Lo spionaggio del telefono e delle chat WhatsApp dell’attivista Luca Casarini è iniziato “già a febbraio del 2024”. A denunciarlo è Mediterranea Saving Humans, di cui Casarini è fondatore e capomissione, che ha pubblicato i report redatti dal team di esperti che sta conducendo l’indagine civile sulle utenze degli attivisti.
Il caso è quello della società Paragon e del suo software Graphite. I clienti sono governi che dovrebbero usare lo spyware nel contrasto al crimine. Il sistema riesce a inserirsi nei telefoni bersaglio senza che l’utente se ne accorga, senza neppure un click. Parliamo di una tecnologia di sorveglianza di livello militare in grado di penetrare anche in smartphone criptati. Di certo almeno sette utenze sono state controllate in Italia, una è quella di Casarini. Il governo respinge un proprio coinvolgimento ma non è chiaro chi ci sia dietro questo controllo.
Come è stato controllato il telefono di Casarini e da quando
L’analisi del telefono utilizzato da Luca Casarini, spiegano da Mediterranea sulla base dell’indagine civile effettuata con la collaborazione di CitizenLab Toronto, ha rilevato che “nel mese di febbraio 2024, quindi molti mesi prima dell’individuazione del warm Graphite, una entità non ancora identificata ha operato un attacco software di tipo ‘sofisticato’, con tentativo di forzatura degli account di Luca Casarini e del quale la società Meta ha dato rilievo”. L’attacco sarebbe stato operato seguendo una precisa metodologia. “Un protocollo per la costruzione di quella che viene classicamente definita ‘catena di sorveglianza’, che ha come esito finale il passaggio da uno ‘spyware’ al più sofisticato strumento militare ‘Graphite'”, spiega l’ong.
La data di inizio delle attività sospette sarebbe l’8 febbraio 2024. “La presenza di Graphite, individuata nel telefono della vittima fin dal novembre 2024 e comunicata all’interessato il 31 gennaio 2025 dopo accurate verifiche da parte della società Meta – sottolinea l’ong -, non lascia dubbi invece sul fatto che solo agenzie governative abbiano potuto avvalersi di tale tecnologia. Ma anche l’individuazione dell’origine di questo primo passaggio di febbraio 2024, la costruzione dell’infrastruttura di sorveglianza per mezzo di spyware, risulta molto importante per definire con certezza gli aspetti dell’operazione a danno di Luca Casarini nel suo complesso”. Secondo gli esperti di Citizenlab, il tipo di attacco subito a febbraio del 2024, “va preso molto sul serio e per questo bisogna dedicargli particolare attenzione nell’indagine civile. La presenza di questo tipo di attacchi segnala in genere che un governo vi sta monitorando e vuole estendere il controllo anche alle persone a voi vicine. In questo caso è stato molto positivo che Meta, prima attraverso Facebook e poi con Whatsapp, vi abbia avvisato. Possiamo dire che abbiamo in mano due pezzi di un puzzle che si rivelerà molto più grande di quello che pensiamo”.
Paragon, cosa il governo Meloni non dice
Intanto il governo ha respinto la richiesta di rispondere al Parlamento sul tema nel corso di un question time. Il sottosegretario ai Servizi, Alfredo Mantovano, ha fatto sapere al presidente della Camera che le uniche notizie divulgabili sulla vicenda Paragon sono già state fornite. Il resto non è divulgabile. “Si tratta di dare risposte su informazioni ‘classificate’ e quindi il governo non può riferire pubblicamente – insiste il ministro dei rapporti col Parlamento, Luca Ciriani – perché si tratta di informazioni che non possono essere divulgate. Possono invece essere divulgate nelle sedi opportune, che sono quelle previste dalla legge”. Le opposizioni insorgono, parlano di “prerogative del Parlamento violate”, di “un gravissimo precedente”. Per il Pd “il governo si sottrae al confronto con il Parlamento”. “Per la prima volta nella storia italiana un governo rifiuta di rispondere in Aula a un question time”, dice Renzi.
“Il Governo italiano ha opposto il segreto di Stato alle legittime domande che il Parlamento in primis, ma anche tutti noi e l’opinione pubblica, rivolge per sapere chi ha autorizzato una simile attività lesiva dei diritti e delle libertà costituzionali, e in violazione alle Convenzioni internazionali, spiando giornalisti, attivisti, rifugiati e soprattutto con quali motivazioni. Noi contrapponiamo ai segreti di Stato, la condivisione e la trasparenza”, interviene anche Mediterranea.
Fonte : Today