Vent’anni fa moriva Alberto Castagna: il successo, la malattia e un addio che commuove ancora

Il successo, i soldi, la caduta, la difficile ripartenza, la morte. Beffarda. L’esistenza di Alberto Castagna si potrebbe sintetizzare così, macchiata da un destino crudele, che ha compiuto il suo disegno la sera del primo marzo di vent’anni fa, nella serata d’esordio del cinquantacinquesimo Festival di Sanremo, il primo ‘targato’ Paolo Bonolis.

L’Italia è ferma, ha accantonato momentaneamente preoccupazioni, ansie e problemi. Assiste all’apertura di Paolo Carta, che con la chitarra elettrica esegue l’inno di Mameli in versione rock, sorride alla discesa delle scale di Antonella Clerici, si diverte con Michael Bublè, intrattenuto a lungo sul palco dal padrone di casa.

La notizia arriva in quei minuti, ma si diffonde lentamente. D’altronde, non esistono ancora gli smartphone, né tanto meno i social. Nel frattempo sul palco dell’Ariston si ride e si scherza e, probabilmente, si temporeggia proprio per non creare evidenti contrasti.

L’annuncio di Bonolis arriva al rientro da un nero pubblicitario: “Mi dispiace darvi questa notizia: è morto Alberto Castagna. Vorremmo che questa serata e questa musica lo accompagnassero in cielo. Non so cosa dire, sono in imbarazzo. Vogliamo omaggiare la sua storia, la sua vita e il suo entusiasmo con questo applauso”.

Dagli esordi a Stranamore

Classe 1945, Castagna nasce come giornalista al Tg2, che lascia per approdare prima a “Mattina 2” e in seguito a “I Fatti Vostri”, in sostituzione di Fabrizio Frizzi. Nel 1993 ecco il passaggio miliardario a Mediaset, dove un anno dopo lancia la trasmissione che lo consacrerà: “Stranamore”.

Ascolti altissimi, popolarità alle stelle. La sigla – “All you need is love” dei Beatles – diventa ben presto il tratto distintivo del programma, così come il pulmino ‘griffato’ che percorre tutta l’Italia e lo zuccotto che Castagna indossa in tutte le sue missioni in esterna.

Il sogno si trasforma in incubo nel 1998. Un doppio aneurisma all’aorta lo porta a subire due interventi chirurgici delicatissimi, con la degenza in ospedale che si prolunga per otto mesi. Mediaset congela il format e lo attende fino al 22 aprile del 2001, quando Alberto riappare finalmente in tv.

Il ritorno in tv dopo la malattia

Il rientro è a tutti gli effetti un evento televisivo. Davanti allo schermo ci sono 10 milioni di spettatori, per uno share che raggiunge il 40%. Ad accoglierlo in studio ci sono i pezzi grossi dell’azienda: Piersilvio Berlusconi, Raimondo Vianello, Sandra Mondaini, Enrico Mentana, Maurizio Costanzo, Maria De Filippi, Lorella Cuccarini. Solo per citarne alcuni.

Castagna non trattiene le lacrime. “Vorrei abbracciarvi tutti, ma se comincio a piangere ce ne andiamo e non si fa più niente. Volevo dirvi grazie, per me è una sera importante. Da ragazzino mio padre mi insegnava ad andare a cavallo e quando cadevo mi faceva subito risalire, per evitare che la paura mi bloccasse. Oggi io torno in sella”.

La voce non è quella di un tempo, il fisico nemmeno. L’ironia però è immutata: “Non vi chiederò più se avete problemi di cuore”. Cuore incerottato che campeggia pure sulla sua cravatta.

Poco prima Costanzo era andato in suo soccorso: “Un po’ di tempo fa nella sala della terapia intensiva del Gemelli io e te facemmo un patto: ‘ti riprenderai, tornerai e in quel primo minuto io sarò lì’. Quel momento è arrivato. Torni a fare il tuo lavoro, la pagina è girata e adesso ricomincia Stranamore”.

La magia, tuttavia, dura poco. I tre anni di stallo hanno inevitabilmente invecchiato “Stranamore” (superato dal più fresco “C’è posta per te”) che, passato il clamore iniziale, avvia una discesa che culmina con il sofferto trasloco su Rete 4.

Reduce da un altro flop risalente all’autunno precedente (“Cosa non farei” era stato soppresso dopo appena due puntate), Castagna se ne va per colpa di un’emorragia interna che lo colpisce nella sua casa romana nell’esatto istante in cui il Paese è voltato da un’altra parte, distratto dal caos sanremese. Tradito dall’illusione che il peggio fosse passato, che la macchina fosse ripartita dopo una complessa e forzata sosta ai box. Un secondo tempo interrotto bruscamente, che spinge a provare sincero affetto per il ‘dottor Stranamore’. Anche se non si è stati suoi fan.

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Fonte : Today