SphereX della Nasa è pronto a partire. Nonostante i tantissimi sviluppi in questo campo, quello cosmologico continua a essere uno degli ambiti più complessi da approfondire: studiare la cosmologia significa cercare di abbracciare l’Universo su grandissime scale, sia di spazio che di tempo, risalendo all’origine di tutto 14 miliardi di anni fa. Per ottenere questi obiettivi occorrono strumenti sempre nuovi, sempre più sofisticati, in grado di mettere insieme quei piccoli pezzi che compongono il puzzle cosmico. Il prossimo di questi strumenti è SphereX, che la Nasa è ormai prossima a lanciare.
Cos’è SPHEREx
SphereX, costruito da Ball Aerospace e dal JPL della NASA, è l’acronimo del decisamente più didascalico Spectro-Photometer for the History of the Universe, Epoch of Reionization, and Ices Explorer. Come dice il nome stesso, il cuore dell’osservatorio spaziale è uno spettrofotometro, uno strumento che consente di indagare quanta luce viene emessa da una sorgente a ogni frequenza. In particolare lavorerà nel vicino infrarosso, ossia in quelle frequenze infrarosse situate appena prima del rosso nell’arcobaleno, nella fattispecie tra 0,75 e 5 micrometri. Sono frequenze estremamente utilizzate dagli astronomi, perché una moltitudine di fenomeni stellari e planetari emettono luce di questo tipo. Nell’arco di 25 mesi, SPHEREx scandaglierà l’intero cielo ogni sei mesi, creando così una mappa completa a 96 frequenze diverse. Questi dati complementeranno quelli di altre missioni in parte simili, come l’europeo Euclid che già sta scandagliando il cielo per studiare galassie lontane.
Fonte : Wired