Caso Paragon, Fratoianni a Wired: “Spiato anche io assieme ad altri parlamentari?”

Segreto di Stato. Il governo Meloni non vuole rispondere alle interrogazioni parlamentari sul caso Paragon, la spy story che coinvolge diversi attivisti delle ong tra cui il capo missione di Mediterranea, Luca Casarini e il direttore di FanPage, Francesco Cancellato, che sarebbero stati spiati utilizzando il software militare Graphite, fornito dalla società israeliana ad apparati governativi.

Mediterranea rivela: Casarini era spiato dal mese di febbraio del 2024

Lo spionaggio nei confronti Casarini – ha rivelato la ong Mediterranea Saving Humans – è iniziato nel mese di febbraio 2024. L’organizzazione ha pubblicato i risultati di una analisi condotta con la collaborazione del CitizenLab di Toronto. “L’analisi del telefono in uso a Luca Casarini ha rilevato che nel mese di febbraio 2024, quindi molti mesi prima dell’individuazione del warm Graphite, una entità non ancora identificata, ha operato un attacco software di tipo ‘sofisticato’, con tentativo di forzatura degli account del quale la società Meta ha dato rilievo”, si legge nella nota.

E se riferire al Copasir sul caso Paragon fosse la scappatoia perfetta per il governo?

“Ci sono sette anni di pena per un parlamentare che rivelasse il contenuto delle audizioni”, afferma l’attivista Luca Casarini, tra gli intercettati. E punta il dito contro l’esecutivo

L’attivista, raggiunto al telefono da Wired, Commenta così: “Di fronte ai segreti di Stato bisogna sviluppare la cultura della trasparenza e dell’indagine civile. Bisogna sapere con cosa abbiamo a che fare e farlo sapere all’opinione pubblica. È l’antidoto a questa società del controllo che usa la tecnologia in termini orwelliani. Lo spiegano bene le ultime due frasi della relazione del CitizenLab, in cui si dice che abbiamo messo le mani su due pezzi di un puzzle che si rivelerà molto più grande di quello che pensiamo. Ed è grande perché in un tempo in cui i mezzi di informazione sono nelle mani di pochi, il tema del controllo rientra a pieno titolo nei diritti fondamentali”.

La lettera di Lorenzo Fontana ai deputati che interrogano il governo

A confermare la volontà dell’esecutivo di non portare in aula il caso, una lettera del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, inviata ai parlamentari che avevano presentato gli atti all’ufficio ispettivo di Montecitorio. La comunicazione ufficiale è stata postata sui social dal leader di Sinistra Italiana e deputato di Alleanza Verdi Sinistra, Nicola Fratoianni. “Lorenzo Fontana – scrive Fratoianni – mi comunica che il Governo non intende rispondere sul caso di spionaggio attraverso il software della società Paragon né alle interrogazioni di Avs, né al Question Time che altre forze di opposizione avevano depositato per domani sullo stesso tema. Una notizia gravissima che disegna uno scenario inquietante: non è tollerabile, in una democrazia parlamentare, che non vengano fornite le risposte richieste dalle opposizioni su un caso di spionaggio ai danni di categorie protette come i giornalisti e attivisti o oppositori politici.

Fratoiannni a Wired: “Spiavano anche me?”

Raggiunto da Wired, Fratoianni apre a un’ipotesi che potrebbe rendere la questione ancora più delicata e aprirebbe scenari ancor più inquetanti. Io ho incontrato diverse volte Luca Casarini ed ero a cena con lui, insieme ad altri parlamentari della Repubblica, il giorno prima che scoppiasse il caso. Questi software possono anche accedere ai microfoni e alle videocamere dei cellulari. Qualcuno durante quegli incontri e quella cena stava registrando tutto? Eravamo spiati anche noi? Il governo può escludere che dei deputati e tra loro il segretario di un partito delle opposizioni siano stati intercettati tramite il telefono di Luca Casarini e tramite quelli di altri attivisti?”.

L’articolo del regolamento che consente all’esecutivo di non rispondere

Nella lettera inviata da Fontana, l’esecutivo si appella a un articolo del regolamento della Camera, precisamente il il 131, che recita: “Il Governo può dichiarare di non poter rispondere indicandone il motivo”. E il motivo apposto dall’esecutivo è che la materia delle interrogazioni “è stata ed è oggetto di audizioni presso il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir)”, ma soprattutto sulla vicenda avrebbe già risposto il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che avrebbe fornito “le uniche informazioni pubblicamente divulgabili”.

Fonte : Wired