Bitcoin in caduta libera. Dopo aver toccato il massimo storico di quasi 110mila dollari a inizio gennaio 2025, la principale criptovaluta mondiale sta attraversando una fase di correzione, termine che nel gergo finanziario indica un calo temporaneo del prezzo di almeno il 10% rispetto ai massimi recenti. Al momento il bitcoin si aggira intorno agli 85mila dollari: ha perso circa il 20% del suo valore dall’insediamento di Donald Trump nel gennaio 2025. Questo ha spinto gli investitori a tutelarsi contro un possibile calo fino a 70mila dollari, riporta Bloomberg: una soglia psicologica importante che rappresenta approssimativamente il livello a cui il bitcoin si trovava subito dopo le elezioni di novembre, prima del rally post-elettorale. Il cosiddetto “effetto Trump” – l’impatto positivo sui mercati delle criptovalute derivante dalle promesse elettorali del presidente di creare una riserva nazionale di bitcoin e di favorire politiche crypto-friendly – che aveva sostenuto i mercati in seguito all’elezione presidenziale del novembre 2024, sta rapidamente svanendo.
La crisi di fiducia e il mercato in attesa
Gli investitori stanno perdendo fiducia nel bitcoin, dunque? Sicuramente, sul mercato pesano le minacce di Trump di imporre nuovi dazi commerciali verso la Cina e l’Unione Europea e la sua retorica aggressiva in politica estera, elementi che hanno aumentato l’incertezza sui mercati globali.
Anche l’inflazione persistente preoccupa gli investitori: i recenti dati mostrano che l’indice dei prezzi al consumo si mantiene sopra il 3% negli Stati Uniti, ben al di sopra dell’obiettivo del 2% della Federal Reserve. Per questo Jerome Powell, presidente della Fed, ha dovuto sospendere i tagli dei tassi d’interesse previsti. Questo scenario riduce la probabilità di tagli ai tassi d’interesse che avrebbero potuto favorire asset rischiosi come le criptovalute. Come se non bastasse, un recente attacco informatico all’exchange Bybit, una delle maggiori piattaforme dove si comprano e vendono criptovalute, ha peggiorato la situazione.
Gli investitori, spaventati dall’andamento negativo della moneta digitale, hanno liquidato circa 2 miliardi di dollari di posizioni rialziste negli ultimi tre giorni. In parole semplici, chi aveva scommesso sull’aumento del prezzo ora sta vendendo per limitare le perdite, accelerando così la discesa. Questo fenomeno è tipico quando il mercato si avvicina a quella che gli esperti chiamano “capitolazione”, il momento in cui la maggior parte degli investitori si arrende e vende in massa.
Cattive acque
Gli analisti parlano di un “sentiment ribassista” diffuso, un clima di pessimismo che si autoalimenta: più il prezzo scende, più gli investitori si convincono che continuerà a scendere. Senza un motivo convincente per tornare a comprare, molti preferiscono restare alla finestra o spostare i propri investimenti verso asset meno rischiosi. Chi aveva acquistato durante l’euforia di dicembre e gennaio si trova ora a dover decidere se vendere in perdita o resistere sperando in un recupero.
Anche altre criptovalute stanno soffrendo in modo ancora più accentuato: Ethereum e Solana sono state colpite più duramente del bitcoin, con cali rispettivamente del 5-8% solo in un giorno, come riportato da Bloomberg. Le “memecoins”, criptovalute ispirate a meme internet come Dogecoin e Shiba Inu che avevano guadagnato popolarità negli anni scorsi grazie ai tweet di Elon Musk e più recentemente con i token legati a Trump e Melania, stanno rapidamente perdendo appeal con alcune categorie come i PolitiFi token (criptovalute basate su figure politiche. come MELANIA e TRUMP) che hanno perso addirittura più del 50% del loro valore. Particolarmente emblematico è stato il caso del token “$Libra”, lanciato con l’approvazione del presidente argentino Milei, rivelatosi una vera e propria truffa con perdite milionarie per gli investitori.
Fonte : Wired