Perché Trump fa il “pazzo”

Non gli si sta dietro e mancano ancora 4 anni. Donald Trump è solo da un mese alla Casa Bianca e il mondo gli corre già dietro. Deve farlo. Ogni giorno il presidente degli Stati Uniti produce su scala industriale contenuti sui temi del momento. È un rullo, sembra impossibile sostenerne il ritmo. Ma mentre supera in agilità la soglia dell’assurdo prendendo a martellate il sistema a colpi di post sul suo social Truth e ordini esecutivi, Trump porta avanti la sua strategia “pazza”, che è tutt’altro che irrazionale. Cos’è che vuole ottenere?

Le sparate di Trump in un mese da presidente 

Nei primi 30 giorni il presidente ha firmato 68 ordini esecutivi. Molti di questi già al primo giorno, durante uno scenografico insediamento. Nel mezzo, valanghe di post sui propri account social. Partiamo dalla geografia: il Canada dovrà diventare il 51esimo Stato, Gaza sarà la “riviera del Medioriente”, la Groenlandia sarà degli Stati Uniti. E su Google Maps, il Golfo del Messico è già diventato il “Golfo d’America”. E il canale di Panama? “Ce lo riprendiamo”, ha detto. 

La prima pagina del New York Post dedicata a Trump che mostra la nuova cartina con Canada, Groenlandia, Panama e Golfo d'America

Poi la politica estera: i paesi Nato o spendono miliardi in più per le armi o gli Stati Uniti se ne lavano le mani. E nel mentre Trump riabilita Putin negoziando direttamente con lui facendo sembrare Zelensky aggressore e dittatore: presto, anche in Ucraina la geografia potrebbe cambiare. L’Europa (o meglio, il presidente francese Macron) risponde con un vertice a Parigi sulla guerra in Ucraina in cui mancano i paesi confinanti con la Russia – quelli baltici -, o altri impegnati in prima linea, come la Romania. Questo è il contesto.

Il vero interesse di Trump: la Cina

Israele e Hamas, Ucraina, Iran, sono scaramucce, seccature di cui Trump si vuole presto disfare. Nell’amministrazione statunitense c’è un solo cruccio: la Cina. Tutto porta a pensare che si voglia cambiare l’ordine delle cose per concentrare le energie sul vero nemico trovando, chissà, nuovi alleati. Affari in vista tra Washington e Cremlino?

C’è poi il ritiro dagli accordi di Parigi sul clima e dall’Organizzazione mondiale della sanità, oltre al blocco dei fondi Usaid alla cooperazione internazionale gestiti da “pazzi estremisti”, che finanziano iniziative umanitarie nel mondo. E non dimentichiamo i dazi, minacciati o già in vigore, anche per Europa e Italia. 

Dai dazi di Trump l’effetto “brutale” sui prezzi in Italia

Tra la prime decisioni presidenziali c’è stato anche il ritorno della pena di morte federale e le purghe dei dipendenti “infedeli”, perché colpevoli di fare parte di agenzie indipendenti. Ma lo saranno sempre meno: in uno degli ultimi ordini esecutivi, Trump ha aumentato i suoi poteri per eliminare forme di dissenso future da parte di questi organi. E poi c’è Elon Musk: il suo Doge taglia le spese considerate “inutili”, esaltandosi per i risultati raggiunti. I suoi “cervelloni” avevano annunciato risparmi da 8 miliardi di dollari ma si sbagliavano: erano 8 milioni.

Parole vietate, studi cancellati, tagli alla ricerca: quanto male ci faranno le purghe di Trump

C’è anche da sottolineare l’uso di una tecnica “molto italiana” cara al governo Meloni: approvare norme palesemente infattibili solo per darne l’annuncio a effetto e soddisfare i piaceri della base elettorale. Per Trump è successo con l’ordine esecutivo che aboliva lo ius soli o col congelamento dei fondi federali. I giudici, che ancora funzionano, le hanno bloccate. Ma qual è lo scopo di queste pazzie?

La “Madman theory”: perché Trump fa il pazzo

Tutto nella comunicazione di Trump e nel processo decisionale della sua amministrazione sembra guidato dal caso e dall’irrazionalità. Ma è tutt’altro che pazzia: è una cosciente volontà di mostrare che è lui a comandare, anche sul caos. Ed è anche un ulteriore dimostrazione di come funzionano i media, affamati come sono di virgolettati a effetto. Ma questa è un’altra storia. In ogni caso è lui che detta l’agenda. 

La foto di Trump alla Casa Bianca uguale a quella segnaletica dopo l'arresto

Finora, ha funzionato. L’atteggiamento da macho di Trump incute timore, i colpi a effetto vanno a segno. Sono un’arma di contrattazione. Gli insulti sui social sono la nuova diplomazia americana: lo scopo è sedersi e spingere a contrattare, in qualsiasi modo, per portare a casa il massimo risultato. Lo abbiamo visto coi dazi prima sbandierati e poi tolti a Colombia e Venezuela: ora, questi Stati accoglieranno i migranti espulsi dagli Stati Uniti. Lo stiamo vedendo con l’Ucraina: la pressione su Zelensky nasconde le mire sulle terre rare. “Accettate o ve ne pentirete”.

Se pensi qualcuno sia capace di tutto allora lo assecondi. È la “Madman theory”, la teoria dell’uomo pazzo. Il precedente è illustre: Richard Nixon. Facendo svolazzare i bombardieri nucleari sui confini sovietici o lasciando trapelare una sua certa instabilità o propensione a usare l’atomica. Ma non funzionò sempre. 

Cosa succede adesso con Trump

Siamo ancora nel primo mese di amministrazione Trump. Manca ancora tutto il 2025 e altri tre anni. Quello già fatto è tutto molto coerente. Era già scritto nel “Project 2025”, elaborato dall’Heritage foundation per la “futura amministrazione americana”. Tutto quello che sta accadendo era stato studiato. Gli Stati Uniti stanno cambiando secondo quella visione e, in questa trasformazione, vogliono portarsi il mondo dietro.

Dentro la “fabbrica di fake news” che lavora nell’ombra per Donald Trump (e piace in Italia)

L’inerzia della follia di Trump potrebbe però esaurirsi. Basta una resistenza, un interlocutore che risponde con le stesse armi dialettiche o che non si piega e il meccanismo smetterebbe di funzionare. Ma lui ci proverà sempre. E in più, a furia di farsi terra bruciata intorno anche con gli alleati storici, il rischio di restare solo è concreto. Forse neanche gli Stati Uniti possono permetterselo.

E poi c’è Musk: l’anello debole dell’amministrazione potrebbe essere lui, l’uomo più ricco al mondo. Mentre dice di tagliare il bilancio federale la sua personalità lo mette in diretto contrasto con quella di Trump: come faranno a coesistere? Qui potrebbe entrare in gioco la “teoria del più pazzo”. Eppure, Meloni ci punta, in Italia le sponde esistono già. Nel frattempo, le big tech americane corrono su un’autostrada senza regole garantita dal nuovo governo. Già sono più influenti di alcuni Stati sovrani: decideranno anche per gli Stati Uniti? 

Questo il primo mese di Trump, per vedere la fine è ancora lunga. Per altri è già vicina, da dentro gli Stati Uniti a chi è fuori: chiedere a migranti, ricercatori e dipendenti pubblici o a palestinesi e ucraini. E menomale che doveva portare la pace nel mondo.

Fonte : Today