video suggerito
Il 5 novembre 2022 il piccolo Alessandro era morto subito dopo il parto avvenuto in casa. Da quel giorno la mamma e il papà hanno intrapreso una lunga battaglia contro le due ostetriche a cui si erano affidati. Sono state rinviate a giudizio dal gip di Rimini, il processo inizierà il 12 giugno. L’accusa è di omicidio colposo e lesioni alla partoriente.
Immagine di repertorio
Il 5 novembre 2022 il piccolo Alessandro era stato dichiarato morto dai medici dell’ospedale Infermi di Rimini. Il decesso del neonato era avvenuto subito dopo il parto in casa.
Da quel giorno la mamma e il papà del bimbo hanno iniziato una lunga battaglia legale contro le due ostetriche, una di Faenza e l’altra di Santarcangelo di Romagna, a cui si erano affidati.
La Procura lo scorso novembre aveva chiesto l’archiviazione del caso ma il giudice per le indagini preliminari Vinicio Cantarini ha deciso di rinviarle a giudizio.
Leggi anche
Neonato morto a Bari, dalla culla non partì la telefonata al parroco: il piccolo sarebbe stato lasciato vivo
Una notizia che la mamma ha detto di aver accolto “con grande gioia”, come ha spiegato in un’intervista al Corriere di Bologna. “Finalmente qualcuno ha fatto un lavoro minuzioso”, ha aggiunto, parlando dell’operato del gip. Ricordando il giorno del parto, la donna ha spiegato di aver nutrito “malcontenti” nei confronti delle due ostetriche.
“Non avevano mai una linea univoca nel rispondere quando chiedevo un confronto. Oltre al fatto che Alessandro il giorno della presa in carico domiciliare eseguita dalle due ostetriche, era in una posizione non idonea al parto in casa e nonostante avessimo già pagato 800 euro di reperibilità nessuna delle due si è preoccupata di farmi un controllo“.
In più, ha ricordato che a travaglio già avviato, le due si sarebbero allontanate “per andare a fare una colazione durata più di due ore”. E ha aggiunto: “Mio marito chiese di portarmi in ospedale più volte ma non venne assecondato e siccome la scelta fatta in momenti di lucidità era stata quella di affidarci a loro, abbiamo desistito e proseguito“.
Secondo la difesa dei genitori, il travaglio sarebbe durato circa 30 ore. Dagli accertamenti eseguiti successivamente, il bimbo sarebbe morto per un’infezione dal batterio Streptococco e un’asfissia meccanica, poiché aveva il cordone ombelicale intorno al collo.
Sull’infezione contratta dal bimbo la mamma ha spiegato: “Ci era stato sconsigliato di eseguire il tampone vaginale per rilevarlo. E abbiamo le prove del fatto che entrambe lo disapprovavano. Una lasciava la facoltà alle donne di scegliere, l’altra imponeva di non farlo. E in quell’occasione avevano anche avuto una discussione”.
Parlando del parto a domicilio, la donna ha detto che la scelta sarebbe stata spinta da alcune restrizioni dettate dal periodo storico post Covid: “Abbiamo scelto un ambiente che potesse permettere di condividere l’esperienza a pieno con mio marito”.
“La nostra non è stata una scelta fatta per intraprendere un parto non medicalizzato: abbiamo sempre messo in primis la salute di nostro figlio seguendo in gravidanza sia il percorso ostetrico che quello ginecologico”, ha precisato.
Il processo inizierà il 12 giugno presso il tribunale di Rimini, l’accusa per le due ostetriche è di omicidio colposo e lesioni alla partoriente.
“Io e mio marito ci aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso, in tempi ragionevoli. Noi non abbiamo dubbi sul fatto che Alessandro sarebbe fra noi vivo e sano se non avessimo incontrato sulla nostra strada queste due ostetriche, non competenti per ricoprire tale ruolo, a cui ci eravamo affidati con fiducia”.
“Il compito della giustizia è quello di fare sì che non accada a nessuna altra coppia. ha aggiunto – A noi ormai è successo e Alessandro ci chiede di fare il nostro dovere”.
Fonte : Fanpage