Preparate i fazzoletti per “Storia della mia famiglia” su Netflix

Certe serie tv dovrebbero essere precedute da un avviso come “Stai per guardare qualcosa che ti farà soffrire emotivamente, vuoi proseguire?”. È il caso di Storia della mia famiglia, serie italiana di 6 episodi in uscita il 19 febbraio su Netflix e con un cast che ha tra i protagonisti attori del calibro di Eduardo Scarpetta (L’amica geniale, I Leoni di Sicilia, La legge di Lidia Poet), Massimiliano Caiazzo (Mare Fuori) e Vanessa Scalera (ovvero Imma Tataranni sostituto procuratore). 

Una serie dramedy, che fa ridere ma ancor di più fa piangere: per arrivare preparati alla visione, ecco quindi di cosa parla e il nostro parere su Storia della mia famiglia.

La trama di Storia della mia famiglia 

Come si vede anche dal trailer, al fondo di questa recensione, il protagonista, Fausto (Scarpetta) è malato terminale, in punto di morte a causa di un brutto tumore scoperto troppo tardi. 

Fausto ha due figli, Libero (Jua Leo Migliore) ed Ercole (Tommaso Guidi), che vivono con lui a Roma, senza la mamma Sarah (Gaia Weiss), una donna inglese con qualche problema di stabilità. 

E dunque si pone il problema di chi si prenderà cura di Libero ed Ercole dopo la morte di Fausto. Lui, che nonostante tutto è un tipo solare che trasmette allegria intorno a sé, ha trovato una soluzione: i suoi figli staranno con quella che lui considera la sua famiglia. Anche qui, nonostante tutto. 

Perché la mamma Lucia (Scalera) non ha intenzione di lasciare Ercolano e i suoi toy boys, mentre il fratello minore Valerio (Caiazzo) si trasferirebbe pure a Roma, ma deve risolvere i suoi problemi di dipendenza dalla droga. 

Per fortuna la famiglia di Fausto non è solo quella di sangue, e include anche gli amici di una vita: Maria (Cristiana Dell’Anna, la mitica Patrizia di Gomorra), insegnante, che accompagna Fausto a tutte le visite ed è palesemente innamorata di lui, e Demetrio (Antonio Gargiulo, da non confondere con l’omonimo e più maturo attore visto in Il Re), collega di Fausto all’agenzia immobiliare e altrettanto palesemente innamorato di Maria. 

Una famiglia atipica, dunque, che dovrà convincere assistenti sociali e giudici dei minori, e che dovrà farlo in fretta, perché il tempo di Fausto è finito. 
Ma lui riuscirà comunque a essere presente anche dopo la sua morte, non come fantasma o presenza sovrannaturale, ma con una serie di messaggi vocali e video registrati per dare coraggio e speranza alle persone che ama. 

E così, tra flashback e ricordi del passato, la serie ci mostra come si è arrivati a questo dolorosissimo momento, di fine ma anche di inizio per la storia di questa strana famiglia.

Perché (non) vedere Storia della mia famiglia

Storia della mia famiglia non è una serie esente da difetti: ci sono passaggi davvero troppo veloci che in alcuni punti fanno venire il dubbio che ci si sia persi qualcosa (non siamo insomma in una di quelle produzioni Netflix scritte in modo ridondante per essere seguite in sottofondo mentre si guarda il cellulare o si prepara la cena).

Ciò che non manca sicuramente in Storia della mia famiglia è una massiccia dose di emozioni. A cominciare dal divertimento, soprattutto ma non solo nelle scene dal passato di Fausto, prima della malattia e a volte anche dopo. 

E poi tanta, tanta commozione. Perché è impossibile rimanere impassibili (scusate il gioco di parole) di fronte al coraggio di Fausto, che anche dopo la morte riesce a curare con le sue parole le ferite dei suoi cari. 

Il regista Claudio Cupellini (il film Alaska, molti episodi di Gomorra) ha letteralmente dato vita a questa famiglia particolare, che deve affrontare un dramma insopportabile e ingiusto. E lo affronta con, nonostante o persino grazie ai propri difetti e limiti, con un’umanità che tocca nel profondo dello spettatore.

Non si sa al momento se ci sarà una stagione 2, noi nel caso avremmo un’idea da suggerire, ma anche se resterà una miniserie di una sola stagione questa Storia della mia famiglia merita di essere vista, e vissuta, anche solo per dare sfogo alle proprie paure e farsi qualche pianto liberatorio. Basta essere preparati. 

Voto: 7.7

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Fonte : Today