Era attesa ed è arrivata. Dopo il summit in Arabia Saudita tra russi e statunitensi per negoziare la fine della guerra in Ucraina dal Cremlino era trapelata la notizia che il presidente russo Vladimir Putin avrebbe informato il suo omologo e amico cinese Xi Jinping sui risultati dell’incontro a Riad. E così, nel giorno che segna il terzo anniversario dell’inizio dell’invasione russa in Ucraina, Putin ha alzato il telefono per chiamare Xi. Si tratta del secondo confronto tra i due leader avvenuto in poco più di un mese, dopo la video chiamata dello scorso 21 gennaio.
Xi e Putin si sono parlati subito dopo l’inizio della nuova presidenza degli Usa
Cina e Russia sono “veri amici” che “si sostengono a vicenda”, ha detto il presidente cinese citato dai media statali di Pechino. Xi ha elogiato gli sforzi positivi della Russia e del suo leader per disinnescare la crisi ucraina, in un processo in cui Pechino vuole svolgere “un ruolo costruttivo”, secondo i suoi rappresentanti, mantenendo la comunicazione “con tutte le parti coinvolte”. Il presidente Xi ha ricordato al leader del Cremlino che lo scorso settembre Cina, Brasile e alcuni Paesi del Sud globale “hanno fondato congiuntamente il gruppo ‘Amici della Pace’ sulla crisi ucraina per creare un’atmosfera e accumulare le condizioni per promuovere una soluzione politica alla crisi”. Nel resoconto della CCTV, Putin ha condiviso con Xi Jinping la posizione della Russia sulla crisi ucraina, sottolineando l’impegno di Mosca a risolvere le cause profonde del conflitto e a perseguire un piano di pace duraturo.
Perché Putin ha chiamato Xi
La conversazione tra i due leader trasmette un messaggio chiaro: la relazione tra Cina e Russia – come sottolineato dall’ufficio di presidenza russo – è “strategica, non è soggetta a influenze esterne e non è rivolta contro nessuno”. In risposta, Xi Jinping ha affermato che le relazioni bilaterali “proseguiranno senza problemi, nonostante i cambiamenti nella situazione internazionale”. Un avvertimento velato a Washington: il tentativo di dividere Pechino e Mosca sembra destinato a rimanere solo un’illusione. Al contempo, potrebbe anche rappresentare un richiamo sottile di Pechino al Cremlino, affinché non si allontani dal percorso intrapreso negli ultimi anni e non ceda alle lusinghe della Casa Bianca. La discussione tra i due leader dimostra come il disgelo tra Mosca e Washington non comporti un distacco immediato di Putin dall’abbraccio di Xi. Pechino e Mosca, infatti, sono legate dalla volontà di affermare un modello di governance globale alternativo a quello delle democrazie liberali, oltre che dalla crescente dipendenza economica della Russia nei confronti della Cina. A conferma della solida amicizia tra i due paesi, lo scorso mese i presidenti cinese e russo hanno ribadito l’intenzione di rafforzare ulteriormente i legami, basandosi su una dichiarazione firmata poco prima dell’invasione dell’Ucraina, in cui si affermava che non c’erano “limiti” alla cooperazione sino-russa. Un’alleanza strategica, economica e diplomatica che vede entrambi i leader opporsi all’influenza occidentale e impegnati a promuovere una visione multipolare del sistema internazionale.
Se la pace di Trump in Ucraina passa dalla Cina
Pechino si è rifiutata di condannare Mosca per il suo ruolo nella guerra, mantenendo una narrazione strategicamente costruita sulla neutralità. Una posizione, questa, che ha messo a dura prova i suoi legami con l’Europa e gli Stati Uniti. Nonostante si sia presentata come neutrale nel conflitto in Ucraina, la Cina è diventata uno degli alleati più importanti per il Cremlino, suscitando le critiche dei funzionari occidentali per aver fornito materiali e tecnologie vitali per il proseguimento della guerra russa.
Fonte : Today