Dopo meno di due ore in camera di consiglio la giuria del processo per l’attentato a Salman Rushdie ha riconosciuto colpevole di tentato omicidio di secondo grado l’aggressore dello scrittore, il cittadino americano di origine libanese Hadi Matar. Il processo si è svolto a Mayville nello Stato di New York, non lontano dal luogo dell’aggressione a Rushdie il 12 agosto 2022. Matar, che ha 27 anni, rischia di passarne oltre 30 dietro le sbarre una volta stabilita la sentenza. Rushdie, accoltellato una quindicina di volte sul palcoscenico di un festival letterario, era sopravvissuto all’agguato ma le ferite riportate gli hanno tolto la vista a un occhio e provocato danni al fegato e a una mano. Il processo è durato due settimane. Lo scrittore di Figli della Mezzanotte ha testimoniato ricordando gli “occhi feroci” dell’aggressore e dichiarando di aver temuto di morire quel giorno.
Cosa è successo
L’agguato fu “così repentino” che Sir Salman non riuscì a capacitarsi di quel che stava succedendo e rimase seduto al suo posto mentre il Matar “infieriva su di lui a coltellate”. Il giovane, che abitava nel New Jersey e che si è radicalizzato durante un viaggio nel Libano dei genitori, aveva inneggiato alla “Palestina libera” entrando in aula al primo giorno del processo. Bersaglio a lungo di una fatwa degli ayatollah iraniani dopo aver scritto nel 1988 Versetti Satanici, Rushdie stava per partecipare a un dibattito allo storico Chautauqua Institute su come gli Stati Uniti offrano un rifugio per intellettuali in esilio, quando Matar gli si era avventato contro accoltellandolo più volte al collo e all’addome. Lo stesso Rushdie aveva poi raccontato la sua versione dei fatti e le conseguenze derivate nel memoir Knife – Coltello Meditations After an Attempted Murder. In ottobre la difesa di Matar aveva chiesto un cambio di sede sostenendo che per l’assenza nella contea di arabo-americani, era impossibile trovare una giuria imparziale a Chautauqua. Nato in India in una famiglia musulmana, e acclamato autore di romanzi, Rushdie ha scritto 25 libri e ha vinto un Booker Prize per Figli della Mezzanotte. Temendo per la sua vita, dopo la maledizione degli ayatollah, aveva vissuto per nove anni nascosto sotto stretta sorveglianza della polizia britannica. Più di recente, dopo il trasferimento negli Stati Uniti, lo scrittore si era convinto che la minaccia fosse diminuita. Era diventato cittadino americano e una presenza fissa a eventi letterari e occasioni mondane. “La mia vita è quasi normale”, aveva detto a una rivista tedesca due settimane prima dell’agguato.
Approfondimento
Salman Rushdie al Salone del Libro: Brutto momento per libertà stampa
Fonte : Sky Tg24