La Pixar non è più quella di una volta. Da qualche anno a questa parte sembra aver perso quel tocco che per più di un decennio, specie quando la compagnia era ancora di Steve Jobs e nei primi anni del passaggio sotto il cappello della Disney, le ha consentito di trasformare in oro tutto quello che toccava.
Da Onward – Oltre la magia in poi è passata parecchia acqua sotto ai ben noti ponti prima di vederla tornare in grande stile ai fasti, per lo meno economici, di un tempo con Inside out 2. Che con 1,698 miliardi di dollari incassati è diventato il maggior incasso di sempre in tema di animazione.
Nello stesso lasso di tempo, lo studio di Emeryville in California si è anche ritrovato “costretto” per così dire a far sì che su Disney+ arrivassero anche delle produzioni, fra corti e serie tv animate, capaci di arricchire la lista di esclusive presenti sulla piattaforma. Finora si è sempre trattato di storie collegate a dei franchise ben noto della Pixar e non c’è stato nulla di realmente memorabile. Tutta roba che si è persa nel mucchio. Che ora, con Win or lose, si appresta ad esplorare un “territorio nuovo”, ovvero quello delle serie tv animate in tutto e per tutto basate su un concept originale.
È composta da otto episodi che, a partire dal 19 febbraio, arriveranno su Disney+ a suon di due puntate ogni mercoledì. Abbiamo avuto la possibilità di vedere in anteprima i primi quattro episodi e di farci un’idea più approfondita di quello che è lecito attendersi da Win or lose.
Win or lose: la trama della serie tv animata della Pixar
Win or lose. Vinci o perdi. Anche senza aver visto nessun trailer, spot o artwork ufficiale, di fronte a un titolo di questo genere è facile che vi troverete a ipotizzare che questa serie abbia in qualche modo a che fare con lo sport.
Ed è esattamente così. Anche se, allo stesso tempo, non è così.
In linea di massima, tutto ruota intorno a come otto personaggi si preparano ad affrontare un evento decisamente molto rilevante: la partita finale del campionato di softball. Solo che una data cosa tende a cambiare a seconda del punto di vista con cui viene osservata. Motivo per cui non tutti vivranno il tempo che li separa da quel giorno così atteso e temuto alla stessa maniera.
Ecco perché Win or lose parla e allo stesso tempo non parla di questo match di softball. Perché non è necessariamente quello a generare le ansie, le paure e le preoccupazioni del personaggio che, di puntata in puntata, viene osservato.
Tutto sembra andare nella giusta direzione
Se c’è una cosa che la Pixar ha sempre saputo fare generalmente molto bene, è quello di trovare la grandezza e l’universalità dei messaggi anche in storie dal presupposto banale, ordinario. Un bambino che ama la sua nonnina e scopre qualcosa sul passato della sua famiglia. Un vecchio vedovo che si ritrova a rispettare la promessa fatta a sua moglie quando erano entrambi giovani. Oppure la risposta alla domanda “Ma da dentro al mio armadio, di notte, davvero escono fuori i mostri?”.
Non è da tutti costruire autentici capolavori del cinema con dei punti di partenza, se vogliamo, così poco eccezionali.
Con Win or Lose la Pixar ha, per la prima volta, la possibilità di raccontare qualcosa di nuovo anche su Disney+ con quella che, come scrivevamo poco fa, è la sua prima serie animata non basata su una proprietà intellettuale già esistente.
E lo fa prendendo una cosa con cui chiunque in giro per il mondo può riconoscersi. La partita finale di un campionato sportivo. Essendo ambientata negli Stati Uniti lo sport in questione è il softball e la squadra è chiaramente femminile, ma anche se in altri paesi quella disciplina sportiva è di sicuro esponenzialmente meno nota, chiunque pratichi o abbia praticato “educazione fisica” a scuola con tutto quello che ne deriva in quanto a “gioco di squadra” e ansia pre-partita può afferrare bene il concetto. Ma appunto: non tutto ruota per tutti necessariamente attorno a quel match. Anche per le stesse ragazzine della squadra il tasso d’agitazione può essere marginalmente collegato. Idem per gli adulti che gravitano intorno alla squadra e alla finale.
Ma ognuna di queste è una preoccupazione che può essere universale. C’è chi spera di non commettere errori ed è letteralmente schiacciata dalla paura di non essere all’altezza e di deludere il proprio papà. Che è anche l’allenatore della squadra. C’è chi è stato costretto dalla vita a indossare un’armatura per tenere lontane le persone. C’è chi è dovuto crescere in anticipo facendosi da genitore perché magari ha una mamma che è troppo focalizzata su attività frivole. Una mamma che, a sua volta, potrebbe adoperare queste frivolezze solo per mascherare la sua fragilità e non mostrare alla sua prole tutto il guano che deve ingurgitare per riuscire a provvedere alle necessità di casa.
Problematiche molto complesse nella loro apparente semplicità da “vita di tutti i giorni” che nella serie Pixar vengono affrontare con inventiva, sagacia visiva e quella profonda delicatezza che ha reso le opere dello studio così celebri e amate.
Purtroppo, come già vi abbiamo detto, ci è stato concesso di vedere quattro episodi su otto, quindi il voto che leggerete qua sotto potrebbe non essere del tutto attendibile. Anche se è improbabile che il livello qualitativo delle puntate restanti possa crollare vertiginosamente, era una precisazione che andava fatta.
Per il momento, Win or lose sembra una partita vinta su tutta la linea da una Pixar che sembra aver ritrovato lo smalto di un tempo.
Voto: 8
Fonte : Today