8 massaggiatori per il viso che ti regaleranno un effetto lifting naturale

I massaggiatori per il viso si stanno facendo conoscere nel mondo beauty da un paio di anni, ovvero da quando i classici roller in pietra sono stati soppiantati da dispositivi tech più evoluti che non richiedono nessuna familiarità con i massaggi facciali né una conoscenza approfondita della materia. Inoltre, offrono funzionalità finora disponibili solo nei centri professionali consentendo di ottenere risultati visibili già nelle prime settimane senza uscire di casa e di ottimizzare i costi dal momento che, una volta affrontata la spesa iniziale, si ha accesso illimitato ai trattamenti specifici previsti da ogni singolo modello. Per saperne di più abbiamo raccolto tutte le informazioni utili per orientarsi al meglio insieme ai modelli più validi sul mercato.

I benefici dei massaggiatori per il viso

Ma quali sono gli obiettivi a cui si può puntare con l’acquisto di un massaggiatore per il viso? Ovviamente la risposta varia leggermente a seconda dei modelli, ma in generale, il vantaggio principale di questi gadget sta nel stimolare la circolazione sanguigna, favorire il drenaggio linfatico, rilassare i muscoli facciali e migliorare l’elasticità della pelle. Tutte queste azioni combinate permettono di ottenere risultati estetici che, per quanto non miracolosi, sono visibili sin dalle prime settimane di trattamento, in un incarnato più sano e luminoso (sì, il famoso glow up), ma anche in un viso più tonico, più disteso e meno gonfio. In questo senso, si può lavorare anche sulle rughe di espressione, alleggerendo quelle sottili e superficiali (mentre per quelle profonde bisogna pensare a una soluzione diversa).

Tutte le tipologie

Vediamo quali sono le principali tipologie di massaggiatori per il viso, tenendo sempre in considerazione il fatto che alcuni modelli possono essere ibridi, ovvero offrire diverse tecnologie contemporaneamente:

  • A vibrazione: sono i massaggiatori per il viso più basic, quelli che hanno i prezzi più contenuti e che di fatto hanno qualcosa in comune con le famose spazzole per la pulizia della pelle che oramai sono entrate a tutto diritto nella beauty routine. A differenza di questi dispositivi però riescono ad andare più in profondità migliorando la circolazione e stimolando la tonificazione della pelle;
  • Con microcorrenti: funzionano attraverso impulsi elettrici a bassa intensità, che vengono applicati direttamente sulla pelle, generalmente sotto forma di microcorrenti impercettibili. Questi impulsi agiscono sui muscoli facciali e sui tessuti sottocutanei, stimolando una risposta biochimica nelle cellule chiamata cinetica bioelettrica;
  • Con tecnologia led: la combinazione di massaggio e luce led è una delle tecnologie più avanzate nel panorama della skincare, grazie alla sua capacità di sfruttare la biofotodinamica per stimolare processi biologici nelle cellule della pelle. La luce rossa stimola la produzione di collagene e tonifica la pelle, mentre la luce blu combatte l’acne e riduce l’infiammazione. Se unita a un massaggio, questa tecnologia può aumentare l’efficacia complessiva e donare una pelle più sana, luminosa e giovane;
  • A calore: il massaggio a calore è una funzione che sfrutta l’energia termica per migliorare l’efficacia del trattamento sulla pelle. I dispositivi che integrano questa tecnologia sono progettati per scaldarsi in modo controllato e sicuro, creando una temperatura che stimola la circolazione sanguigna, apre i pori e aumenta l’assorbimento dei prodotti cosmetici applicati.

I migliori secondo Wired

Abbiamo scelto i modelli più efficaci tra quelli sulla piazza, scartando a priori tutte le soluzioni che promettono di raggiungere risultati professionali senza il supporto di una tecnologia adeguata e puntando invece sulle produzioni più consolidate di brand che si sono fatti strada in questo settore con serietà e affidabilità. Per quanto riguarda il budget, si va dai 40 ai 600 euro, passando ovviamente tra diverse opzioni che stanno nel mezzo con un buon compromesso tra qualità e prezzo.


Fonte : Wired