AGI – Dai libri di storia all’empireo dei beati. La decisione di Papa Francesco è l’ultimo, definitivo riconoscimento dell’eroismo di Salvo D’Acquisto, il carabiniere che a 23 anni non ancora compiuti sacrificò la sua vita per salvare un gruppo di civili dalla fucilazione dei nazisti.
Nato a Napoli, nel rione Antignano, il 15 ottobre 1920, primogenito di cinque figli, D’Acquisto si arruola nell’Arma a 18 anni e con l’entrata in guerra parte come volontario nella Libia italiana, restando ferito a una gamba in uno scontro a fuoco dopo alcuni mesi trascorsi al fronte. Rientrato in Italia e frequentato il corso per la promozione a vicebrigadiere, viene destinato alla Stazione carabinieri di Torre in Pietra, a una trentina di chilometri da Roma, lungo la via Aurelia.
È qui che il giovane comincia ad incrociare il suo destino, quando alcuni dei tedeschi accasermati nella vicina Palidoro mentre ispezionano delle casse di munizioni abbandonate vengono investiti dall’esplosione di un ordigno: due muoiono e altri due restano feriti. I tedeschi scartano subito l’ipotesi dell’incidente – sostenuta anche da D’Acquisto, comandante protempore della Stazione in assenza del maresciallo – minacciando una rappresaglia nel caso in cui non siano individuati i responsabili dell’attentato. Rappresaglia che si mette in moto puntuale la mattina dopo, il 23 settembre del 1943.
A caso, vengono rastrellati nella zona 22 uomini e un ragazzino di 13 anni, poi lasciato andare: il più giovane ha 18 anni, il più anziano 52. Ci sono diversi muratori, un cameriere, un netturbino, un ferroviere, un venditore ambulante, un fornaio: tutti vengono portati fuori dal paese e costretti a scavare per ore una grande fossa comune; finite le pale, c’è chi è costretto a scavare con le mani. Con loro è stato portato sul posto anche D’Acquisto.
Che resta solo quando, improvviso, arriva per gli altri l’ormai insperato ordine di rilascio: il vicebrigadiere si è accusato del presunto attentato, ottenendo in cambio che tutti gli altri abbiano salva la vita. In un primo momento i tedeschi scambiano per un carabiniere anche il giovane Angelo Amadio, e pensano di farlo restare ad assistere all’esecuzione, poi liberano anche lui: “Ci eravamo già rassegnati al nostro destino, quando il sottufficiale parlamentò con un ufficiale tedesco a mezzo dell’interprete… dopo poco fummo tutti rilasciati”, racconterà poi. D’Acquisto muore sotto il fuoco tedesco gridando “Viva l’Italia”. E il giorno dopo, a una delle donne andata a recuperare il corpo, i tedeschi confessano ammirati: “Il vostro brigadiere è morto da eroe. Impassibile anche di fronte alla morte”.
Fonte : Agi