Oggi Steve Jobs avrebbe compiuto 70 anni: com’è cambiata Apple dalla morte del fondatore

Il 24 agosto 2011 Tim Cook ha raccolto il testimone di Steve Jobs, diventando ceo del colosso di Cupertino. Ma con un approccio e uno stile diversi

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L’ultimo messaggio per i suoi colleghi, i dipendenti e per i clienti di Apple – di cui fu il co-fondatore – fu inviato pubblicamente da Steve Jobs il 24 agosto 2011, a meno di tre mesi dalla sua morte avvenuta il 5 ottobre 2011. Con una breve lettera annunciò al mondo di aver lasciato il proprio incarico di amministratore delegato della società: “Ho sempre detto che se fosse mai arrivato il giorno in cui io non fossi stato più in grado di rispettare i miei obblighi e le aspettative come CEO di Apple, sarei stato il primo a farvelo sapere. Sfortunatamente quel giorno è arrivato”, scrisse. Il controllo della società che ha rivoluzionato il mondo della tecnologia, quel giorno passò in mano a Tim Cook: entrò in Apple nel 1998, assunto da Steve Jobs, dopo un’esperienza di sei mesi alla Compaq come vice-presidente per i materiali aziendali. Inizialmente ricevette l’incarico di sistemare la divisione manifattura e distribuzione. Accettò il testimone da Jobs “non per fare quello che avrebbe fatto Steve Jobs, ma per fare quello che sarebbe stato giusto per Apple”. Classe 1960, filantropo e ingegnere statunitense, da quel 24 agosto 2011 Cook è ancora amministratore delegato del colosso della mela.

Tim Cook alla guida di Apple

Dopo l’incarico come di Ceo di Apple, Forbes definisce Cook il 19esimo uomo più potente del pianeta, mentre il Time, nel 2012, lo include nella sua lista delle 100 persone più influenti al mondo. Due anni dopo diventa il primo Ceo di una società Fortune 500 (la lista che contiene le 500 maggiori imprese societarie statunitensi) a fare coming out. Apple, a distanza di nove anni dalla nomina di Cook, ha raggiunto una capitalizzazione di mercato di duemila miliardi di dollari, diventando ufficialmente la prima società americana a tagliare questo traguardo. Il colosso di Cupertino raddoppia il suo valore in poco più di due anni, arrivando a superare sia Microsoft che Amazon, che valevano circa 400 miliardi in meno di Apple. Nell’agosto del 2020 Cook, secondo le stime del Bloomberg Billionaires Index, entra  nel club dei miliardari grazie al vertiginoso aumento del prezzo delle azioni dell’azienda tecnologica della Silicon-Valley. Una crescita esponenziale del valore di mercato.

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Il post Jobs

Nell’ottobre 2012 Cook apporta importanti modifiche al team esecutivo di Apple. Tra i vari cambiamenti, Scott Forstall rassegna le dimissioni come vicepresidente senior di iOS per consigliere dell’ad di Apple fino al 2013, anno in cui lascia l’azienda. Cambiamenti esecutivi che avvennero dopo il terzo trimestre dell’anno fiscale, quando ricavi e profitti sono cresciuti meno del previsto. Si vociferò che Forstall fu costretto a dimettersi, in quanto Cook aveva “deciso di lanciare l’ebollizione mentre la politica interna e il dissenso hanno raggiunto un tono chiave”, disse un giornalsta.
Il 28 febbraio 2014, Cook fece notizia quando sfidò gli azionisti a “uscire dallo stock” se non condividevano le opinioni dell’azienda sulla sostenibilità e sui cambiamenti climatici. A maggio 2016, Cook andò in Cina per incontrarsi con i funzionari governativi dopo la chiusura dell’iTunes Store online e dell’Apple Books da parte del governo cinese.

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Un leader più defilato

Molto più defilato rispetto a Jobs, in pochi anni, Tim Cook è diventato un paladino della privacy, dell’inclusione (si dice “orgoglioso di essere gay” e sostiene i diritti LGBT+) e dell’ambiente, trasformando la strategia dell’azienda che dirige. Oltre a rivoluzionare la struttura dell’azienda, Cook ha negoziato accordi commerciali con Pechino per conquistare anche i consumatori cinesi. Da quando nel 2011 è diventato ceo di Apple ha mostrato che preferiva una guida più corale rispetto a Jobs, delegando e lasciando grande spazio ai collaboratori. Più dietro le quinte, meno showman anche durante gli eventi pubblici. Non ama mettersi in mostra: ai discorsi sul palco preferisce video registrati. 

L’intelligenza artificiale

Negli anni, Cook ha portato all’azienda la sua visione, che oggi ha al centro la realtà aumentata. Nel 2024, alla Conferenza degli sviluppatori di Cuperino ha lanciato ufficialmente l’IA dell’azienda: “Ecco il nostro prossimo grande passo, la Apple Intelligence”, spiegando che “l’Intelligenza artificiale deve riflettere i nostri principi: essere potente, intuitiva, integrata ai nostri prodotti, calata nel contesto personale e costruita per mantenere la privacy”.
Alla fine del 2024 in un’intervista rilasciata a Wired ha toccato temi come il ruolo di Apple nell’intelligenza artificiale e il futuro degli Apple Glasses, gli occhiali dalla realtà aumentata, dove ha negato negato le voci su una possibile collaborazione con OpenAI: “Non c’è nulla di vero in tutto ciò. Non è nel nostro stile investire in altre aziende”, ha dichiarato.
A gennaio 2025 Apple ha dichiarato di aver scelto non allinearsi alle altre big tech – da Amazon a Meta – respingendo la proposta di eliminare i suoi programmi di diversità, equità e inclusione sponsorizzata dal centro nazionale per la ricerca sulle politiche pubbliche.

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Fonte : Sky Tg24