Le immagini, si suol dire, valgono più di mille parole. E quando sono concertate dalla politica, ancora di più. Lo dimostrano le corti dei tech bro, i potentissimi padroni delle multinazionali tecnologiche, che i due concorrenti per la leadership economica globale, ossia Stati Uniti e Cina, hanno voluto immortalare negli ultimi tempi.
Nel caso degli Stati Uniti, la foto simbolo è di qualche settimana fa. Donald Trump i suoi tech bro li ha voluti ben inquadrati alle spalle mentre giurava da presidente degli Stati Uniti. L’immagine del quartetto Mark Zuckerberg (Meta), Jeff Bezos (Amazon), Sundar Pichai (Alphabet/Google) e il fedelissimo Elon Musk (Tesla, SpaceX e X) è un manifesto che certifica come i campioni Usa del tech si siano messi a disposizione della nuova amministrazione. Negli ultimi giorni la Cina ha risposto a modo suo, con un vertice molto più istituzionale in cui il presidente Xi Jinping ha radunato quelli che considera i suoi tech bro. Cerchio magico nel quale è stato riammesso il volto simbolo della rampante economia digitale cinese, Jack Ma, il fondatore di Alibaba. E l’Europa? Chi sono i tech bro che potrebbe chiamare per una foto di famiglia? E devono per forza essere bro?
Tra Europa e Stati Uniti
Dall’AI Action Summit, il vertice sull’intelligenza artificiale che il presidente francese Emmanuel Macron ha organizzato a Parigi all’inizio di febbraio, non sono arrivate foto di politici con la loro corte di tech bro. L’istantanea ufficiale è molto politica. Macron è a fianco del presidente indiano, Narendra Modi, e in prima fila ci sono il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, il premier canadese Justin Trudeau, la segretaria generale dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni, Doreen Bogdan-Martin. Il responsabile scientifico di Meta AI, Yoshua Bengio, è in terza fila. Anche questo è un messaggio, a suo modo: la Francia fa da sé, gioca la sua partita parallela all’Unione e vuole affermarsi come riferimento diplomatico in alternativa a Cina e Stati Uniti. Ma con chi potrebbe sostituire i politici, per una foto ricordo più business?
A scorrere le immagini del summit parigino, si vede Macron impegnato ad accogliere affettuosamente Pichai di Google e Sam Altman, il numero uno di OpenAI. Obiettivo: opzionare un accesso prioritario ai loro investimenti tech. È ormai acclarato, però, che se i tech bro Usa devono fare un piacere, lo faranno all’inquilino della Casa Bianca, ai cui desiderata si sono già inchinati.
Google ha rettificato il nome del Golfo del Messico secondo i diktat imperialisti di Trump. Meta ha cancellato il programma di fact-checking frignando per le regole europee. Su Musk non serve aggiungere granché. Alla cerimonia di insediamento c’era anche Shou Zi Chew, l’ad di Tiktok che ha fatto pace con lo stesso presidente che, al primo giro di giostra, aveva agitato lo spettro del blocco. E lo stesso Altman, che pochi giorni dopo alla Casa Bianca ha benedetto il mega-progetto per l’AI Stargate con un altro tech bro di Trump, il patron di Oracle, Larry Ellison, in un’altra foto-manifesto. Sono solo immagini? No, è il modo in cui ci si racconta e si plasma ciò che gli altri vedono.
I tech bro della Cina
Tanto che il presidente cinese, Xi Jinping, alla ricerca di un nuovo slancio per l’economia, ha convocato i suoi tech bro in un vertice con cui ha voluto rafforzare l’appoggio del governo alle grandi imprese private del settore tecnologico. Qui non ci sono foto ma immagini video ufficiali del summit. In prima fila, dietro lunghi tavoli rivestiti di velluto verde, c’erano Ren Zhengfei, il fondatore di Huawei, e Wang Chuanfu, il patron di Byd, a indicare l’appoggio di Pechino al campione nazionale delle telecomunicazioni, impegnato nello sviluppo di chip autoctoni per svincolarsi dalla dipendenza dagli Stati Uniti, e a quello dell’auto elettrica, che ha battuto Tesla per produzione di veicoli elettrici e ibridi nel 2024 (3,02 milioni complessivi, di cui 1,6 full electric contro gli 1,84 dell’azienda di Musk, ancora capolista).
Fonte : Wired