Courmayeur Design Weekend, la creatività in alta quota

“L’imprevisto nella vita è molto importante, e in questo caso anche nella cultura del progetto”, ci racconta, Paola Silva Coronel, ideatrice e art director di Courmayeur Design Weekend. “Siamo in un’epoca in cui cerchiamo di pianificare tutto e organizzare le nostre vite e forse stiamo un po’ perdendo l’opportunità di lasciarci sorprendere da qualcosa di inaspettato che comunque sia accade indipendentemente dalla nostra volontà. Per quanto si possa pianificare, l’inaspettato avviene. Gli americani la chiamano serendipity e sono convinta che sia anche una bellissima occasione per far succedere qualcosa di bello nella propria vita”.

Bello come le direzioni impreviste rappresentate dalle diverse installazioni che uniscono neve, ghiaccio e creatività e che da mattina a sera ci accompagnano nel racconto di questa nuova edizione della manifestazione realizzata in partnership con Courmayeur Mont Blanc e organizzata grazie al patrocinio dell’Associazione per il Disegno Industriale, di Fondazione Altagamma, dell’Ordine degli Architetti e alla collaborazione di Courmayeur Mont Blanc Funivie e Skyway Monte Bianco.

Mostre, talk, installazioni , progetti firmati da design affermati o stelle nascenti. Quattro giorni per respirare la cultura del progetto, declinata appunto nelle sue rappresentazioni più inaspettate.

Alberto Meda al “Talk on Top”

Keynote speaker 2025 Alberto Meda. Ingegnere, industrial designer, vincitore di premi tra cui 6 Compasso d’Oro, 6 Red Dot e Designer of the Year 1999, oltre che curatore e protagonista di diverse mostre, da Tokyo al MoMA di New York fino alla Triennale di Milano, è stato protagonista dello speech “Talk on Top” nel teatro del Pavillon di Skyway Monte Bianco raccontando la sua personale direzione imprevista.

Le  caffettiere disegnate dai maestri al Caffè della Posta

Si parte con un buon caffè nel magnifico Caffè della Posta, al cui interno c’è una piccola mostra. Una chicca perché si tratta della collezione privata di Giulio Iacchetti: le  caffettiere disegnate dai maestri.

La caffettiera è la prima macchina sofisticata che ho incontrato nella casa dove sono nato”, ci spiega Giulio Iacchetti. “Quindi mi sono confrontato con questo piccolo modello di ingegneria che riesce a fare una cosa magica, cioè produrre caffè dall’estrazione del caffè in polvere in un modo fantastico che coinvolge non solo il tatto ma anche l’olfatto e l’udito. Il suono del caffè che sale è nelle case italiane un segno inconfondibile per avvicinarsi al tavolo”.

C’è la Vesuvio di Gaetano Pesce, c’è la caffettiera di Ettore Sottsass, la cupola di Aldo Rossi e la famosissima Moka Bialetti, c’è la 9090, c’è la Ossidiana di Mario Trimarchi. Oggetti di uso quotidiano, certo, ma in realtà vere e proprie forme architettoniche.

 

“Questa piccola collezione nasce dall’estro degli architetti non solo italiani ma anche internazionali che si sono cimentati con il tema della caffettiera. La cosa sorprendente è che, dato l’incarico per un oggetto che ha delle indicazioni precise in termini di misura, di contenimento del liquido, etc., ognuno si è espresso in maniera totalmente differente. Questa per me è la magia del design. Non è una collezione amatoriale, queste caffettiere sono i miei libri di studio”.

“Continuiamo ad andare in bianco”

E poi c’è la mostra firmata da Giulio Iacchetti e Giulio Cappellini, sequel di “50 sfumature di bianco” andata in scena per il Design Weekend di Ostuni lo scorso giugno.

“È un omaggio alla città di Courmayeur e alla sua neve”, ci racconta Giulio Cappellini. “Quando si pensa a Courmayeur, all’inverno e alla neve il colore principe è il bianco. Devo dire che comunque il design è nato bianco o nero, per cui il bianco è anche un colore del design soprattutto perché è un colore neutro e permette di enfatizzare le forme, che poi a seconda delle diverse palette di colore cambia completamente la sua espressione”.

La mostra ripercorre con ironia la storia del design in versione rigorosamente bianca.

“Sono oggetti iconici e oggetti di uso quotidiano, oggetti nati ieri e oggetti nati 50, 60, 80 anni fa, proprio per portare un messaggio al pubblico, che il vero oggetto di design è un oggetto senza tempo ed è un oggetto che amiamo possedere”, ci spiega Giulio Cappellini.

Sliding Circus

Nella piazza centrale di Courmayeur Abbé Henry erano invece esposte le slitte d’autore, idea di Michele Rossi di PARK Associati e Gino Garbellini di PIUARCH. Slitte decorate da un piccolo e selezionato gruppo di archistar e battute poi in un’asta benefica a favore dei progetti di Soroptimist, organizzazione mondiale nata negli Stati Uniti nel 1921 e oggi attiva in tutto il mondo in difesa dei diritti delle donne e della parità di genere.

Aritmia

Nella Chiesa Valdese un’installazione realizzata dal duo Mario Trimarchi e Cristian Catania riproduce un percorso al buio in cui battiti di luce e di suoni hanno accolto i visitatori nel piccolo quanto suggestivo spazio espositivo.

L’idea era non solo di offrire un evento temporaneo emozionale e multi sensoriale, ma anche far capire che Courmayeur Design Weekend è una manifestazione temporanea con uno sguardo al futuro capace cioè di lasciare qualcosa di permanente alla città. “Visto che mi occupo di accessibilità e che quesa chiesa è usata come spazio espositivo”, ha detto Cristian Catania, “ho pensato che rendere questa chiesa fruibile a tutti sarebbe stato un segno significativo e un utile regalo alla città”.

“Di lì e di là”

In Piazza Brocherel abbiamo visitato l’installazione “Di lì e di là” disegnata dal britannico Nicholas Bewick, Art Director for Architecture nello studio di Michele De Lucchi, e dedicata ad accogliere la moltitudine di frecce ideate e decorate per il progetto collettivo “Dis Quois”. Come suggerisce il titolo dell’iniziativa – un gioco di suoni e parole tra il significato francese (senti un po’) e la pronuncia italiana (di qua) – è una raccolta di indicazioni, o meglio di “direzioni impreviste”.

Alice’s Flowers

Dai piedi alla vetta del Monte Bianco. Grazie alla cabinovia Skyway Monte Bianco siamo saliti a 3.466 metri di altezza per scoprire la special edition Save The Glacier di Tiziano Guardini e Luigi Ciuffreda. Dal cuscino con la forma di un fiore e con un ricamo che ne racconta le emozioni, studiato per creare un avvolgente e versatile accessorio dedicato alle sedute Kartell, nasce la capsule dedicata alla salvaguardia dei ghiacciai. Per questa edizione speciale, infatti, i materiali provengono dall’innovativo e consapevole progetto “Glacial Threads: From Forests to Future Textiles” che utilizza la cellulosa rigenerata per proteggere i ghiacciai e incoraggiare pratiche di sostenibilità e circolarità.

Fonte : Sky Tg24