Se lo smartphone isola, la tv unisce: almeno secondo una ricerca sul co-viewing condotta da Netflix e Ce.R.T.A. (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi dell’Università Cattolica di Milano). Lo studio rivela come la visione condivisa di contenuti audiovisivi sia una pratica comune nelle famiglie italiane e ne approfondisce dinamiche e implicazioni.
Tutti insieme in salotto
Netflix è in Italia da dieci anni, e ha aperto la strada a una rivoluzione nel mondo della tv, rendendo l’offerta più ampia, più varia, disponibile in ogni luogo e in ogni momento. “Oggi è possibile personalizzare la fruizione su diversi schermi come mai prima”, spiega Tinny Andreatta, vicepresidente per i contenuti italiani di Netflix. “Ci siamo chiesti come le famiglie guardano la tv in streaming: insieme o ciascuno per conto suo?”. La ricerca, che si chiama molto opportunamente TVgether, è stata illustrata da Anna Sfardini, responsabile ricerche di Ce.R.T.A., con ospiti creator come Alice Mangione e Gianmarco Pozzoli (The Pozzolis Family) e Carlo Tumino e Christian De Florio (Papà per Scelta), che hanno illustrato la loro esperienza sulla visione condivisa.
“In Italia – osserva Sfardini – ci sono 120 milioni di schermi, di cui le tv sono circa 42,5 milioni, e poco più della metà sono tv connesse. Il co-viewing è trainato dalle smart tv, che hanno riportato il salotto a luogo primario per l’intrattenimento condiviso”. Secondo la ricerca, l’82% degli adulti e il 90% dei ragazzi considera la visione condivisa un’occasione di divertimento e condivisione di momenti spensierati; il 79% degli adulti e l’85% dei ragazzi ritiene che favorisca la complicità e la condivisione di emozioni; il 75% degli adulti e l’88% dei ragazzi sostiene che stimoli il dialogo e lo scambio di opinioni.
Generazioni a confronto
Per ragazzi si intendono i figli fino a 17 anni. Ma è interessante vedere come cambiano le dinamiche all’interno della famiglia a seconda dell’età: “Da piccoli non volevamo che i bambini guardassero la tv perché era un’esperienza anestetizzante. Ma quando crescono è l’occasione per scegliere insieme cosa vedere”, commenta Alice Mangione. “A volte sono i figli a trovare un film o una serie e chiedere ai genitori di vederli insieme, altre siamo noi ad aver voglia di rivedere qualcosa che ci era piaciuto anni fa”. C’è una parola anche per questo: retrowatching. E non è solo nostalgia, ma anche motivo di discussione: “Rivedere vecchi film e serie tv diventa l’occasione per analizzare una sensibilità diversa, nel senso che cose oggi considerate come inopportune una volta erano normali, e i nostri figli colgono questa differenza, fanno domande sul perché di una scena o una frase”, osserva il merito Gianmarco Pozzoli.
Come afferma Andreatta, “il co-viewing non è solo un modo per accedere ai contenuti, ma un’esperienza che unisce generazioni e crea momenti di connessione e conversazione autentica”. Così le famiglie si soffermano a parlare di argomenti importanti, dall’identità di genere al bullismo, dal rispetto delle regole al cambiamento climatico. “Il co-viewing non è solo divertimento, ma può essere l’occasione per avviare discussioni che altrimenti non si affronterebbero”, secondo Sfardini. “È fondamentale avere contenuti che affrontano certe tematiche e lo fanno con un registro che abbraccia la diversità”, commenta Carlo Tumino. “Ci sono ad esempio pochissimi contenuti che rappresentano famiglie omogenitoriali, ma in compenso c’è una pluralità di offerta che consente di affrontare certi temi. E quindi nei nostri figli può nascere la spinta a porre e porsi delle domande”.
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La tv come specchio
Vedere insieme un film o serie tv, come spiega l’altro Papà per Scelta, Christian De Florio, è anche un’opportunità per scavare e nella personalità dei bambini: “Osserviamo le reazioni dei nostri figli rispetto a certi temi e certe immagini, così li conosciamo meglio, conosciamo i loro desideri e i loro interessi”. Le famiglie interpellate dal Ce.R.T.A. passano circa 8 ore la settimana insieme davanti alla televisione: lo schermo diventa quindi uno specchio dove riconoscersi, ed è tanto più fedele quanto più la scelta dei contenuti è libera e personale. “Il catalogo di contenuti unici di Netflix è enorme, un mosaico ricchissimo con tante tipologie di racconto per i diversi bisogni delle persone e i diversi momenti della giornata”, osserva Andreatta. “In film, serie tv, documentari, reality, intrattenimento siamo sempre attenti a creare racconti rilevanti in cui le persone possano identificarsi”.
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Fonte : Repubblica