Pfas, l’ambiziosa legge della Francia per mettere al bando gli “inquinanti eterni”

La Francia ha una legge sugli Pfas, le sostanze per e polifluoroalchiliche, orientata all’eliminazione dei prodotti che li contengono. L’Assemblea nazionale ha infatti approvato in via definitiva e a larga maggioranza il disegno di legge ormai in discussione da un anno che dal primo gennaio 2026 vieterà appunto l’impiego per la produzione, l’importazione, l’esportazione e la commercializzazione di Pfas in diverse categorie di merci. Dai cosmetici agli impermeabilizzanti per l’abbigliamento fino ai prodotti tessili, alle scarpe e alla cera per sport invernali (un prodotto grasso applicato su sci o snowboard per migliorare lo scivolamento). Dal 2030 il divieto verrà esteso a “qualsiasi prodotto tessile”. Faranno eccezione solo gli indumenti protettivi, come quelli dei militari o dei vigili del fuoco.

Mancano gli utensili da cucina per le pressioni delle lobby

Manca tuttavia una delle categorie fondamentali e che pone rischi più elevati per la salute umana, quella degli utensili da cucina. Secondo molti osservatori a causa della fortissima pressione dell’importante gruppo industriale gruppo Seb, proprietario del brand di accessori per cucina e piccoli elettrodomestici Tefal. Come ricorda Libération, lo scorso aprile i dipendenti erano stati spinti a mobilitarsi su appello della loro direzione per chiedere il ritiro della proposta di legge. Il provvedimento – in particolare la versione approvata lo scorso maggio dal Senato – è passato con 231 voti a favore e 51 contrari, in particolare fra gli eletti del Rassemblement national.

La legge francese prevede anche il controllo obbligatorio degli Pfas nell’acqua potabile da parte delle autorità, in questo senso allineandosi e anzi irrobustendo la legislazione europea che prevede come dal primo gennaio 2026 venti inquinanti di questo gruppo di sostanze siano inclusi nelle analisi delle acque potabili in tutti i paesi membri. Il provvedimento transalpino include infatti anche il Tfa – cioè l’acido trifluoroacetico che un rapporto di Greenpeace ricordava essere il Pfas di gran lunga più diffuso nel pianeta – nell’elenco delle sostanze che le agenzie sanitarie regionali possono e devono ricercare nelle acque e nell’ambiente. Ci sono, poi, altri dettagli non secondari come la maggiore trasparenza nella pubblicazione dei risultati delle ispezioni, da pubblicare una volta l’anno su canali digitali facilmente consultabili dai cittadini.

Una tassa per gli altri ambiti

L’ultimo pilastro del provvedimento, di cui relatore è stato il deputato Nicolas Thierry del gruppo Les Ècologistes, è costituito da una tassa che graverà su quegli ambiti in cui i Pfas sono ancora consentiti e che servirà a finanziare la bonifica di falde acquifere e terreni attraverso le Agenzie idriche, a loro volta impegnate a sostenere i Comuni per ammodernare i sistemi di depurazione. In base al principio “chi inquina paga” viene infatti stabilita una tariffa basata sugli scarichi di Pfas nell’acqua. Sarà dovuto dagli impianti classificati per la protezione dell’ambiente (Icpe) secondo una tariffa di cento euro per cento grammi.

La mappa dei luoghi contaminati da Pfas in Italia

L’ha costruita Wired a partire dai dati del Forever Pollution Project, inchiesta giornalista guidata dalla testata francese Le Monde che ha permesso di individuare oltre 17mila siti contaminati da Pfas in tutta Europa

La Francia adotta così la sua prima legislazione contro gli Pfas, fra le prime in Europa, tentando di contenere i danni di queste oltre diecimila molecole di “inquinanti eterni” utilizzate in un elenco infinito di prodotti (dagli imballaggi alle padelle antiaderenti fino alle vernici), presenti praticamente ovunque e associate a numerosi rischi per la salute, in particolare sulla fertilità, sul sistema immunitario, su quello endocrino, sui disturbi metabolici e sull’incidenza di alcuni tipi di tumori.

Sono ormai vent’anni che l’Unione Europea ha avviato la sua campagna per contrastare l’inquinamento da Pfas, in particolare secondo la strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili e della cosiddetta Reach, la legislazione dedicata a questo ambito e al suo rapporto con ambiente e salute umana.

Fonte : Wired