La truffa in criptovalute che coinvolge il presidente argentino Milei

Di colpo, il vuoto sotto i piedi. Come se qualcuno tirasse via all’improvviso il tappeto dove sono poggiati. Per un po’ si rimane sospesi, poi si precipita. 40 mila argentini hanno provato questa sensazione in una delle truffe cripto più rapide e più devastanti della storia recente. 4 mila miliardi di dollari spariti. Nome tecnico: rug pull, tirare via il tappeto appunto. Operazione ancora più efficace perché a reggere il tappeto in questo caso, più o meno inconsapevolmente, c’era il presidente argentino in persona, Javier Milei.

Il post di Milei su X, poi rimosso dal presidente argentino

Tutto accade su X. Sul social dell’amico Elon Musk, Milei venerdì sera condivide un post dove pubblicizza una criptovaluta, $Libra, sostenendo che si trattava di un “progetto per supportare la crescita di aziende e startup argentine”. Nel post, cancellato qualche ora dopo, anche un sito e l’indirizzo di un portafoglio in cripto. Alla fine, il suo messaggio: “Lunga vita alla libertà, dannazione”. Ma a dannarsi sono stati i suoi concittadini. Quelli che hanno preso il suo invito in parola e hanno versato l’equivalente di 85 milioni di stipendi medi argentini per supportare il progetto. Soldi volatilizzati qualche ora dopo.

Ciò che resta è il vuoto. E la disperazione di migliaia di persone che oggi commentano i post del presidente, chiedendo aiuto alla sua autorità, la stessa che li ha portati in rovina. Inciampi dell’iper liberismo in salsa cripto. In Argentina è l’ora dei conti. La Borsa di Buenos Aires ha chiuso lasciando sul terreno il 3,5%. Un pool di avvocati argentini lo ha accusato di frode. Le opposizioni chiedono l’impeachment per Milei, che risponde: “Agli sporchi ratti della casta politica che vogliono approfittare di questa situazione per farmi male, voglio dire che confermano solo quanto sono vili i politici”. Intanto si muove la giustizia dopo le centinaia di denunce presentate in queste ore.

Milei forse vittima di un raggiro. Ma chi ha scritto quel post?

Difficile dire se Milei sia vittima o complice in questo caso. Certo è che la truffa è stata fatta da professionisti. E anche il post di Milei è stato scritto da qualcuno che di cripto ne sa. Il sospetto di molti è che il testo gli sia stato girato. Ma da chi? La vicenda Milei nasconde comunque un tema più grande. E riguarda il rapporto stesso tra la destra ultraliberale e le cripto. Il lancio di cripto patriottiche è una combinazione inedita di nazionalismo e trading speculativo, culto dei leader e rischio, populismo e avidità.

Milei è un fan delle cripto, strumento di finanza decentralizzata, grimaldello per abbattere le autorità centrali. Ed è indubbio che abbia subito il fascino delle cripto di Donald e Melania Trump. Entrambe lanciate a ridosso dell’insediamento del Presidente Usa, entrambe volate sulle ali dell’entusiasmo, entrambe diventate poi un bagno di sangue per loro sostenitori. La cripto di Trump è passata da 7 a 80 dollari in un giorno, ora è crollata intorno ai 15. Quella di Melania si è fermata a 15 dollari nel giorno di lancio, ora ne vale uno. Anche la moneta di Trump è crollata poco dopo il suo insediamento. Ha perso tre quarti del suo valore. Ma ciò non ha impedito alla società che ha gestito il trading (la Cic Digital, di proprietà di Trump) di generare tra gli 86 e i 100 milioni, secondo un’inchiesta di Reuters.

Mentre se 50 dei primissimi investitori di $Trump hanno guadagnato circa 10 milioni l’uno, 200.000 persone hanno perso tutto il loro investimento. Anche qui miliardi persi ma di portafogli, quelli americani, un po’ più gonfi di quelli argentini. Ai quali ora tocca leccarsi le ferite inflitte – magari suo malgrado – da un uomo in cui hanno riposto fiducia incondizionata.

@arcangelo.rociola

Fonte : Repubblica