Siri spia gli utenti? Apple sotto accusa in Francia

Conversazioni private, anche su argomenti sensibili come politica o condizione di salute, registrate attraverso l’assistente vocale di iPhone e in seguito analizzate da centinaia di operatori. Sono passati 5 anni da quando Thomas Le Bonniec ha denunciato per la prima volta quella che considera “una gigantesca violazione della privacy da parte di Apple”. La vicenda, però, è tornata di attualità in seguito a una denuncia alla Procura di Parigi da parte della ONG Ligue des droits de l’Homme.

Non solo: la notizia arriva a ridosso della risoluzione di una class action simile negli Stati Uniti, per la quale Apple ha deciso di patteggiare un risarcimento di 95 milioni di dollari. Anche se le due vicende hanno caratteristiche diverse, riaccendono i riflettori su una pratica che ha degli aspetti oggettivamente controversi.

La prima denuncia

Tutto comincia nel 2019, quando Thomas Le Bonniec ha denunciato pubblicamente il funzionamento della funzione “migliora Siri e dettatura” integrato nei sistemi Apple. Il sistema, come si legge nella descrizione della funzionalità, permetterebbe di aiutare Apple a “migliorare Siri e Dettatura condividendo le registrazioni audio e le trascrizioni delle tue interazioni con Siri, Dettatura e Traduci”.

Cosa significa nella pratica, lo ha spiegato lo stesso Le Bonniec a Wired: “Le conversazioni registrate e le trascrizioni vengono affidate a centinaia di operatori, che le controllano per verificarne la correttezza”, racconta. “In pratica, tutto ciò che dici al tuo assistente vocale o in sua presenza può essere registrato e poi ascoltato da veri esseri umani”.

Thomas ha svolto questa attività per conto di un fornitore di Apple e aveva il compito di analizzare 1300 registrazioni al giorno in lingua francese, segnalando eventuali errori attraverso un software dedicato. Quando ha lasciato il lavoro, ha deciso di rendere pubblico il “dietro le quinte” di un’attività che considerava una violazione della privacy.

I contenuti delle registrazioni comprendevano informazioni estremamente riservate, come quelle relative alla condizione di salute delle persone, delle loro opinioni politiche o attinenti alla sfera personale” spiega Thomas. “Qualcosa che nessuno vorrebbe fosse ascoltato da degli estranei”.

La segnalazione al garante per la privacy irlandese, però, non ha portato a conseguenze sul piano sanzionatorio. Unico risultato, un cambio delle condizioni di utilizzo da parte di Apple che ha adottato la politica dell’opt-in (la necessità di una specifica adesione dell’utente al programma – ndr) per l’attivazione della funzionalità. Secondo Le Bonniec e Ligue des droits de l’Homme, però, non è abbastanza. “Noi crediamo che questa pratica violasse il GDPR (il Regolamento Generale per la Protezione dei Dati – ndr) e che anche i cambiamenti introdotti non siano sufficienti per considerarla legale” spiega.  

Anonimi, ma non troppo

Al di là delle valutazioni a livello legale, lo scenario descritto da Thomas solleva alcuni temi decisamente “spinosi”. Il primo riguarda l’anonimato di chi decide di consentire la conservazione e l’analisi delle registrazioni. Anche se ogni utente è identificato con un semplice numero di serie e gli operatori non hanno modo di collegarlo direttamente a un nome, l’evaporazione dell’anonimato avviene quando si guardano i contenuti delle conservazioni.

Fonte : Wired