Secondo le statistiche, il vinile sta tornando all’apice, lo dicono i dati! Ma è davvero così? Un esempio di Cherry Picking è prorpio questo. Non è un errore, ma la volontà di concentrarsi su un singolo dato senza fornire più ampie comparazioni o il contesto
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Correlazione non è casualità
Lo sai che l’industria discografica del vinile sta ritornando alla grande? Lo dicono i dati! Sembra davvero che negli ultimi anni le vendite di vinile siano di nuovo una bella fonte di incassi, e lo dimostrano anche i mercatini sempre pieni di persone per vendere e acquistare, vero?
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Oppure no? Allarghiamo l’inquadratura e vediamo cosa dicono davvero i dati degli anni passati:
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Be’, sì, stiamo vivendo una sorta di ritorno all’analogico e di nostalgia per i vinili, ma non c’è paragone rispetto a 50 anni fa. E in più, per raccontare davvero di cosa vive l’industria discografica dovrei farvi vedere tutte le fonti di guadagno degli ultimi anni, e infatti si nota come tra gli anni 90 e i primi anni 2000 sono i cd a trainare gli incassi, poi arrivano la musica digitale e gli abbonamenti:
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Concentrarsi su un solo dato
Quello che abbiamo appena fatto si chiama “cherry picking”, letteralmente “scegliere le ciliegie più buone”. Abbiamo cioè scelto dati e informazioni che ci aiutano a portare avanti una tesi precisa, in questo caso, che il vinile sta tornando all’epoca d’oro degli anni 70. Peccato che abbiamo inizialmente mostrato solo gli ultimi 10 anni di statistiche. Con i dati questo tipo di inganno succede continuamente. Un politico potrebbe annunciare “L’economia è cresciuta del 5% quest’anno!”, e sembrerebbe un dato fantastico… ma cosa succede se ci facciamo altre domande? Ecco cosa potrebbero non dirci: l’anno precedente l’economia era crollata del 10%. Quindi quel +5% non è crescita reale, è solo un tentativo di recupero. Oppure, i salari reali non sono aumentati, quindi la gente non sta guadagnando di più. E ancora, la crescita riguarda solo un settore dell’economia, mentre altri stanno peggiorando.
Abbiamo considerato tutti i fattori?
Un esempio concreto di cherry picking riguarda il “record di occupati”: nel 2024 l’Istat ha sì stimato che per la prima volta gli occupati in Italia hanno superato i 24 milioni, ma come ha ben raccontato Pagella Politica alcuni esponenti del governo hanno attribuito questo risultato alle loro politiche guardando solo il dato assoluto degli occupati e trascurando altri indicatori rilevanti. Ad esempio, non è stato considerato che l’aumento dell’occupazione potrebbe essere influenzato da fattori demografici, come l’invecchiamento della popolazione, o dalla crescita del lavoro precario e part-time. In più, se guardiamo a una serie storica di dati più ampia, l’aumento del numero degli occupati è iniziato prima che si insediasse il governo Meloni, con la ripresa successiva alla pandemia di COVID-19.
Come evitarlo?
Il cherry picking è molto difficile da individuare, perché non è un errore, ma la volontà di concentrarsi su un singolo dato, senza fornire serie più ampie o il contesto.
Come possiamo riconoscere il cherry picking quindi?
Guardare il trend nel tempo, confrontare i dati con altri indicatori e fare tante domande per capire il contesto.
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Fonte : Sky Tg24