Un disco poetico, coraggioso, rivoluzionario: un disco d’amore. Di amore come atto di fede, come benedizione. Di amore oltre ogni retorica e luogo comune, sfaccettato e complesso, a volte crudele e faticoso, a volte corroborante, sempre indispensabile. Acqua Santa è il nuovo album di Francesco Di Bella che arriva a sette anni di distanza dal precedente O’ Diavolo. Già annunciate le prime date del tour, organizzato da Panico Concerti: si comincia l’1 marzo dal Teatro Trianon Viviani a Napoli per poi proseguire il 6 al Monk Club a Roma, il 7 al Locomotiv Club a Bologna, l’8 allo Spazio 211 a Torino, il 9 alla Santeria Toscana 31 a Milano, il 14 all’Officina Degli Esordi a Bari e il 15 allo Spazioporto a Taranto.
Francesco ovviamente partiamo dalla genesi di Acquasanta: come è nato e cosa è accaduto in questi sette anni che lo dividono da O’ Diavolo?
E’ una riflessione sul valore che diamo ai nostri affetti e su quali valori dovremmo trasmettere alle persone cui vogliamo bene. Oggi c’è una grande tendenza all’individualismo che porta a una grande crisi democratica. Spirito di sacrificio, altruismo e carità sono visti come un segno di debolezza e invece dovremmo concentrarci su di loro per portare pace.
Parli di amore in forma non narcisistica ma relazionale, ma parli anche di politica quando contrapponi l’individualismo alla condivisione. Come hai unito questi due mondi?
La sfera del privato è importante per capire il nostro livello di sacrificio verso gli altri. Quando capiamo che il sacrificio porta benificio anche nella sfera privata diventa il messaggio che può cambiare le cose.
L’acquasanta è amore ma è anche esorcismi: nell’album prendi in considerazione questa ipotesi in una accezione di liberazione da consumismo e individualismo?
Essendo conseguente anche al disco O’ Diavolo, la contrapposizione c’è, acquasanta è purificazione, è sorgente di vita.
In Stella che Brucia e Canzoni affronti la quotidianità dell’amore: il fatto che tendiamo a idealizzare l’altra persona e non ad accettarla è il motivo per cui tante relazioni non resistono? L’accettazione secondo me è rappresentata benissimo quando canti “e lo sai che non posso cambiare, è una vita che suono in giro, e che scrivo canzoni”: io sono questo.
Assolutamente perché chi diventa possessivo e non lascia la libertà necessaria al partner per vivere come crede ed essere se stesso crea problematiche all’interno della coppia. In questo scontro tra aspettative e identità tante relazione vengono meno.
In Che Vuoi Fare? è molto forte in senso dell’attesa, che mi sembra una caratteristica dell’intero album: è come se nelle canzoni mancasse la voce di un protagonista sostituita dalla melanconia.
Il disco non si completa se non nella sua componente più spirituale, sostiene la necessità di attendere un segnale positivo. E’ questa la forza della speranza.
Menamme ‘e Mmane è viaggio, è tempesta ma nel finale è cura del prossimo quando dici “mi nascondo dove ci sei tu e nessuno mi trova più”: è quella la tua idea di fidarsi e affidarsi?
Quella è la canzone che completa il mio ragionamento, affidarsi completamente al partner, parlando della canzone, è confidare in quella persona: quando c’è bisogno di riposarsi, soprattutto a livello interiore, ci si nasconde dietro chi si ama, come da bambini si faceva con la mamma.
Il finale di Mmiezo ‘a Via è la fotografia dell’indifferenza: c’è che si stringe nella giacca, chi ha le mani in tasca. Stare in mezzo alla via è salvezza oppure menefreghismo?
E’ quella cosa con la quale ci confrontiamo tutti i giorni, lì misuriamo la forza del nostro amore, stare in mezzo ci rende in balia degli eventi ma è anche la condizione necessaria per tornare da chi ci aspetta arricchiti interiormente.
Senza Parlare è la canzone dei silenzi: quando i silenzi parlano e quando il loro linguaggio, per dirla con Osvaldo Soriano, è triste, solitario y final?
Nella canzone ci sono entrambi anche se si conclude col fatto che quando c’è qualcosa di solido ci si capisce anche senza parlare: il silenzio è sorgente di emozioni che vanno oltre. Ci si fida e affida ai silenzi ma per farlo serve bella dose di complicità.
Le stelle che bruciano mandano luce ancora per centinaia di miglia di anni. Immagini così l’amore? Una porzione di infinito.
E’ quella cosa che troviamo in cima alla montagna, spesso non la vediamo la vetta ma sappiamo che raggiungendola troviamo ad attenderci la nostra quota di infinito.
La luna, il vento, le onde, le rose: prendi spesso elementi della natura per raccontare l’umanità che popola le tue canzoni. E’ il tuo modo di colorare la vita?
E’ come una quadro, dove ci sono le narrazioni i colori sono importanti e la natura è il giardino nel quale ci muoviamo quotidianamente.
Hai già annunciato le prime date del tour: che concerto vedremo e come armonizzerai, dal punto di vista dei suoni, Acquasanta col tuo passato?
Il concerto sarà ovviamente centrato su Acquasanta, è un lavoro che ha nel suono una sua caratteristica importante, i vecchi brani li ho riarrangiati per dare continuità al progetto.
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Fonte : Sky Tg24