“O ti siedi al tavolo oppure fai parte del menù”. Yun Sun, direttrice del China program presso lo Stimson Centre, think tank statunitense, ha fatto suo un vecchio proverbio per descrivere l’ansia della Cina sulle negoziazioni tra Stati Uniti e Russia sulla guerra in Ucraina. A poche ore dall’annuncio dell’incontro dei funzionari diplomatici russi e statunitensi a Riad, Pechino si è proposta come palcoscenico per ospitare i nuovi colloqui tra le due parti, dove avrebbe dovuto fare ingresso anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, escluso dai colloqui in Arabia Saudita.
“La Cina supporta ogni sforzo per la pace in Ucraina”
Ma nell’arco di pochi giorni la posizione cinese sembra aver preso un’altra direzione. Ora Pechino mostra un’apertura verso le iniziative di Trump per concludere il conflitto ucraino assieme alla Russia. Durante il vertice dei ministri degli Esteri del G20 a Johannesburg, in Sudafrica, il ministro cinese Wang Yi non ha ripetuto le dichiarazioni fatte il 15 febbraio a Monaco, dove aveva sottolineato la necessità di coinvolgere l’Ucraina in qualsiasi futuro accordo di pace. Anzi, questa volta, il diplomatico cinese ha affermato che “la Cina supporta ogni sforzo per la pace in Ucraina, incluso l’accordo recentemente raggiunto tra Stati Uniti e Russia. Speriamo che le parti possano trovare una soluzione duratura che tenga conto delle reciproche preoccupazioni”. Wang ha aggiunto che la Cina “continuerà a svolgere un ruolo costruttivo nella risoluzione politica della crisi”, ma senza fare alcun riferimento ai paesi europei o al loro coinvolgimento nel processo di pace. E, anche in questo contesto, l’Ucraina è trattata più come un oggetto delle trattative che come un attore attivo.
Perché i negoziati sull’Ucraina si fanno in Arabia Saudita? La strategia (e gli interessi) del principe bin Salman
L’approccio di Pechino appare ora lontano dal piano di pace proposto nel febbraio 2023, quando la Cina cercava una mediazione con l’Europa. Ora che le trattative per la fine della guerra in Ucraina sono ad appannaggio esclusivo di Mosca e Washington, Pechino preferisce negoziare e parlare con loro senza interloquire necessariamente con Bruxelles. Un primo confronto in tal senso potrebbe avvenire presto, quando il presidente russo Vladimir Putin alzerà la cornetta per chiamare il suo omologo cinese Xi Jinping (che si recherà a Mosca a maggio per celebrare l’80esimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale) e informarlo dei risultati dell’incontro a Riad tra gli Usa e la Russia.
Secondo diversi analisti, Pechino sarebbe disposta a fornire garanzie di sicurezza per qualsiasi accordo di pace, persino svolgendo un ruolo di peacekeeping, in linea con l’intenzione di promuoversi potenza responsabile e “garante di stabilità” nei grandi contesti di guerra. D’altronde la Repubblica popolare lo ha già dimostrato in Medio Oriente dopo la mediazione esercitata sul disgelo delle relazioni tra Iran e Arabia Saudita e il tentativo di ottenere una tregua nella guerra tra Israele e Hamas.
Pechino respinge la strategia di Washington di allontanarla da Mosca
Nonostante si sia presentata come neutrale nel conflitto in Ucraina, la Cina è diventata uno degli alleati più importanti per il Cremlino, suscitando le critiche dei funzionari occidentali per aver fornito materiali e tecnologie vitali per il proseguimento della guerra russa. Pechino ha infatti scelto di non sostenere apertamente le azioni militari di Mosca, mantenendo una narrazione strategicamente costruita sulla neutralità. A conferma della stretta amicizia tra i due paesi, lo scorso mese, il presidente cinese Xi e il suo omologo russo Putin hanno confermato l’intenzione di rafforzare ulteriormente i legami tra i loro paesi, basandosi su una dichiarazione firmata poco prima dell’invasione dell’Ucraina, in cui si affermava che non c’erano “limiti” alla cooperazione sino-russa. I due leader, uniti da una partnership strategica, economica e diplomatica, condividono l’opposizione all’influenza occidentale e promuovono una visione multipolare del sistema internazionale.
Il leader cinese Xi potrebbe cercare di ritagliarsi un ruolo cruciale nel riavvicinamento tra Trump e Putin, puntando a riaprire anche i dialoghi con la Corea del Nord. L’obiettivo sarebbe quello di affermarsi come un mediatore internazionale di primo piano e, al contempo, evitare che si ripeta la strategia della Guerra Fredda, in cui la Cina fu avvicinata dall’Occidente per isolare l’Unione Sovietica. Uno dei maggiori timori che circola tra i corridori dei palazzi di potere cinesi è che gli Stati Uniti esercitino una pressione sulla Russia per allontanarla dall’abbraccio della Cina. Ma questo è un’ipotesi irrealizzabile:Pechino e Mosca sono legati dall’idea di voler affermare un modello di governance globale contrapposto a quello delle democrazie liberali e dagli sforzi in meccanismi quali i Brics e lo Sco. Una preoccupazione più concreta è che la fine della guerra in Ucraina porti con sé un cambio di attenzioni statunitensi: Pechino potrebbe tornare in cima alla lista degli obiettivi degli Stati Uniti, concentrati maggiormente sulla deterrenza contro la Cina nel Pacifico.
“Il nemico del mio amico è mio amico”
Per il momento Pechino evita di adottare qualsiasi decisione che possa provocare Trump. Ai dazi imposti dal presidente statunitense, la Cina ha risposto in modo contenuto: dopo l’annuncio del 2 febbraio dell’imposizione statunitense di tariffe aggiuntive del 10 per cento su tutti i prodotti d’importazione cinese, Pechino ha risposto due giorni dopo con dazi del 15 per cento su carbone e gas naturale liquefatto americani, e altri del 10 per cento sul greggio. La strategia del presidente cinese, in questo caso, appare orientata a limitare i danni senza compromettere troppo le possibilità di un accordo che potrebbe favorire entrambe le nazioni. Xi vuole concludere con Trump un accordo commerciale che riduca i danni, e Trump non sembra contrario, facendo riferimento a una tregua siglata già nel 2020. Il gigante asiatico sembra riadattare il detto a “il nemico del mio amico è mio amico”. Almeno per ora.
Fonte : Today