Un’altra riforma elettorale per il Kirghizistan

In vista delle elezioni del 2026 l’unico Paese dell’Asia Centrale a non avere una dinastia irremovibile al potere discute di una nuova modifica del sistema di voto. A ogni elettore verrebbe data la possibilità di scegliere tre candidati nel proprio collegio per far “votare per le persone e non per i partiti”. 

Bishkek (AsiaNews) – Un gruppo di deputati del Kirghizistan ha proposto ulteriori modifiche alla legge “sulle elezioni del Žogorku Keneš”, di cui si discute da diverso tempo, per cambiare radicalmente il sistema elettorale del Paese. Ora invece dei seggi partitici e di quelli uninominali vengono proposti dei seggi multinominali, secondo le liste partitiche. La legge elettorale è già cambiata più volte dalla proclamazione dell’indipendenza del Kirghizistan; era prima un semplice Codice, poi trasformato in legge costituzionale, riflettendo le trasformazioni politiche e i cambi ai vertici di quella che era stata definita “l’isola della democrazia” dell’Asia centrale, non avendo una dinastia irremovibile al potere come i suoi vicini.

Dal 1991 al 1999 era in vigore un sistema parlamentare bicamerale, l’Assemblea legislativa e l’Assemblea dei rappresentanti del popolo, dove i deputati venivano eletti con sistema maggioritario in seggi uninominali. La Camera bassa era composta da 35 membri, quella alta da 70, e le due Camere avevano pari diritti, a differenza del resto del mondo. Nel 1998 fu deciso di aumentare il numero a 105, 60 nella prima e 45 nella seconda, mentre nel 2005 il parlamento fu ridotto alla Camera unica del Žogorku Keneš, e nel 2007 è stata introdotta la scelta del sistema partitico, inserendo una norma per cui si garantiva una quota del 30% di donne, peraltro mai rispettata.

Nel 2010 si è poi passati al sistema proporzionale, con una barriera del 5% ai partiti per ottenere i seggi, per poi irrigidire nel 2017 le richieste ai partiti e ai candidati, introducendo anche i dati biometrici degli elettori. Nel 2021, dopo gli scontri del 2020 che hanno portato alla presidenza di Sadyr Žaparov, si tenne un referendum per la nuova costituzione, cambiando anche la legge elettorale, per cui il parlamento viene scelto con un sistema misto tra proporzionale e maggioritario, con una soglia di sbarramento del 3%, rispettando le quote di genere nelle liste partitiche. Le modifiche sono sempre state modellate sulle nuove realtà politiche formatesi dopo varie tensioni e scontri nel Paese, polarizzando l’influenza delle maggiori formazioni partitiche e dei gruppi di ideologie politiche contrapposte.

Ora viene proposta una variante completamente nuova, e ancora si deve capire quali effetti produrrà nella vita politica del Kirghizistan. Secondo il deputato Dastan Bekešev, uno dei co-autori della nuova legge intervistato da Radio Azattyk, “in parlamento non si fa altro che parlare di elezioni, anche se si terranno soltanto nel 2026, probabilmente a settembre-ottobre, ma ci stiamo preparando già adesso”. Ora ogni elettore avrà la possibilità di scegliere tre candidati nel proprio collegio, almeno uno dei quali deve essere una donna, e i partiti possono presentare solo un candidato per ogni seggio; gli indipendenti cercheranno di formare liste insieme ai partiti per formare gruppi di tre candidati che fanno campagna insieme, per aumentare le possibilità di essere eletti.

Se un deputato abbandona il seggio durante il suo mandato per qualunque motivo, al suo posto verrà nominato il primo dei non eletti nel suo collegio. I fautori delle modifiche sottolineano l’importanza del fatto che “gli elettori possano votare per le persone, non per i partiti”. Si attende una campagna elettorale molto vivace, in cui i candidati siano realmente protagonisti, e non solo emissari di partito destinati a obbedire alle direttive dall’alto. Secondo Atyr Abdrakhmatov, ex-commissario per la difesa dei diritti del Kirghizistan e membro della Commissione elettorale, “è importante lasciare tutto il tempo necessario a preparare in modo adeguato le prossime elezioni”, resistendo alla tentazione di tenerle in modalità anticipata nel 2025, “per cui non sono stati neppure predisposti i finanziamenti di bilancio”.

La svolta si è resa necessaria, secondo il parere di molti, in quanto “il sistema partitico in Kirghizistan non funziona” e porta soltanto a formare gruppi di potere, destinati a scontrarsi in modo drammatico per la popolazione. Spesso gli stessi politici hanno cambiato casacca di partito pur di rimanere al potere, mentre oggi i kirghisi sperano di poter vedere in parlamento una nuova generazione di giovani, donne, invalidi o lavoratori di medio livello, per lasciare al popolo la possibilità di partecipare davvero al governo del Paese.

Fonte : Asia