La spesa militare degli Stati Uniti continua a essere troppo alta per chiunque voglia paragonarsi. Con 880 miliardi di dollari nel 2023, Washington supera da sola la somma dei successivi otto paesi nella classifica mondiale degli investimenti in difesa. È quanto emerge da un’analisi pubblicata da Al Jazeera sulla base dei dati del Stockholm international peace research Institute (Sipri). Il rapporto fotografa uno scenario di crescente competizione militare tra le potenze mondiali. In un contesto geopolitico sempre più teso, dati e numeri ci rivelano le reali dinamiche di potere tra le nazioni e le loro priorità strategiche.
Le grandi potenze e la corsa agli armamenti
La spesa militare globale ha toccato nel 2023 il livello record di 2.440 miliardi di dollari, con un aumento del 6,8% rispetto all’anno precedente, segnando l’incremento più significativo dal 2009. Secondo l’analisi del Sipri, citata da Al Jazeera, questo balzo corrisponde a una spesa pro capite mondiale di 306 dollari, più del doppio rispetto ai 130 dollari registrati nel 2000. Un’escalation che rispecchia il nuovo corso delle relazioni internazionali e il ritorno della competizione tra grandi potenze.
La Cina mantiene il secondo posto della classifica mondiale con 309 miliardi di dollari, meno della metà degli Stati Uniti, mentre la Russia occupa il terzo gradino con 126 miliardi. Il divario assume dimensioni ancora più significative nell’analisi della spesa pro capite elaborata dal Sipri. Se si divide il budget militare per il numero di abitanti – un calcolo che permette di comparare paesi con popolazioni molto diverse – gli Stati Uniti spendono annualmente 2.694 dollari per abitante, mentre la Cina, nonostante sia il secondo investitore mondiale, si ferma a 208 dollari. Tra i casi più significativi in questa categoria c’è anche Israele che, che con una spesa di 29 miliardi di dollari nel 2023 ha raggiunto il livello più alto di spesa pro capite al mondo: 2.997 dollari per abitante, superando persino gli Stati Uniti.
India e Arabia Saudita completano la top 5 delle potenze militari mondiali, con investimenti rispettivamente di 83 e 74 miliardi di dollari. Il caso saudita è particolarmente significativo: con una popolazione relativamente contenuta, il regno raggiunge una spesa pro capite di 2.052 dollari, quasi equiparabile a quella statunitense, destinando il 7,1% del proprio pil alla difesa. Un livello di investimento che, come sottolinea Al Jazeera, è secondo solo all’Ucraina tra le principali economie mondiali. Il conflitto con la Russia ha infatti spinto Kyiv a livelli di spesa militare senza precedenti: nel 2023, l’Ucraina ha destinato alla difesa 62,1 miliardi di dollari, pari al 36,7% del Pil e al 58,2% della spesa pubblica complessiva, la maggior percentuale al mondo.
La risposta europea
Il Vecchio continente presenta uno scenario complesso e frammentato nella distribuzione delle spese militari. Dal 2006 la Nato richiede ai suoi membri di investire almeno il 2% del pil in spese militari, un obiettivo che ha trasformato profondamente il panorama della difesa europea ma che non è stato ancora fatto propio da tutti. Oggi, 23 dei 32 paesi membri rispettano questo parametro, un numero in forte crescita rispetto ai soli tre paesi che lo raggiungevano nel 2014, ma ancora lontano dalle ambizioni di Donald Trump, che ha dichiarato di voler alzare l’asticella al 5%. L’analisi dei budget della difesa pubblicata dalla Nato rivela tuttavia profonde disparità tra i paesi membri, con una progressiva ridefinizione delle priorità strategiche che sta modificando gli equilibri interni all’alleanza.
Sul fronte orientale dell’alleanza, la Polonia guida la classifica europea degli investimenti in termini relativi, destinando il 4,12% del pil alla difesa nel 2024, seguita dall’Estonia con il 3,43%. Questi livelli di spesa, notevolmente superiori alla media Nato, riflettono la percezione di una minaccia diretta ai confini orientali dell’alleanza. Le grandi economie continentali mostrano invece un approccio più moderato: la Germania dedica il 2,12% del proprio prodotto interno lordo alla difesa, la Francia il 2,06%. L’Italia, invece, si posiziona tra i paesi che non raggiungono ancora l’obiettivo Nato, con una spesa militare di 34,5 miliardi di dollari, pari all’1,49% del pil. Un dato che colloca il paese al di sotto della media dell’Alleanza e significativamente distante dai principali partner europei: persino la Spagna, con un’economia più piccola, destina alla difesa 21,3 miliardi (1,28%). In termini di spesa pro capite, l’Italia investe 603 dollari per cittadino, meno della metà rispetto ai 1.106 dollari del Regno Unito o ai 946 della Francia.
Fonte : Wired