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A tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina quattro donne, vedove di soldati morti in guerra, spiegano perché solo condizioni giuste possono garantire una pace vera e duratura. E perché, proprio per questa ragione, la decisione di Trump e Putin di escludere Zelensky dai negoziati sia molto pericolosa.
“Era il 25 marzo del 2022, un giorno che non dimenticherò mai: era il mio compleanno e mi trovavo in Polonia quando mi telefonò mia sorella, rimasta a Kiev, per dirmi che mio marito Igor era morto in guerra. Il giorno prima era stato ferito gravemente alla testa da un proiettile sparato dai russi; cercarono di operarlo, ma non ci fu niente da fare. Assistetti al suo funerale in collegamento video“. A parlare è Yulia, una donna ucraina di 38 anni originaria di Kiev ma fuggita in Polonia insieme alla figlia Margarita poche settimane dopo l’inizio dell’invasione russa. A tre anni da quel 24 febbraio 2022, Fanpage.it ha rintracciato un gruppo di vedove ucraine, mogli di soldati caduti durante il conflitto ma soprattutto cittadine che oggi, alla luce di quei sacrifici, chiedono che il loro Paese non venga abbandonato a se stesso proprio da coloro che, fino a pochi mesi fa, promettevano di esserne i principali alleati.
Oggi però i proclami di quegli “alleati” sembrano un ricordo lontano e la popolazione ucraina vive gli ultimi sviluppi come un vero e proprio tradimento. Eppure sono trascorsi solo una manciata di mesi da quando Stati Uniti ed Europa garantivano a Kiev “tutto il sostegno necessario fino alla vittoria”, e addirittura fino alla riconquista dei territori caduti in mano russa, Crimea inclusa. Le speranze che ciò potesse accadere – o che accadesse almeno in parte – sono state spazzate via definitivamente il 20 gennaio scorso, quando Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca; a poco più di un mese di distanza da quel giorno la strategia degli Stati Uniti sull’Ucraina è cambiata radicalmente. Il presidente Trump infatti si è detto pronto a stringere la mano a Vladimir Putin, ha definito l'”alleato” Zelenky un “comico mediocre e un dittatore” e per finire ha preteso 500 miliardi di dollari di risorse naturali ucraine. Si tratterebbe, secondo gli Stati Uniti, di una sorta di “risarcimento” dovuto per il sostegno ricevuto da Kiev in questi tre anni di guerra. L’Ucraina, dunque, rischia di essere divorata dagli appetiti di Mosca e Washington.
“Solo noi ucraini abbiamo il diritto di decidere del nostro destino”
Dopo aver invocato per anni una pace “giusta”, infatti, oggi agli ucraini è stata prospettata l’ipotesi più umiliante. Dopo aver sacrificato decine di migliaia di vite di militari e civili, dovrebbero accettare di perdere risorse minerarie e territori, quelli attualmente occupati da Mosca, senza neppure partecipare ai negoziati ma, al contrario, ricevendo tutti i giorni insulti proprio dalla Casa Bianca: “Ma perché Trump non cede a Putin un paio di Stati americani?”, chiede provocatoria Yulia. “La Russia ci ha aggrediti, ci siamo difesi per 11 anni. Nel 1994 cedemmo le nostre armi nucleari in cambio di garanzie di sicurezza, ma quella sicurezza oggi dov’é? Non è giusto che ci venga chiesto di cedere territori del nostro Paese. Per quei territori donne e uomini come il mio Igor hanno versato sangue, perso vita e salute. Solo noi ucraini abbiamo il diritto di decidere del nostro destino, e solo noi abbiamo il diritto di rimuovere il presidente Zelensky”.
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Yulia e Igor
“Come posso accettare che il sacrificio di mio marito sia stato vano?”
Anche Katerina pensa che una pace stipulata senza la partecipazione dell’Ucraina al tavolo dei negoziati rischierebbe di finire molto presto. Trentaquattro anni, anche lei come Yulia residente a Kiev, ricorda che la guerra è iniziata ben prima del 24 febbraio 2022. Suo marito Nikolay aveva partecipato alla rivoluzione di Maidan nel 2014 e dopo l’annessione russa della Crimea era andato a combattere nell’oblast di Lugansk. Arrestato e detenuto a Rostov, in Russia, dopo la scarcerazione era tornato a casa, salvo riprendere le armi pochi mesi dopo. “Il 27 febbraio 2022 il veicolo su cui Nikolay viaggiava nei pressi della capitale venne colpito. Gravemente ferito, mio marito subì 18 interventi chirurgici in un mese e mezzo e morì il 16 aprile. Mio marito era un patriota, combatteva per l’indipendenza dell’Ucraina. Come posso accettare che il suo sacrificio sia stato vano? Come vedova, mi è difficile accettare concessioni, accordi, compromessi riguardo i nostri territori. Troppe persone sono morte per difenderli”.
Katerina e Nikolay
“Troppi soldati stanno morendo, ma ai negoziati deve partecipare anche Zelensky”
Per quanto dolorosa, la prospettiva di dover cedere territori alla Russia in cambio della fine della guerra è invece più accettabile per Viktoria, 27 anni, dottoressa di Zhytomyr e vedova di Yuriy Prysiazhniuk. Suo marito, sergente dell’esercito ucraino, è morto a 25 anni nel tentativo di difendere l’insediamento di Biloghirka, nella regione di Kherson. In precedenza aveva partecipato ai combattimenti contro la Russia (tra il 2017 e il 2020) e il 24 febbraio 2022, quando i carri armati di Mosca avevano sfondato il confine ucraino, non aveva esitato ad imbracciare le armi tornando nell’unità militare dove aveva prestato servizio in precedenza. “Yuriy era genuino, sincero, aiutava sempre tutti. Coraggioso e intelligente, amichevole e giusto, odiava le sopraffazioni”.
Yuriy e Viktoria
A quasi tre anni dall’invasione, secondo Viktoria “troppi soldati stanno morendo”. Per questa ragione “la rinuncia ai territori occupati in cambio della fine dei combattimenti è dolorosa, ma potrebbe essere necessaria”. Ai negoziati, tuttavia, deve necessariamente partecipare la leadership ucraina: “Sono indignata che i colloqui tra Donald Trump e il presidente Putin si siano svolti senza Zelensky. Tutti e tre dovrebbero partecipare ai negoziati. Sembra invece che la Casa Bianca e il Cremlino stiano semplicemente cercando di ottenere vantaggi per loro, e non vogliano davvero migliorare la situazione al fronte. L’Ucraina – conclude – ha un grande bisogno di aiuti militari statunitensi. Grazie ad essi, i nostri militari avrebbero l’opportunità di difendersi e proteggere il loro territorio, e credo anche che ciò abbia salvato molte vite. Gli Stati Uniti non sono solo Donald Trump, e spero che anche altri cittadini possano influenzare le decisioni in quel Paese”.
“Ci stiamo difendendo, resisteremo fino alla fine”
Firmare una “pace” sulla testa degli ucraini potrebbe non essere una buona idea per Putin e Trump. I russi, infatti, rischierebbero di dover fronteggiare una lunga e sanguinosa guerriglia da parte di una popolazione, quella ucraina, molto ben armata e abituata a combattere da 11 anni contro il secondo esercito più potente del mondo. “Resisteremo“, promette Ludmila, 41 anni, vedova di Oleksii: “Ci siamo conosciuti a scuola, frequentavamo la stessa classe. Ci siamo sposati quando avevamo 23 anni e abbiamo avuto due figli, Anastasia e Nazarii. Per tutta la vita io e mio marito abbiamo lavorato duramente per costruire la casa dei nostri sogni. Ci piaceva trascorrere le serate dopo il lavoro nel nostro giardino vicino al lago. Ma tutto questo è finito a luglio del 2022”.
Ludmila e Oleksiy
Dopo l’inizio dell’invasione russa Oleksiy era stato inviato in direzione di Kherson. “È morto durante la liberazione del villaggio di Biloghirka il 26 luglio 2022. Sono sicura che le forze armate ucraine resisteranno fino alla fine, perché questa è la nostra terra e ci stiamo difendendo da un’aggressione. Spero che l’America continuerà ad aiutarci. L’Ucraina è l’unico argine a un attacco russo all’Europa, a partire dalla Polonia”.
Fonte : Fanpage