Cosa c’è dietro le mosse di Marina Berlusconi

Pare un ritorno al passato. Assistere alla discesa in campo di un leader politico attraverso un’intervista al quotidiano più chic e di nicchia del panorama editoriale italiano, spaziando dal tinello di casa nostra sino alle propaggini più remote del globo, è quasi anacronistico. Quasi a voler simboleggiare la discontinuità sia verso l’Italia di trent’anni fa, dove tutto si faceva in tv (“Questo è il Paese che amo”), sia verso il presente, dove gli annunci sono compressi in 280 caratteri o in un reel via social. Il potere, quello vero, ha sempre le sembianze della parola scritta. Nero su bianco. Anche perché il messaggio non è diretto al popolino sanremese, quanto ai leader dei due schieramenti politici.

E più che altro, un membro dell’ultima famiglia regnate in Italia, i Berlusconi, traccia la linea che separa la destra moderata e liberale – che dovrebbe albergare in Forza Italia e che sicuramente dimora al centro del centrosinistra e tra le frange più disilluse del “non voto” – da quella meloniana. Marina Berlusconi scende in campo senza candidarsi a nulla. Anche perché lei un ruolo centrale già ce l’ha, in qualità di uno dei dioscuri dei cordoni della borsa di Forza Italia, detenendo circa cento milioni di fidejussioni a garanzia dei debiti della seconda gamba del governo di centrodestra di Giorgia Meloni. Se cede quella gamba, cade questa nuova stagione – già abbastanza vecchia per l’andazzo che ha preso – della nuova élite di potere che, dai campi Hobbit, si è traferita agli happening internazionali e alle riunioni vis-a-vis con l’uomo più ricco del mondo. Marina, che non è neanche tra le prime quaranta persone più ricche d’Italia – figurarsi del mondo – ha quindi, rispetto al miliardario sudafricano Musk, la golden share di questo governo.

La distanza tra Marina e Giorgia e il monito a Tajani

Da Arcore, sino alle lande più desolate della Cina e della Russia, passando per l’Ucraina e gli Stati Uniti d’America, Marina Berlusconi detta la linea, ponendo l’accento sulle storture di questa neo-stagione trumpiana, sul pericolo per la democrazia globale rappresentata dalla plutocrazia turbo-tecnologica di questa destra “Maga” (Make America Great Again), che vorrebbe trasferire in Europa il brand del “Mega” (Make Europe Great Again). Acronimi impazziti e privi di senso, se letti dalla parte di Bruselles e di uno dei Paesi fondatori dell’Europa Unita – sì, il Nostro. No all’America di Trump, sì alla concertazione europea. Un’agenda avversa alle posizioni meloniane. Ed è questo il punto: Marina Berlusconi rimette l’Europa al centro del villaggio politico e mediatico del Paese. Che debba farlo lei è un po’ una sorpresa. Perché la sua intervista-manifesto è un monito nei confronti di Giorgia Meloni, ma pure dell’opposizione che, tra campo più o meno largo e schermaglie tra Elly Schlein e Giuseppe Conte, pare aver perso di mira la missione. Marina si muove in un album di volti e nomi noti, tra passato, presente e futuro: suo padre Silvio, Giorgia Meloni con le sue faccette (alquanto imbarazzante l’espressione sfoggiata nella foto di gruppo durante il summit di Parigi), Musk e tutti gli oligarchi della tecno-destra, Trump, Putin (suo padre lo amò, ma poi, a detta di Marina, ne rimase deluso). Il ventennio del Cavaliere e la nuova era che ci attende, tra l’intelligenza artificiale, le terre rare e quel poco che rimane di Europa. Marina Berlusconi, presidente di due delle principali realtà culturali e massmediatiche del nostro Paese – Mediaset e Mondadori – detta la linea al centrodestra, ma non solo. Perché un po’ la detta anche a quel pezzo di moderati che si sente sempre di più stretto tra la sinistra-woke di Schlein e quella nazional-populista di Conte.

Il monito di Marina è pure diretto al leader di Forza Italia Antonio Tajani, imbambolato dalla promessa di Giorgia Meloni di sostenerlo alla conquista della Presidenza della Repubblica. E infatti, anziché portare avanti i principi liberali di certo berlusconismo – solo in linea di principio, perché stiamo ancora aspettando la “rivoluzione liberale” che promise papà Silvio – è alquanto immobile dinnanzi alle intemerate del duo di FdI Meloni-Fazzolari, sia in politica interna che estera.

La mossa del cavallo di Marina

E il popolo è anche un po’ in confusione perché non capisce se e quando uno dei tre figli di Berlusconi – tra Marina, Piersilvio e Barbara – scenderà in politica. Probabile che nessuno farà il tragico passo, anche perché Mediaset non è sull’orlo della disperazione finanziaria come nei primi anni Novanta. Ma si registra una certa insofferenza nei confronti del governo Meloni. E che sia la mossa del cavallo di Marina quella di far cadere il governo, andare ad elezioni, col permesso del presidente Mattarella, e – fatti i dovuti conti sulla base dei risultati elettorali – imbastire un governo rosso-azzurro, sulla base di un Patto per l’Europa, in contrapposizione alla minaccia della tecno-destra. Chissà che sia Marina a risolvere il rompicapo a sinistra e a decretare la fine della stagione della destra meloniana. Superando, da un lato la telenovela del “campo largo” a sinistra e, dall’altro, il tragico appiattimento del nostro Paese al trumpismo più becero. 

Fonte : Today