Una professione precaria, scarsamente pagata eanche a rischio per quanto riguarda la “salute mentale”. Lo dimostra un nuovo studio pubblicato su Lab Parlamento che accende una luce su un fenomeno preoccupante che riguarda chi lavora dietro la cattedra: il suicidio degli insegnanti. Un dramma silenzioso, ma che, secondo recenti ricerche, si manifesta con una costanza allarmante.
Un suicidio al mese: i numeri inquietanti
Dal 2014 al 2024, ben 110 insegnanti si sono tolti la vita, con una media di un suicidio al mese. Il trend si interrompe solo nei mesi estivi di luglio e agosto, periodo in cui la scuola è chiusa. Numeri che, secondo gli esperti, potrebbero essere persino sottostimati, considerando la mancanza di dati ufficiali e la reticenza delle famiglie a rendere pubbliche le cause del decesso.
Il fenomeno, che potrebbe apparire isolato, trova invece conferme in studi internazionali: Francia e Regno Unito hanno già dimostrato che la categoria docente è una delle più esposte al rischio di suicidio, senza che ciò abbia suscitato un’adeguata risposta istituzionale.
Le cause di un disagio sommerso
Dietro questi numeri si cela un malessere profondo, legato a stress cronico, burnout e condizioni lavorative usuranti. L’insegnamento, spesso percepito come un lavoro “comodo” per via dell’orario ridotto e delle lunghe vacanze estive, nasconde in realtà un carico emotivo e psicologico enorme.
Uno studio recente dell’Health & Sustainability Lab dell’Università Bicocca di Milano ha rivelato che quasi un docente su due soffre di stress cronico e che il 35% degli insegnanti ha pensato seriamente di dimettersi. Un segnale chiaro di un malessere diffuso, che spesso viene sottovalutato o ignorato.
L’identikit del docente a rischio
Secondo i dati della ricerca, condotta dal dottor Vittorio Lodolo D’Oria, specializzato nelle malattie professionali dei docenti, l’età media degli insegnanti che si tolgono la vita è di 51 anni, che scende a 48 tra coloro ancora in servizio. Le donne risultano più numerose nei casi di suicidio (65 contro 45 uomini), ma l’incidenza del fenomeno è maggiore tra gli uomini, dato che rappresentano solo il 17% del corpo docente.
Dal punto di vista geografico, la maggioranza dei suicidi si verifica nel Sud e nelle Isole (58%), seguite dal Nord (23%) e dal Centro (19%).
L’assenza di tutele e il vuoto normativo
Un aspetto particolarmente critico è la mancanza di protezione per i docenti in difficoltà. Il decreto legislativo n. 81 del 2008 prevede la tutela della salute per le professioni ad alto rischio di stress lavoro-correlato, tra cui gli insegnanti. Tuttavia, questa norma è rimasta inapplicata, lasciando i docenti privi di un adeguato supporto psicologico e sanitario.
Inoltre, non esistono dati nazionali ufficiali sui suicidi stratificati per professione, né sulle malattie professionali degli insegnanti. Questo vuoto informativo rende difficile affrontare il problema in modo efficace e impedisce di attuare strategie di prevenzione mirate.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, la politica non può più ignorare il problema: “Se un docente su tre vuole licenziarsi, significa che il malessere nella categoria è profondo. Servono interventi concreti per tutelare la salute dei lavoratori della scuola.”
Fonte : Today