Marianne Mirage e l’album Teatro: “Guardare lo stesso cielo avvicina gli esseri umani”

Teatro è un disco di poesia e verità: vivo, intimo e immediato, in cui la musica diventa una via d’accesso privilegiata al mondo interiore, grazie alla voce di Marianne Mirage, al tempo stesso sensuale e pervasiva, e agli arrangiamenti essenziali che mettono in risalto la forza evocativa delle parole.  Ogni brano si trasforma in un’esperienza intensa e tangibile, fondendo realtà e immaginazione in un gioco raffinato di tempo, spazio e identità, capace di stimolare riflessione e cambiamento: con Teatro, Marianne Mirage crea una dimensione rituale, una comunità temporanea dove le tensioni emotive si dissolvono in un sollievo condiviso. Un’esperienza unica, capace di rimanere impressa come legame silenzioso tra l’artista e il suo pubblico. Il 23 marzo da Roma parte il tour  che accompagna il viaggio di Marianne, all’anagrafe Giovanna Gardelli, a teatro.

Giovanna partiamo dalla storia di Teatro: è un album di forte interiorità, dove anche i riferimenti alla Natura sono intimi. Come è nato?

Ha avuto uno sviluppo lungo, non credevo di avere in mano un disco, poi ho constatato che tutte le canzoni parlavano dell’animo umano e nel teatro convivono tragedia e comicità e dunque ci sono gli strumenti per fare crescere il personaggio e anche me stessa.

Il vento di Tramontana mi ha fatto pensare a Mary Poppins che quando cambia il vento vola altrove. Anche tu sei così? Irrequieta in senso positivo? Cedevole al cambiamento?

Sono stata irrequieta, di Mary Poppins ho la borsa piena di cose e la capacità di fare magie, ci sono affezionata a questa arte magica. La trasformazione è propedeutica, le magie sono un cambiamento dello stato umano. Infatti mi ha stupito quel vento carico di cambiamenti.

Perché hai scelto di aprire il progetto con Chiudi gli Occhi che è melanconia ma anche ricerca di amore “alla fine del fiume” dove la tristezza ti rende più bella?

Teatro nasce con quel brano perché è la canzone più potente, parla di consapevolezza ed è scomoda da raccontare. Tante ragazze mi hanno scritto di essere in una situazione di coppia difficile e la canzone gli parlava, le sosteneva anche per uscire da quella situazione scomoda. Non siamo solo uomini o donne, siamo molto di più ed essere in una situazione scomoda trasmette forza, devi reagire. Per me era un modo dolce per iniziare, ma tutto l’album è pacato. Il video, diretto da di Tommaso Ottomano, rimanda a Capuccetto Rosso che ha avuto il coraggio di raccontare la sua storia e questo coraggio ci rende libere e forti.

In Cielo parli di un mondo che gira a velocità differenti: ti inquieta oppure proprio questi tempi diversi permettono di andare oltre quel bacio che è un po’ come un addio?

Faccio fatica ad andare oltre, i tempi diversi creano una forma di incomprensione. I tempi a differenti velocità parlano anche delle diseguaglianze geografiche e di possibilità economiche e sociali. Ma tutti guardiamo lo stesso cielo e questo ci rende meno lontani.

I primi brani sono di assenza, sono liriche dove manca qualcuno. Poi con Tramontana dici che “non ho perso la speranza”. È qui che c’è la rinascita? Perché poi in Venere c’è “il cuore che si risveglia nella meraviglia”.

Sono tutti antidoti per risvegliarsi, sono due momenti grandi di assenza e di risveglio perché senza assenza non c’è alcun risveglio. È l’accorgersi di quello che manca per capire chi siamo, io stessa sono caduta prima di tirare fuori la forza: mi sono a lungo domandata se Sanremo fosse stato un insucesso: oggi mi dico che la musica non  finisce col Festival anzi da lì nasce.

Chi è oggi Venere? È quella che è nata dalle acque di Zante come ha poetizzato il Foscolo, oppure ne dai una immagine 2.0?

Quando ho scritto Venere pensavo al pianeta. Col mantello bianco ho immaginato la Venere delle campagne, una donna romagnola, perchè lì sono le mie origini, dea della primavera che pulisce il suo giadino, ho descritto una Venere più vicina al mondo popolare. Non una dea sontuosa ma più una figura rurale.

Charlie Chaplin disse che un giorno senza ridere è un giorno triste, tu canti Senza Ridere dove però dici “ho il sole ma dentro sì”: c’è sempre una salvezza interiore?

Avendo i denti storti non ho mai riso tanto, mi sono sempre imbarazzata ma di risate interiori ne ho fatte assai. In Baci poi dico “tu ridi ma non sei felice”: bisogna diffidare da chi ride troppo, io più che alla felicità punto alla serenità e questo obiettivo noi dovremmo sempre averlo presente.

“Per me la tua felicità sempre sarà la cosa più bella”: bisogna donarsi sempre oppure serve uno scambio di bellezza?

Donarsi sempre e incondizionatamente, che è la parola più bella in assoluto. Il regalo si fa al di là di quello che si ottiene in cambio, questo è il vero significato del dare: c’è chi riceve, certo, ma non deve essere uno scambio. Di conseguenza l’artista sul palco deve essere generoso, penso a Monica Vitti e Gigi Proietti.

Due Anime è un brano molto sensuale: l’orgasmo, fisico e mentale, è la fusione dell’astratto col concreto?

È quando non ci si capisce niente e si scatena la confusione che regala quel momento. È un tema poco ricercato eppure piace al genere umano, è una condizione  che tutti ricercano. Odio la pornografia ma questa è una esperienza attraverso tutti i nostri sensi.

Te ne sei mai andata senza dire goodbye?

Non si nega mai a nessuno un goodbye. Quindi mai.

Che accadrà nelle prossime settimane?

Parte da metà marzo il tour con la band, sul palco saremo quattro elementi più me. Sarà qualcosa di più intimo rispetto al disco e anche di diverso, c’è un omaggio al teatro, voglio raccontarmi in una veste energica. Quindi a teatro sarà saggio portarsi anche i fazzoletti. In più ho costumi di scena particolari. Sarà un viaggio!

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