Cosa c’è dietro l’attacco di Trump a Zelensky: due dettagli che svelano il bluff

Lo studio dei profili psicologici delle figure di spicco è normale nel campo dell’intelligence militare: infatti credo di aver più volte cercato di spiegare la figura e gli obiettivi di Vladimir Putin. Nel caso del Presidente americano naturalmente non esistono profili prodotti in campo militare occidentale, in quanto cittadino e leader di un Paese amico e alleato.

In cosa si assomigliano Trump e Putin

La mia impressione è che Trump sia fondamentalmente dotato di un ego estremamente pronunciato, di un’enorme ambizione a essere ricordato come un grande della storia americana, e di una sicurezza nelle proprie capacità derivante dai suoi innegabili successi personali nell’aggiustare il mondo che lo circonda secondo le sue necessità personali.

Donald Trump lapresse-22

Gli strumenti che impiega per raggiungere i suoi scopi sono essenzialmente un innegabile carisma e un’estrema abilità a muoversi con spregiudicatezza nell’ambito del mondo finanziario, secondo le regole scritte e soprattutto non scritte di tale mondo, che ha imparato a interpretare ed eventualmente distorcere a proprio esclusivo vantaggio. In comune con Putin ha la spregiudicatezza e la mancanza di scrupoli, ma a differenza di Putin ha obiettivi di tipo sostanzialmente economico e sociale piuttosto che di tipo politico e militare: a lui non interessa il controllo politico-militare del mondo, quanto piuttosto quello economico e finanziario, in modo da evitare il costo di un controllo diretto che non gli interessa.

Se quelli come Putin non hanno amici, ma soltanto complici da ricattare e nemici da distruggere, Trump ha solo potenziali clienti da blandire e potenziali avversari da intimidire. Tutti e due però hanno lo stesso punto debole: la presunzione di infallibilità.

il tavolo della pace tra Russia e Usa a Riad

Trump si pone come mediatore perché questo serve il suo scopo, che fondamentalmente deve garantirgli un ritorno. Per fare il mediatore deve essere – o almeno apparire – equidistante, e quindi non si fa problemi a lasciare il campo occidentale/ucraino e collocarsi in mezzo. Poiché ha già parlato più volte con Zelensky, deve anche per forza parlare con Putin, e per parlare con Putin senza fargli perdere la faccia deve allisciarlo un po’ di qui le sue dichiarazioni un po’ folli, il miele, i nani e le ballerine di Riyadh. Sia noi che Zelensky dovremmo capirlo e tenere i nervi un po’ più saldi.

Detto questo però, dobbiamo chiederci cosa si propone di ottenere. Perché, prendendo a valore nominale le sue dichiarazioni e la dottrina Maga (“make America great again”), a lui della guerra non dovrebbe importare molto: in fondo ci sta guadagnando anche un po’ senza che gli costi molto; se gli interessasse davvero zero, direbbe all’Europa di arrangiarsi e azzererebbe gli aiuti. Non lo fa: perché? Anzi, rilancia e butta il peso del prestigio americano e suo personale in una trattativa che finora nessuno, nemmeno India, Turchia, Cina, il Papa o l’ONU hanno voluto prendere in mano, e quindi crea una situazione in cui potrebbe improvvisamente avere molto da perdere se la trattativa dovesse fallire (almeno in termini di prestigio, che per lui come abbiamo visto è fondamentale). Perché?

Izium bombardata dai russi

La questione si complica osservando la situazione bellica: è in equilibrio dinamico, in cui entrambi i contendenti sono stremati e nessuno dei due è in condizioni di vincere, ma nemmeno di crollare a breve. Anzi, mantenendo la situazione attuale, probabilmente il collasso economico russo arriverebbe prima di quello ucraino, anche se Kiev fosse sostenuta unicamente dall’Europa (ma anche da Canada, Giappone e altri). Gli esperti istituzionali di Trump lo sanno benissimo: il punto è se lui li ascolta o meno. Quindi abbiamo due casi possibili, a seconda che Trump sia consapevole della realtà sul campo oppure che abbia le sue convinzioni personali a cui si è sempre affidato e che spesso gli hanno dato ragione in finanza e in politica.

immagini dal fronte del Donbass

Primo caso. Trump sta costruendo una trappola diplomatica, rendendo la trattativa attraente per Putin che ci si impegna. Salvo poi presentare un piano indigesto a entrambe le parti (come è effettivamente prevedibile), che però Putin rifiuta più nettamente di Zelensky. A questo punto Trump passerebbe al già delineato “piano”, scaricando un gran quantitativo di materiale militare americano in riserva, obsoleto per gli Usa (e perfino costoso da mantenere e di cui lui probabilmente vorrebbe perfino liberarsi), ma avanzatissimo per il teatro di guerra ucraino. Materiale che invece di consegnare gratis farebbe pagare per nuovo alla Europa. Guadagno netto per gli Usa, tanto economico che di prestigio, Opa sulle risorse naturali dell’intera Ucraina, e probabile collasso del regime russo, unico rivale strategico a livello nucleare dell’America, il che porrebbe gli Usa in una posizione di scacco nucleare sulla Cina (che sull’ombrello strategico russo conta nel confronto globale con l’America, essendo il suo arsenale nucleare inferiore e a livello di quello francese). Sarebbe un successo pieno, ma verrebbe ottenuto più secondo la dottrina “neocon” che quella Maga.

immagini dal fronte in Dobass

Secondo caso. Trump sta giocando a fregare tutti gli altri giocatori, ma uno in particolare, che non è la Russia. Ragionando in termini finanziari (gli unici che capisce e concepisce), la Russia non è un avversario serio, anzi è una sorta di “disagio ambientale” utile a far vendere materiale americano (che Trump crede ciecamente essere il migliore al mondo) per chi se ne vuole difendere. L’Ucraina a sua volta è nulla più che un oggetto di mercanteggiamento dal quale intende spremere il massimo. Il vero obiettivo è la Ue, la cui organizzazione e lo stesso concetto (collaborativo e evolutivo) contrasta con la sua visione del mondo, dove ci sono solo lui, i suoi potenziali clienti, gli avversari e gli oggetti di commercio, ed esclude ogni aspetto etico quale “l’amicizia” o “la lealtà” relegate a pura ipocrisia nel dialogo fra Nazioni. In questo mondo trumpiano, l’Unione Europea è l’anomalia da correggere, e soprattutto l’Euro è il problema da eliminare (ricordate la sua furia all’idea di una moneta dei BRICS? L’Euro è molto più pericoloso perché esiste ed è affermato, ed è l’unico vero possibile rivale del dollaro nel commercio mondiale futuro). Così come la guerra in Ucraina che in base alle sue idee farebbe meglio a ignorare, la Ue che disprezza tanto apertamente (non importa se a ragione o meno) dovrebbe essere da lui ignorata completamente; invece in entrambi i casi Trump si impegna a fondo, e il motivo sarebbe proprio disarticolare la Ue prima che diventi un competitore pericoloso, cosa che la Russia non sarà mai. Questa visione chiaramente miope secondo il nostro punto di vista, sarebbe però perfettamente in linea con l’ideologia Maga.

Il presidente ucraino Zelensky

Ora, entrambi gli scenari sono perfettamente ragionevoli e porterebbero enormi vantaggi all’America (secondo me soprattutto il primo, ma io non sono Trump) e prestigio al suo Presidente. Il problema però è che Trump si sopravvaluta. Lui è convinto dell’indispensabilità americana nel sostegno dell’Ucraina, e quindi crede di avere un’arma di ricatto invincibile su Europa e Ucraina, ma non è così: Zelensky può benissimo dire di no anche lui, proprio perché la situazione militare non è affatto tale da costringerlo alle corde: senza l’iniziativa di Trump, la guerra continuerebbe con il suo attrito ancora per molti mesi, ed entrambi i contendenti ritengono di poterselo permettere.

Secondo me l’Ucraina ancor più che non la Russia, grazie al sostegno economico garantito dall’Europa (Regno Unito compreso), dal Canada, dal Giappone e da tutti gli alleati minori dell’Occidente da cui Trump si potrebbe tirare fuori. Trump però crede fermamente che questo sia semplicemente impossibile, e che senza l’America alle spalle l’Ucraina sarebbe condannata. Questa credo sia la vera sostanza del discorso: una situazione ingarbugliata.

Fonte : Today