sarebbe stato il miglior scenario possibile per le cripto nel 2025, non sarei arrivato nemmeno vicino a quello che sta accadendo ora”, racconta Demuth con un entusiasmo che lascia trasparire la portata storica del momento che stiamo vivendo.
Vista la deriva sovranista nel mondo, come vedi il futuro degli investimenti?
“Dobbiamo fare una distinzione. Se parliamo del settore classico, i mercati azionari, che ci piaccia o no, gli Stati Uniti con tutta la deregolamentazione stanno gettando le basi per una crescita straordinaria nei prossimi 10-20 anni. Possiamo già vedere l’impatto positivo sui mercati dopo le elezioni. Stanno cercando di ricostruire lo stato come se fosse una grande organizzazione, mettendo in discussione tutto e tagliando molte cose. Il cambiamento è qualcosa che le persone in genere odiano, ma guardando razionalmente i numeri del mercato azionario, credo che nei prossimi anni vedremo una crescita incredibile nelle aziende americane rispetto al resto del mondo. Per il mercato delle criptovalute è ancora più sorprendente. Se mi avessero chiesto sei mesi fa quale sarebbe stato il miglior scenario possibile per le cripto nel 2025-2026, non sarei arrivato nemmeno vicino a quello che sta accadendo ora. Gli Stati Uniti, la più grande potenza economica del mondo, sono passati dal cercare di reprimere le cripto con la SEC durante l’amministrazione democratica, a metterle al centro delle loro politiche economiche e finanziarie: completamente inaspettato”.
Quindi dopo l’elezione, avete già notato un “effetto Trump” nel settore?
“Assolutamente, l’effetto è stato massiccio. Già alla fine della settimana delle elezioni di novembre, molte banche con cui non avevamo mai parlato ci hanno contattato. Con la nostra BTS, Bitcoin Technology Solution, forniamo infrastrutture per le banche, e improvvisamente hanno capito che non è più un’opzione ma è diventato obbligatorio entrare in questo spazio se sei nell’industria finanziaria. Stiamo collaborando con molte banche in tutta Europa: in Germania con LBBB, che è la quinta banca più grande, Deutsche Bank, N26, l’intero settore Raiffeisen in Austria, e in Francia con Société Générale. Non sono solo le piccole banche private, ma i grandi istituti che si stanno muovendo in questa direzione”.
Come si è manifestato concretamente questo “effetto Trump” sul mercato delle criptovalute?
“In modo massiccio. L’attività è aumentata enormemente sia sul lato retail che B2B. C’è stata molta attenzione mediatica e questo correla perfettamente con l’attività. Abbiamo visto il prezzo del Bitcoin salire da circa 60.000 dollari fino a 110.000, ora è tornato a circa 86-87.000 dollari. Il più grande ETF di criptovalute supera i 50 miliardi di dollari, e questo denaro ora è molto più “stabile” rispetto al 2020-2021, quando era principalmente guidato dal retail. Ora negli Stati Uniti si tratta in gran parte di denaro istituzionale che sta entrando nel settore”.
Cosa pensi delle meme coin? Sono una tendenza del momento o un fenomeno che continuerà in futuro?
“Penso che abbiamo già superato il picco massimo. Da ora in poi credo che il fenomeno sarà più contenuto. Era una grande tendenza, ma la gente ha capito che era solo questo, un trend del momento. Come è successo con gli NFT, sono cose che vengono e vanno. Sono appena stato a Hong Kong per Consenso, la più grande conferenza sulla crittografia, dove c’erano tutti i ceo delle principali aziende del settore, e tutti condividevano questa opinione”.
Quanto pesano gli investimenti in criptovalute sul vostro business?
“Circa il 90%. Questo è ciò per cui siamo conosciuti e in cui siamo molto bravi. L’altra parte, come le azioni, è più di supporto, per clienti che hanno già fondi sulla piattaforma e vogliono diversificare”.
Credi che in futuro nascerà un’altra grande criptovaluta come Bitcoin?
“Non una “seconda Bitcoin”, perché ci sono già molte criptovalute importanti come Ethereum e Solana, ma hanno scopi diversi e non sono in competizione con Bitcoin. Bitcoin è il valore più importante nell’era di internet, è come l’oro dell’epoca digitale. Ha tutti gli attributi dell’oro, ma con vantaggi aggiuntivi: è più trasparente, posso sapere con precisione quanti bitcoin ci saranno tra 3 anni e 10 minuti, cosa impossibile con l’oro. Altre criptovalute sono più orientate all’uso quotidiano. Ci saranno molte nuove criptovalute e tra un anno probabilmente parleremo di cripto nelle top 10 che oggi non sono ancora state inventate, proprio come nell’industria tecnologica parliamo di sviluppi dell’IA che non esistono ancora”.
A tal proposito: l’Ai ormai è dappertutto. Non si può non citarla. Come sta cambiando il vostro business?
“Lo sta cambiando molto, soprattutto internamente. Voglio rendere Bitpanda più orientata all’IA, utilizzando tutti gli strumenti disponibili. L’efficienza e la produttività aumentano enormemente quando familiarizzi con questi strumenti, sia in ambito privato che aziendale. Abbiamo un dipartimento AI interno e stiamo sviluppando soluzioni di ottimizzazione. Sul lato retail, stiamo costruendo prodotti che aiutano gli utenti ad analizzare le loro finanze. Ma in Europa non è così facile a causa dell’AI Act, che rappresenta un grande svantaggio per le aziende europee rispetto ad altre regioni del mondo. Si può già notare che quando le aziende americane lanciano prodotti di AI, l’Europa viene spesso esclusa. Questo è un problema enorme, considerando che siamo già molto indietro in termini di efficienza a causa delle normative e della burocrazia”.
Perché mantenete la vostra azienda tech in Europa, nonostante queste difficoltà?
“L’Europa è un mercato enorme, ma anche un mercato che dà mal di testa. Non parliamo di Europa come entità unica, ma di 27 stati individuali, ognuno con la propria lingua, cultura e differenze sostanziali. Ogni stato ha i suoi regolatori che non comunicano tra loro. Prova a fare lo stesso marketing per un cliente spagnolo e per uno tedesco: è impossibile. Devi trattare ogni paese individualmente, e questa è una grande sfida, soprattutto per le aziende americane con poche persone qui”.
L’Italia è molto indietro?
“Non direi che l’Italia sia più indietro rispetto al resto d’Europa. Statisticamente, i clienti italiani non sono in una posizione peggiore. Lo sviluppo del mercato italiano è molto simile a quello francese, per esempio. In effetti, in Italia abbiamo registrato un aumento di attività di quasi il 180% rispetto all’anno scorso”.
Quali sono i piani futuri per Bitpanda in Italia?
“L’Italia è un mercato a cui abbiamo deciso di dare molta più importanza lo scorso anno. È per questo che stiamo portando avanti iniziative come la sponsorizzazione del Milan. Il nostro obiettivo per quest’anno è almeno raddoppiare l’attività e la base utenti in Italia. A livello europeo è difficile fare previsioni, dipende molto dal sentiment del mercato, ma in Italia crediamo fermamente di poter raddoppiare”.
Fonte : Repubblica