Wada e il doping: tranne Sinner, tutti hanno fatto una figura ridicola

La sensazione, messi da parte tifo e campanili, resta quella di una grande occasione persa. Non da Jannik Sinner, unico attore di classe in questa farsa, ma da tutti gli altri organismi coinvolti, nessuno escluso.

Ha perso un’opportunità rilevante di mostrare la sua leadership l’Atp, il cui silenzio nelle prime 48 ore è rumoroso e denota una sorprendente mancanza di peso specifico. Pubblicare sul proprio sito internet i due comunicati – quello della Wada (Agenzia mondiale antidoping) e la dichiarazione di Sinner -, senza aggiungere nemmeno un avverbio, fa rima con Ponzio Pilato. Possibile che chi desidera traghettare il mondo del tennis verso il futuro non abbia un’opinione sulla squalifica del suo numero uno?

Ha perso per ko dopo aver messo mezzo piede sul ring l’International Tennis Integrity Agency. D’accordo che la Wada è un drago a sette teste e sfidarla significa prepararti al peggio. Ma dopo la vicenda Sinner, la credibilità dell’ITIA è da qualche parte al di sotto del comitato per la difesa delle piante grasse.

Wada, altro che trasparenza

Ha perso ancora una volta la Wada, seppure negli uffici di Montreal qualcuno avrà anche stappato una bottiglia di sciroppo d’acero. Ha perso perché nel cercare di recuperare la faccia dopo lo scandalo dei nuotatori cinesi (per cui si sono “scordati” di presentare ricorso), l’ha persa due volte cercando a tutti i costi una squalifica che profuma di ingiustizia anche a chilometri di distanza. Organismo che dovrebbe fare della trasparenza e della credibilità i principi cardine della sua missione, la Wada continua a rinnegare quegli stessi principi: che truffa.

Oltre al danno la beffa: la stessa Wada è sul punto di modificare regole e relative sanzioni nei casi comprovati di positività minime, sovente causate da un contatto inconsapevole. Perché quindi non fare della vicenda di Sinner un manifesto di questo cambiamento?

Ci sono molte cose che non funzionano nel mondo dello sport professionistico. Appurato che continuiamo a chiamarlo sport per abitudine perché ormai anche i più piccoli hanno compreso che si tratta di business e intrattenimento, credo tuttavia che alcuni principi andrebbero tutelati maggiormente rispetto a quanto avviene negli altri settori della società. Sospendere o squalificare, scegliete voi il termine che vi produce meno orticaria, un’atleta innocente resta un’indecenza da qualsiasi parte la si voglia guardare.

L’errore dei colleghi tennisti

Hanno perso, e forse è la cosa che fa più male, anche molti colleghi di Jannik. Da Djokovic a Wawrinka, fino all’ultimo dei Kyrgios. Anziché decidere di restare al fianco del loro numero uno e utilizzare la sua battaglia per migliorare un sistema intriso di politica ed evitare altre ingiustizie o incongruenze, hanno scelto di scaricarlo nel nome di una non meglio precisata mancanza di coerenza. Siccome altri hanno pagato ingiustamente in passato, avrebbero dovuto punire allo stesso modo anche lui: ma che discorso è? Perché questi stessi giocatori non hanno gridato allo scandalo quando Marco Bortolotti, best ranking 355 Atp, è stato assolto per un caso del tutto analogo a quello di Sinner? Purtroppo, in molti ha prevalso il sentimento più umano e infido che ci possa essere: l’invidia.

È pur vero che le dichiarazioni vanno ascoltate, ma anche pesate. Djokovic ha fatto la storia di questo sport. Non solo ha vinto più di tutti, ma ha regalato al tennis alcuni dei colpi più straordinari che si siano mai ammirati su un rettangolo di terra, cemento o erba: il rovescio a due mani e la risposta sono due gesti tecnici inarrivabili per chiunque sia nato in questo sistema solare. Però il buon Nole, nell’affermare la sua indignazione attraverso il suo personalissimo sindacato (Professional Tennis Players Association) si scorda di quanto fu grossolano il suo tentativo di entrare in Australia nel 2022 senza il vaccino anti-covid e con richieste di esenzione presentate oltre il termine stabilito. Lui, come Federer e Nadal, hanno l’opportunità di contribuire al miglioramento del tennis anche fuori dal campo. Per ciò che hanno fatto nel corso delle loro carriere, ritengo sia una loro responsabilità. C’è poi un giocatore che ha mostrato negli ultimi 30 anni meno rispetto su un campo di tennis di Nick Kyrgios?

Il numero 1 è a rischio

I tre mesi di squalifica tolgono Jannik Sinner dalla tournée americana e da buona parte della stagione sul rosso, senza però impedirgli di prendere parte ai prossimi due Slam in calendario, Roland Garros e Wimbledon, e agli Internazionali d’Italia, che inizieranno una manciata di giorni dopo il termine della sospensione. Zverev e Alcaraz, con dodici settimane di altissimo livello, potrebbero sfilargli la poltrona di Re del tennis, ma l’aver limitato il desiderio di ritorsione della Wada è comunque una vittoria. Amara, ma pur sempre una vittoria. C’è chi avrebbe voluto vedere come sarebbe andata a finire al TAS di Losanna, tuttavia fare a braccio di ferro con la Wada non è mai una buona idea.

Ora Sinner può finalmente voltare pagina e indirizzare rabbia ed energie sul campo da tennis. Tre mesi senza tornei nel pieno della stagione sono una condanna, ma possono anche rappresentare un’opportunità. 90 giorni di lavoro con Simone Vagnozzi e Darren Cahill. 90 giorni per affinare i muscoli e lucidare il motore con l’aiuto di Marco Panichi. Dal 5 maggio il circuito potrebbe ritrovare un tennista addirittura migliore. Concentrati su questo Jannik, perché sentenze e patteggiamenti sono solo politica, ma il campo non mente mai.

Fonte : Today