Captain America: Brave New World è arrivato nelle nostre sale e nsi è già capito che di politica nel film ce n’è a bizzeffe. Come nella tradizione cartacea del personaggio del resto l’eroe è diventato nel corso dei decenni, il portatore di una visione spesso antitetica rispetto alla politica dominante. Certamente un film che in tal senso offre più spunti di riflessione, si fa interprete di una volontà di armonia crescente nel caotico scenario mondiale di oggi.
Una saga che ci ha sempre parlato dell’America con tono critico
Captain America: Brave New World abbraccia per tutte le sue due ore una molteplicità di significati e riferimenti alla politica, alla storia americana, qualcosa che ha ereditato della saga originaria dedicata al primo vendicatore, personaggio da sempre tra i più affascinanti di casa Marvel proprio perché rappresenta un ponte tra passato e presente della superpotenza. Il passaggio di consegne tra Steve Rogers e Sam Wilson non aveva per nulla allentato questa eredità semantica, basti pensare alla serie The Falcon and the Winter Soldier – sicuramente una delle migliori mai portate sul piccolo schermo dalla Marvel – capace di parlare dei caotici scenari dei nostri giorni: terrorismo, paura del diverso, instabilità economica e il dubbio sul se e come fare i conti con un passato tutt’altro che privo di errori. È stato scritto che Capitan America rappresenta ciò che il paese era ai tempi della Generazione Gloriosa, quella che sconfisse il nazifascismo. Poi però era arrivata la guerra fredda, la Corea e il Vietnam, i colpi di stato in mezzo mondo, l’instabilità interna, le lotte per i diritti civili. In tutto questo però, Capitan America non aveva smesso di rappresentare gli ideali (o presunti tali) più autentici degli Stati Uniti.
Nel MCU, ancora oggi secondo molti Captain America: the Winter Soldier è stato l’apice per ciò che riguarda la profondità di scrittura, la complessità, ma soprattutto la capacità di ricollegarsi proprio ai genere spy e thriller degli anni ‘70 ed ‘80 quando c’era l’incubo nucleare, dopo il diastro della guerra in Vietnam. E allora dove trovare un punto di riferimento? Da questo punto di vista, anche Civil War era stato un importantissimo passo in avanti: in questo XXI secolo caratterizzato dalle guerre al terrore ci aveva parlato proprio di terrorismo interno ed esterno, di paura, di quanto la guerra preventiva fosse un errore, delle conseguenze a lungo termine di una visione così estrema. Quelle conseguenze erano rappresentate dal Barone Zemo, per il quale era davvero difficile non provare empatia, se non una vera e propria comprensione. Non è un caso che al centro ci fosse lui, il soldato d’inverno, dentro cui aleggia non semplicemente l’eredità delle Black Ops americane, dei colpi di Stato, assassini politici e misteri della guerra fredda. Ma forse il volto più spietato e reale dell’America per il resto del mondo.
Un film che punta il dito contro il ritorno dell’imperialismo
Captain America: Brave New World è il frutto di un lavoro di sceneggiatura durato molto tempo. Tra rimaneggiature e riscritture, è stato rigirato e montato più volte, eppure è scioccante come nel film il personaggio del presidente ed ex generale Ross (Harrison Ford) rappresenti cosa l’America ha ricominciato ad essere: una superpotenza aggressiva che non fa mistero di voler curare solo i propri interessi, anche in modo sfacciato, con il ritorno al militarismo. Basti pensare alla recente polemica sulla volontà di annettere la Groenlandia e decidere il destino di popolazioni in paesi molto distanti dal proprio. In tutto questo Sam Wilson si ritrova come si ritrovavano gli eroi delle spy stories e dei thriller politici del passato, da I tre giorni del condor a Uccidete la colomba bianca: solo contro tutti. Il nuovo Capitan America ha contro lo stesso sistema che ha giurato di proteggere ma che continua a strizzare l’occhio a un’eversione dietro cui perseguire il potere, i soldi, le risorse naturali. A guardarsi indietro, non si può non cogliere una profondissima differenza tra il primo capitolo di Capitan America e ciò che è successo dopo. Ma questo è coerente con il fumetto e con il personaggio che spesso si trova di fronte al dilemma morale e all’ambiguità del suo compito con la famosa Civil War.
I prossimi capitoli della saga [contiene spoiler]
Lì, almeno sulla carta stampata arriverà anche la sua morte, in pieno stile The Manchurian Candidate. Captain America: Brave New World ci parla anche della necessità di una cooperazione internazionale e ci ricorda che il mondo è cambiato profondamente ora le superpotenze sono anche la Cina, l’India mentre l’Europa è un partner più difficoltoso. In uno scenario internazionale sempre più drammatico, il film di Julius Onah non si fa problemi a parlarci dell’estremizzazione della politica odierna, con il ritorno del mito dell’uomo forte al comando e quindi della necessità di contrapporvi la volontà di ascoltare chi ha un parere diverso. La democrazia che ci mostra è la nostra, in uno stato pessimo di salute, proprio per l’incapacità di lasciarsi alle spalle vecchi metodi e vecchie ideologie. Quello scudo è passato di testimone, portandosi dietro un sacco di problemi e anche l’umanizzazione dell’eroe, visto che Sam Wilson non ha il siero del super soldato ma ha solo la sua abilità e la sua intelligenza. Forse perché, più che di un salvatore, gli Stati Uniti in questo momento hanno bisogno di ricordarsi di essere comunità, non un insiemi di individui. Ma per questo, servirà qualcosa di più di un film della Marvel.
Fonte : Today