A 16 anni inventa un assistente intelligente e raccoglie un milione di dollari

Toby ha iniziato a programmare sul computer ad appena 7 anni, come un qualsiasi genio dell’informatica, usando un laptop dei genitori più vecchio della sua età, con cui ha creato dei giochini per semplificare l’apprendimento delle tabelline. Tre anni dopo, ha costruito il suo primo computer. A 13 anni è entrato nell’Hack Club, la community di studenti delle scuole superiori per appassionati di coding, tecnologia e innovazione. Oggi Toby Brown ha 16 anni e sta per mettere in pausa i suoi studi tecnici a Londra, per volare in California, nella Silicon Valley, dove la sua creatura digitale, la startup Beem, ha ottenuto un investimento da 1 milione di dollari.

Beem è una piattaforma di AI che conosce le abitudini dell’utente, sa cosa stai per fare e può farlo al posto tuo, come trasferire file, scrivere email, organizzare una vacanza, leggere il tuo calendario di appuntamenti, vedere quando sei disponibile per lavorare”, racconta il 16enne Toby in un’intervista tv a Sky News, che in breve tempo è riuscito a catturare l’attenzione dei big del tech di San Francisco.D’altronde i venture capitalist della Silicon Valley sono sempre a caccia di geni da coltivare in casa, visto che secondo diverse previsioni, il 2025 sarà l’anno del boom per gli AI agent, software che potranno completare task complessi in modo autonomo e senza l’intervento umano. “La cosa incredibile dell’industria tech è che riesci a conoscere ed incontrare persone incredibili ben disposte ad aiutarti, con cui basta una call per discutere della propria idea”, racconta ancora Toby nel corso dell’intervista tv.

Con la sua startup, infatti, è entrato a far parte di South Park Commons, la community di innovatori, imprenditori e ricercatori, fondata nel 2015 da Ruchi Sanghvi, ex dirigente di Facebook, strutturata come uno spazio collaborativo per persone con un elevato background tecnologico, che desiderano esplorare le potenzialità di un progetto di ricerca innovativo. Come Beem, appunto.Ma qual è l’innovazione di questa startup da valere sulla carta già un milione di dollari? Le caratteristiche più peculiari ed approfondite del progetto sono top secret, ma qualche informazione si trova in rete, soprattutto quelle diffuse dallo stesso Toby Brown, che lo scorso agosto ha realizzato un promo per i social, in cui ha mostrato alcune funzioni di Beem, ma lasciando tanto spazio all’immaginazione.

Questo AI agent è l’evoluzione più avanzata delle applicazioni fondate sull’intelligenza artificiale, su cui stanno investendo e lavorando molte aziende. Beem intende rivoluzionare l’interazione tra esseri umani e macchina, attraverso un software così intelligente e predittivo, da poter anticipare le esigenze dell’utente, gestendo diversi task complessi al suo posto, con un approccio proattivo che permette all’AI agent di comprendere le abitudini dell’utente, offrendo assistenza personalizzata, ma senza oltrepassare i limiti imposti dalla privacy.

Sul sito della startup si legge una sorta di manifesto programmatico di quello che Beem potrà fare. “Beem è una nuova interfaccia informatica progettata per gli esseri umani. Stiamo costruendo qualcosa di nuovo che non sia gravato dai vincoli dell’attuale paradigma informatico. Immagina un computer che conosca l’hotel perfetto per il viaggio di gruppo, inviti gli amici giusti alla festa, trovi il volo perfetto per quel viaggio di lavoro, metta in scena il film perfetto per l’umore”, questa la descrizione di Beem per il quale non sarà necessaria alcuna app, e sarà “creato per te, non per te e altri 8 miliardi di persone”. Una macchina unica, personale. È questo che ha affascinato la Silicon Valley?

Beem dunque si distingue per il suo approccio user-centric, incentrato sull’esperienza di chi lo utilizza, in modo simile a quanto fatto da Apple con i suoi prodotti. D’altronde è Steve Jobs l’idolo di Toby. “Stiamo ottimizzando il prodotto in modo diverso da quello che fanno in Silicon Valley, dove creano una nuova tecnologia e poi cercano di adattarla alle persone; noi invece partiamo dall’interazione con le persone e lavoriamo a ritroso, sviluppando la tecnologia”, spiega il giovane informatico alla giornalista di Sky News. La sua piattaforma AI dovrebbe essere operativa entro il 2025: c’è già una lista di attesa di migliaia di utenti.

Fonte : Repubblica