Come promesso dalla presidente Ursula von der Leyen, la Commissione europea ha lanciato un primo pacchetto Omnibus, volto a semplificare alcuni provvedimenti legislativi da poco approvati. Si tratta di una versione moderata del “Doge” di Elon Musk, che non porterà a migliaia di licenziamenti pubblici ma che dovrebbe ridurre e alleggerire il carico burocratico generato dalle direttive europee per le imprese.
‘Vittime’ di questo intervento saranno anche diversi progetti climatici, anche per dare un po’ di respiro alle imprese, che devono affrontare la feroce concorrenza di Stati Uniti e Cina. L’Europa dimostra di “saper riformare”, anche se “senza una motosega, ma con uomini e donne competenti che ascoltano gli attori economici”, ha dichiarato il vicepresidente Stéphane Séjourné, facendo riferimento al regalo di Javier Milei a Elon Musk durante la convention dei conservatori statunitensi.
Gli interventi
L’esecutivo europeo stabilisce il rinvio di un anno e la revisione del “diritto di vigilanza” imposto ai produttori (direttiva sulla due diligence di sostenibilità Csddd), ovvero l’obbligo per le aziende di certificare l’adozione di controlli adeguati per evitare violazioni dei diritti umani e danni ambientali lungo tutta la catena di approvvigionamento e del valore, compresi fornitori e subappaltatori. L’obiettivo è concedere alle imprese più tempo per adeguarsi.
Sul fronte dei controlli, si prevede che le verifiche obbligatorie possano avvenire ogni cinque anni anziché annualmente, concentrando la due diligence soprattutto sui fornitori di primo livello, ossia i partner diretti e più prossimi lungo la catena del valore. La Commissione propone inoltre di eliminare il tetto minimo per le sanzioni (attualmente fissato al 5% del fatturato, un notevole deterrente per gli investitori), mantenendo però la possibilità per gli Stati membri di comminare multe proporzionate alla gravità delle infrazioni.
Si interviene poi sulla Csrd, la direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese: l’esecutivo Ue propone di ridurre drasticamente il numero di aziende coinvolte, limitando l’obbligo di reporting alle realtà con oltre mille dipendenti. Secondo la Commissione, questa scelta consentirà di sgravare circa l’80% delle imprese inizialmente incluse.
È previsto anche un regime semplificato per le Pmi, che potranno aderire a standard di rendicontazione volontari e rifiutare richieste eccessive da parte di aziende di maggiori dimensioni, oltre a un margine di due anni per negoziare la revisione dell’intero quadro normativo.
Sul versante della “tassonomia verde”, che definisce quali progetti siano meritevoli di fondi e sgravi per la decarbonizzazione, l’esecutivo Ue opta per la semplificazione e promette di ridurre del 70% i template (modelli standard) di rendicontazione, potenziando il principio di proporzionalità, grazie al quale le imprese potranno omettere informazioni non essenziali.
Le critiche
Critiche sono arrivate da diverse Ong ambientaliste, che hanno protestato contro la proposta. “È pura follia. Cambiare rotta ora significherebbe penalizzare gravemente le grandi aziende che si sono impegnate per lo sviluppo sostenibile e hanno iniziato a investire denaro e risorse per conformarsi alla legislazione”, ha affermato Amandine Van Den Berghe, dell’Ong ClientEarth.
Dal canto suo, la Commissione ha garantito di non avere alcuna intenzione di mettere in discussione la lotta al cambiamento climatico né la sua ambizione di raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050. “I nostri obiettivi climatici e sociali rimangono invariati”, ha assicurato von der Leyen in un discorso agli industriali riuniti ad Anversa.
Fonte : Today