Roberto Saviano ha deciso di raccontare la storia di Mauro Rostagno, il gionalista, sociologo e attivista nella lotta alla criminalità organizzata ucciso dalla mafia nel 1988. Una storia controversa, coraggiosa, audace di cui non si è parlato per molto tempo e che Saviano ha deciso di riprendere in mano con il suo nuovo documentario “Mauro Rostagno. L’uomo che voleva cambiare il mondo” in arrivo su Sky Documentaries alle 21.15 e in streaming su NOW il 26 febbraio 2025.
Lo ha fatto per riaccendere una luce su alcuni dei temi che gli stanno più a cuore, come la lotta alla criminalità organizzata – che a lui è costata una vita sotto scorta – e su un personaggio che ha avuto un coraggio e un impegno sociale che, prima e dopo di lui, in pochissimi sono riusciti ad avere.
Con soggetto e sceneggiatura di Roberto Saviano e Stefano Piedimonte e la regia di Giovanni Troilo, il documentario è un viaggio intorno a una figura straordinaria, capace di trasformarsi in tante vite diverse attraversando epoche e forme di lotta differenti, col suo carisma e il suo bisogno di cambiare senza però smettere di obbedire allo stesso principio guida: il costante desiderio di curare sé stesso e il mondo.
Perché è importante raccontare oggi la storia di Mauro Rostagno
“La sua è una storia piena di avventura, passione, coraggio. Tutto ciò che ha sempre ispirato la mia vita. Raccontare la sua storia, raccontare anche la sua morte significava accendere un’attenzione importante e costante sulle dinamiche di comunicazione e di potere politico. Studiandolo ho cercato di capire come si potesse trovare il suo coraggio di autenticità che è nel cambiare idea, nel gettarsi in imprese chiaramente destinate al fallimento ma il fallimento non è una categoria che gli interessava. La sua forza è nel non avere paura di essere incorente o di volere mutare”.
“Non rifarei nulla di ciò che ho fatto”
“Io assolutamente non rifarei nulla di ciò che ho fatto che mi ha portato a una vita di grandissima infelicità, anche per mia responsabilità. Non ci so stare in questa vita. Io per mantenere la posizione che mi è stata così tanto assediata io sono rimasto in una dimensione di infelicità da cui non sono riuscito a uscire”.
La recensione del documentario su Mauro Rostagno
Fonte : Today