E se al posto di Olly “molestato” ci fosse stata una donna?

Non c’è cosa che io detesti più di Sanremo; eppure quest’anno ci ha offerto l’occasione di mostrare platealmente a tutti quanto siamo ipocriti quando parliamo di molestie sessuali. La conduttrice Mara Venier a un certo punto si rivolge al cantante Olly, chiamandolo “amore”, e, con tono da lupo di Cappuccetto rosso, lo invita a spogliarsi, poiché certamente sarà accaldato. Il ragazzo è visibilmente a disagio, dato che la signora sta tentando di togliergli la giacca, e risponde cercando di scherzare mentre si riveste ogni volta che lei gli scopre la spalla.

Se cerchiamo su Google la notizia, noteremo che sono molto pochi gli articoli dedicati a questo momento specifico della serata, che più spesso è invece inserito, con una certa noncuranza, in mezzo al resoconto generale. Insomma, la cosa non ha scandalizzato granché; almeno sui social network è nata una minima polemica, che qualche articolo menziona così, di straforo.

Il doppio standard nella concezione di “molestia”

Ora, non è che io stia affermando che il gesto di Mara Venier sia una molestia sessuale. Da sempre, su questo tema, ho un’opinione poco popolare: il concetto di molestia è diventato troppo generico e vi si fa rientrare un po’ di tutto, mischiando gesti maleducati e gesti violenti e dannosi. Io, però, affermerei questo anche se ci fossero stati un conduttore e una cantante; avrei trovato maleducato e viscido il comportamento di lui, lo avrei interpretato come un atto sessista, e basta.

Non possiamo far finta che, invece, gran parte dell’opinione pubblica non manifesti un buon grado di isteria quando un uomo tocca una donna senza prima averle chiesto il permesso. Tra l’altro qui parliamo anche di una notevole differenza di età, con un atteggiamento apparentemente materno che è particolarmente schifoso, e che invece ho addirittura letto che va interpretato come innocuo proprio per questo. Mi pare anche – ma non sono molto informata sulle gesta di Mara Venier, per fortuna – che non sia la prima volta che accade una cosa di questo tipo.

Al di là della singola persona, comunque, sappiamo tutti che quando c’è un bel ragazzo è perfettamente normale che le donne facciano battute sul suo fisico, lo tocchino, lo trattino insomma come una bambola che senz’altro sarà lusingata dall’atteggiamento sbavante del gentil sesso. Gli uomini che si trovano in questa situazione, infatti, anche quando sono a disagio non hanno modo di mostrarlo, perché verrebbero presi in giro, o, appunto, ignorati.

Il solito silenzio dei paladini della parità dei sessi

È quindi evidentissimo il doppio standard in questo ambito: se viene toccata una donna ne parliamo per settimane intere, addirittura dedichiamo a questo interi servizi televisivi, interviste, editoriali. Se viene toccato un uomo, non interessa a nessuno, e non ne parleremo. Tacciono, ovviamente, le attiviste digitali del femminismo, sempre pronte a marciare e gridare anche quando un povero sventurato sfiora per sbaglio una tizia in autobus, ma certo in difficoltà di fronte alla possibilità di ammettere anche la situazione opposta, e addirittura di doverla condannare.

Attenzione eh, questo non è perché sono misandriche, ma perché la violenza sulle donne (anche quando non è violenza) è sistemica; quella sugli uomini no. Naturalmente non è vero che la violenza sulle donne è sistemica (sistemico vuol dire che coinvolge l’intero sistema in ogni sua parte, e il sistema sarebbe la nostra società, qui), ma l’importante è rimanere coerenti con la premessa; che importa poi se questa è falsa? Ecco che i gesti sessisti nei confronti degli uomini (sessisti perché compiuti su quella persona perché è un uomo, mentre non accadrebbe se fosse una donna) sono solo sporadici episodi, “siparietti”, come li chiamano i giornali, che non dimostrano niente.

È ora che si smetta di occultare il fenomeno della violenza sugli uomini

Ma anche questo è falso. Data anche per buona l’irrilevanza del fenomeno in termini statistici (che però allora dovrebbe valere anche per la violenza sulle donne), irrilevanza a dire il vero supposta, poiché mancano i dati; rimane il fatto che questi atteggiamenti nei confronti degli uomini sono concessi e per lo più sono fonte di riso, o al massimo di imbarazzo, o, più modernamente, di “cringe”. Su questo non c’è da discutere. Pensare che questo si limiti alla toccata e alla battutina è o da ingenui o da ignoranti: le realtà che si occupano di violenza sugli uomini, come le associazioni Perseo e Ankyra, sono sempre più attive e rumorose, e inizia a essere un po’ troppo comodo ignorarle. Il grande clamore che è stato costruito attorno al maschilismo non può che rivelarsi un boomerang, che può essere gestito o molto bene o molto male. Gestirlo bene significa non occultare, non raccontarsi frottole, ma avere il coraggio di ripensare la propria posizione, frutto di ignoranza e pregiudizio come tante altre. Gestirlo male significa continuare a negare l’evidenza e alimentare disparità e odio, che in ultima analisi danneggiano anche le donne stesse.

E per gli uomini che hanno consapevolezza di sé, dell’appartenenza al proprio genere, e delle difficoltà e ingiustizie che questo comporta: è il momento di svegliarvi e combattere le vostre battaglie.

Fonte : Today