Stories, Jasmine Trinca ospite di Sky TG24 lunedì 24 febbraio

È Jasmine Trinca la protagonista della nuova puntata di “Stories”, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Francesco Venuto, l’attrice e regista si racconta in “Jasmine Trinca – Volevo fare l’archeologa”. In onda lunedì 24 febbraio alle 21:00 su Sky TG24, sabato 1° marzo alle 12:00 su Sky Arte e sempre disponibile On Demand.

Dal 28 febbraio nei panni di Leonora, la madre superiora che prende sotto la sua protezione la giovane Modesta ne L’arte della gioia, la serie Sky Original diretta da Valeria Golino. Liberamente tratta dall’omonimo romanzo di culto di Goliarda Sapienza, la serie è stata presentata in anteprima mondiale al Festival di Cannes e sarà disponibile su Sky e in streaming su NOW. “L’arte della gioia” è un racconto di formazione e di deformazione, perché la cosa molto interessante di questa storia è come, improvvisamente, davanti agli occhi, abbiamo un’eroina che in apparenza non ha nulla di eroico. Una ragazza ‘modesta’ nel nome e, poi vedremo, per niente nell’attitudine, che attraversa nel corso degli anni non soltanto la storia, quella grande, ma mille avventure, con una sola grande ambizione che è quella di essere felice” ha spiegato. “Si racconta il desiderio di una giovane ragazza, il desiderio verso una nuova condizione sociale, il desiderio erotico e sessuale, l’ambizione di essere libera, senza saperlo”.

La storia di Jasmine Trinca, che si dice pronta a girare una serie su tutto ciò che ha vissuto con i suoi cari, inizia a Roma “in un rione molto popolare (adesso un po’ più in voga, attraversato da nuove spinte), un rione che si chiama Testaccio, dove c’era l’antico mattatoio di Roma, e la mia famiglia è una famiglia del mercato. Quindi in origine non ho nulla a che fare con quell’aspetto lì di eredità artistica, zero di zero, ma sono cresciuta soprattutto con la mia mamma e quindi direi che sono venuta su un po’ strana anche grazie a lei”. Continuando sulla sua vita, parlando del suo esordio nel mondo del cinema e da dove sia iniziata la sua carriera, ha detto che “non ho mai voluto fare l’attrice, non ho mai avuto quel sogno, quell’ambizione, anche se avevo fatto delle recite a scuola. Andavo al liceo classico Virgilio di Roma e venivano spesso a cercare dei ragazzi per fare dei film, e quando si cercano attori non professionisti si fa quello che si chiama street-casting, e io non mi sono mai presentata a questi provini perché giustamente io volevo fare l’archeologa nella vita”. La prima svolta è arrivata in seguito ad un incontro con Nanni Moretti: “Passa una circolare che sarebbe venuto Nanni Moretti. Per la curiosità di conoscerlo sono andata, ma si è presentata tutta la scuola. A un certo punto del pomeriggio, mentre ero in coda con tutti quanti, mi son detta che cominciava ad essere un po’ tardi e sarei dovuta rientrare per studiare, poi però mi son detta che se me ne fossi andata in quel momento, non avrei mai saputo come sarebbe andata quella storia, e sono rimasta”. Eppure, la vera presa di coscienza di quello che sarebbe diventata arriva solo più tardi, una volta incontrato un altro grande del cinema come Marco Tullio Giordana: “Io dopo ‘La stanza del figlio’ torno all’università, torno a fare archeologia e lettere classiche perché volevo fare quello e quindi per due o tre anni non ho più lavorato, non ho fatto più incontri o provini, perché pensavo che quella fosse un’esperienza chiusa. Fino a quando non ho incontrato Marco Tullio Giordana. Quello è stato un momento in cui ho cominciato non dico a sviluppare consapevolezza, ma cominciavano ad esserci dei passi considerevoli, almeno per me, per quello che sarebbe stato il mio percorso”. Sul rapporto con Valeria Golino, regista de ‘L’arte della gioia’, ha invece dichiarato: “A me piace davvero tanto la Golino. Con un po’ di pudore, posso dire che penso che sia veramente la mia regista. Quando si entra negli occhi di Valeria si diventa ancora qualcosa di più”. In merito al suo esordio alla regia con ‘‘Marcel!’’, altra grande tappa della sua carriera, indicata da lei stessa come tentativo di far pace con il passato e una sorta di movimento riconciliatorio, ha rivelato: “Volevo fare una commedia che fosse un mio romanzo di formazione ed è venuto fuori un film che penso abbia molte stranezze, che un po’ mi rappresentano, ma che di fondo ha un’altra cosa alla quale facevo riferimento prima, una forma di sincerità, appartenenza, quello che chiameresti veramente il primo film, il primo modo di provare a dire qualcosa, le prime parole che provi a pronunciare”. Nella lunga intervista c’è spazio anche per il racconto personale, con la gestione delle critiche, del dolore e delle paure. “Intanto io ascolto sempre le critiche, non mi interessa leggere ovunque commenti, ma mi piace ascoltare. Mi interessa lo scambio e il dialogo, dato che penso che né noi né le nostre opere esistano solo per noi stessi”. Tra le battaglie personali più importanti c’è invece quella per il movimento ‘MeToo’, per il quale “non è stato fatto abbastanza, a partire da una responsabilità che ritengo personale, cioè di non essere riuscite tutte ad avere una tenuta politica forte. Su alcuni aspetti siamo rimasti di nuovo dove eravamo, ma penso che sia cambiato qualcosa, non necessariamente grazie a quello che è avvenuto qui, ma grazie ad un’ondata mondiale, però penso anche che la voglia di provare a dire qualcosa di diverso resista. Il sistema di violenze fisiche e verbale non penso sia finito o cambiato, ma penso sia una questione di potere. Non mi piace vedere una singola persona e pensare che il problema sia quella singola persona. È un problema culturale”. La più grande paura? “La perdita di integrità, che ritengo essere il valore più importante per me, cioè le cose in cui credo”. Sul tema del dolore e sul come conviverci, ha invece affermato che sia qualcosa che “metti in spalla e vai, poi dipende veramente da che mezzi si hanno. Io quando non avevo mezzi il dolore me lo son caricata, quando ho avuto mezzi il dolore ho provato a elaborarlo”. In conclusione, ha annunciato: “Mi piacerebbe fare un altro film da regista, ma serve del tempo per mettere insieme le cose”.Dal 28 febbraio nei panni di Leonora, la madre superiora che prende sotto la sua protezione la giovane Modesta ne L’arte della gioia, la serie Sky Original diretta da Valeria Golino. Liberamente tratta dall’omonimo romanzo di culto di Goliarda Sapienza, la serie è stata presentata in anteprima mondiale al Festival di Cannes e sarà disponibile su Sky e in streaming su NOW. “L’arte della gioia” è un racconto di formazione e di deformazione, perché la cosa molto interessante di questa storia è come, improvvisamente, davanti agli occhi, abbiamo un’eroina che in apparenza non ha nulla di eroico. Una ragazza ‘modesta’ nel nome e, poi vedremo, per niente nell’attitudine, che attraversa nel corso degli anni non soltanto la storia, quella grande, ma mille avventure, con una sola grande ambizione che è quella di essere felice” ha spiegato. “Si racconta il desiderio di una giovane ragazza, il desiderio verso una nuova condizione sociale, il desiderio erotico e sessuale, l’ambizione di essere libera, senza saperlo”.

Fonte : Sky Tg24