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Il bambino friulano di 9 anni morto in Egitto all’inizio di gennaio non ha perso la vita per un tumore al cervello, come indicato dai medici del posto, bensì a causa di un’emorragia provocata dalla rottura di un aneurisma cerebrale. È quanto emerso dall’autopsia eseguita a Udine. Cosa sono gli aneurismi al cervello e quali sono i sintomi.
Emorragia provocata da un aneurisma cerebrale. È stata questa la causa della morte del piccolo Mattia Cossettini, il bambino friulano di 9 anni deceduto il 6 gennaio scorso in Egitto, mentre era in vacanza a Marsa Alam sul Mar Rosso con i suoi genitori. Come specificato dall’ANSA, si tratta del responso dell’autopsia effettuata dai medici dell’Azienda Sanitaria Universitaria del Friuli Centrale di Udine. È un risultato che stupisce perché diverge sostanzialmente da quanto emerso dall’esame autoptico condotto nel Paese nordafricano, subito dopo il decesso del bimbo; i medici egiziani, infatti, avevano indicato tra le cause della morte le complicazioni legate a un tumore al cervello non diagnosticato e a una polmonite batterica. Ma nulla di tutto questo è stato riscontrato dai medici italiani, che hanno invece circoscritto le responsabilità alla rottura di un aneurisma nel cervello. Sin dapprincipio la famiglia del bambino era stata molto scettica sui risultati del referto egiziano, alla luce del fatto che Mattia non aveva mai manifestato alcun sintomo, prima di sentirsi male durante una gita in barca. Ma cos’è esattamente un aneurisma cerebrale?
Cos’è un aneurisma al cervello e quali sono le cause
Un aneurisma, come indicato dagli autorevoli Manuali MSD per operatori sanitari, “è un rigonfiamento (dilatazione) della parete di un’arteria”. In genere si manifesta come una sacca lungo il percorso del vaso sanguigno. Quando questi rigonfiamenti sono presenti nelle arterie del cervello prendono il nome di aneurisimi cerebrali o intracranici, spiega la Mayo Clinic, tra le più importanti organizzazioni di ricerca sanitaria negli Stati Uniti. “Un aneurisma spesso assomiglia a una bacca appesa a uno stelo”, evidenzia l’associazione.
Sono formazioni relativamente comuni, dato che si stima che fino al 3-5 percento della popolazione complessiva li manifesti. In genere sono piccoli, asintomatici e vengono identificati durante scansioni del cervello eseguite per indagare su altre possibili patologie. Sono più comuni nelle donne che negli uomini e generalmente vengono rilevati nella fascia di età tra i 40 ai 60 anni. Il rischio principale degli aneurismi è rappresentato dalla loro rottura, che dà vita a un’emorragia. Quando vengono scoperti non sempre si decide di intervenire con un trattamento ad hoc per chiuderli, proprio perché non tutti si rompono, provocano sintomi o comunque rappresentano un rischio significativo per la vita del paziente.
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La Mayo Clinic specifica che esistono tre tipi diversi di aneurisma cerebrale: sacculare o a bacca, in cui si forma una sorta di ampolla piena di sangue che “pende” dall’arteria; fusiforme, nel quale il rigonfiamento riguarda la parete del vaso a 360°; e quello micotico, in cui l’indebolimento della parete del vaso sanguigno è innescata da un’infezione fungina. Anche i batteri possono scatenare infezioni responsabili di aneurismi. Generalmente gli aneurismi si formano a causa delle pareti indebolite dei vasi cerebrali, una condizione congenita (cioè presente sin dalla nascita) nella quale il continuo scorrere del sangue nel vaso determina la dilatazione e l’accrescimento della sacca esterna. Più è grande il rigonfiamento, maggiori sono i rischi. Tra le altre cause di aneurisma indicate dai Manuali MSD vi sono l’accumulo di placche nel lume dei vasi sanguigni (aterosclerosi); sindromi che colpiscono il tessuto connettivo; ipertensione; famigliarità; uso di sostanze stupefacenti e vizio del fumo.
Quali sono i sintomi e come si cura un aneurisma
Come specificato dagli esperti, “la maggior parte degli aneurismi cerebrali non provoca sintomi, a meno che non siano grandi o non si rompano”. Ciò significa che possono restare latenti nel cervello e manifestarsi in modo esplosivo quando si rompono, provocando un’emorragia subaracnoidea (l’aracnoide è la terza e più interna delle meningi) seguita da un fortissimo mal di testa. “La rottura di un aneurisma può causare anche nausea, vomito, rigidità del collo, sensibilità alla luce, perdita di coscienza e/o convulsioni”, evidenziano i Manuali MSD. Nel caso in cui il sanguinamento dovesse versificarsi nel tessuto cerebrale, gli esperti indicano che possono manifestarsi sintomi da ictus, con aumento della pressione cerebrale e rischio di coma e morte. Tra gli altri sintomi indicati dalla Mayo Clinic figurano anche palpebra calante, visione offuscata o doppia e stato confusionale.
Per quanto concerne i trattamenti, i medici decidono di intervenire sulla base di vari dati come dimensioni dell’aneurisma, rischio di rottura, condizioni di salute generali del paziente e così via. Ci sono diverse strade da poter percorrere: la spirale endovascolare, ad esempio, risiede nell’inserimento di una spirale in fil di ferro che rallenta il flusso del sangue e innesca la formazione di coaguli che tappano il rigonfiamento, impendendone la rottura (si tratta della procedura più comune). In alternativa è possibile deviare il flusso sanguigno inserendo uno stent metallico nell’arteria interessata dalla presenza dell’aneurisma, al fine di scongiurare rotture. La procedura è simile all’inserimento degli stent coronarici per mantenere dilatate le coronarie, ad esempio dopo un infarto o per prevenirlo. Infine è possibile applicare una clip metallica alla base dell’aneurisma per chiuderlo. In caso di aneurisma rotto si può intervenire con una craniotomia (apertura del cranio) o intervento chirurgico endovascolare di emergenza per chiuderlo e bloccare il più tempestivamente possibile la fuoriuscita di sangue.
Fonte : Fanpage