Google versa 326 milioni di euro per “definire le pendenze con il fisco italiano”. Il trasferimento, in un’unica, soluzione, è a titolo di imposte, sanzioni e interessi. Lo si apprende nella mattinata di mercoledì 19 febbraio da una nota della procura di Milano. L’azienda (o meglio, la società di diritto irlandese Google Ireland limited) era stata sottoposta ad accertamento per il periodo compreso tra il 2015 e il 2019.
Dalle verifiche effettuate dalla Guardia di finanza era emerso che Google aveva omesso la dichiarazione e il versamento delle imposte sui redditi prodotti in Italia tramite una “ipotizzata stabile organizzazione occulta di tipo materiale costituita dai server e dall’infrastruttura tecnologica essenziale per il funzionamento dell’omonima piattaforma per l’offerta di servizi digitali”.
In particolare, annota la procura, è stata “ravvisata l’omessa presentazione delle dichiarazioni annuali dei redditi prodotti in Italia e l’omessa presentazione delle dichiarazioni annuali di sostituto d’imposta, relativamente alle ritenute che Google Ireland avrebbe dovuto applicare sulle royalties corrisposte alle società estere appartenenti al medesimo gruppo, in ragione dell’utilizzo e sfruttamento, da parte della stabile organizzazione, di tutti i programmi, algoritmi, marchi e proprietà intellettuali costituenti, nel loro complesso, la tecnologia Google”.
Nel corso delle indagini è stata quindi “ricostruita l’intera attività economica svolta dalla società, con particolare riferimento ai ricavi conseguiti tramite la vendita di spazi pubblicitari, con conseguente contestazione dell’omessa dichiarazione degli imponenti redditi derivanti da tali operazioni“.
Al termine delle verifiche, la società irlandese ha optato per la conclusione di un accordo di adesione all’atto di accertamento. Come risultato, la procura di Milano ha formulato richiesta di archiviazione del procedimento penale al giudice per le indagini preliminari.
“Questa operazione“- commentano i magistrati – “testimonia l’efficacia della collaborazione tra l’Autorità Giudiziaria, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate milanesi per assicurare il rispetto delle leggi fiscali poste a tutela del bilancio dello Stato, ulteriormente rinsaldata a seguito della sottoscrizione del Protocollo d’intesa dello scorso 28 gennaio 2025“.
Nei giorni scorsi un’altra indagine milanese aveva visto al centro un’altra Big Tech, Amazon: come raccontato da Wired, la Guarda di finanza di Monza si era avvalsa del supercomputer della Sogei (società del ministero dell’Economia che gestisce i dati fiscali degli italiani) per poter accertare le violazioni: impossibile portare a termine le vericihe con i soli strumenti normalmente in dotazione alle Fiamme gialle. Episodi che mostrano come, nel confronto con realtà multinazionali dotate di apparati legali e tecnologici di portata globale, sia indispensabile un’azione coordinata che coinvolga tutte le agenzie e metta in campo tutte le risorse disponibili.
Fonte : Wired