Criptovalute, cos’è questa storia che il mining può aiutare la transizione verde?

Le crypto farm andranno quindi a modulare la loro attività per sfruttare i momenti di massima produzione eolica e solare (a minimi prezzi), “spegnendosi” quando la disponibilità è scarsa (e la domanda di elettricità sale, assieme ai prezzi). In questo modo l’elettricità dei parchi rinnovabili non viene sprecata, gli operatori vedono migliorare il ritorno sull’investimento e si riduce la pressione sulla rete nei momenti di fabbisogno elevato. È un’idea che può funzionare?

Tutte le attività che hanno bisogno di una fornitura grossomodo continuativa di energia elettrica, e che hanno l’obbligo o comunque l’interesse a garantirne l’origine low carbon, sono una controparte importante dei progetti di sviluppo di tecnologie ‘verdi’”, ha spiegato a Wired Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni. “Tuttavia, questo tipo di partnership presuppongono un impegno reciproco di lungo termine, cioè di almeno cinque anni o più probabilmente dieci: è il caso di molti insediamenti industriali, per esempio siderurgici, o nel mondo dei servizi, come i data center. Non sono sicuro, però”, prosegue, “che il mining possa garantire questo tipo di impegno, trattandosi di un’attività molto più volatile e che può creare tensioni sulla domanda, sui prezzi o sulle infrastrutture per il trasporto dell’energia elettrica”.

Il caso dell’Uzbekistan”, ricorda l’economista, “che alcuni anni fa vide la sua rete collassare proprio per l’eccessiva richiesta dei miner, è certamente un esempio estremo ma al tempo stesso è storia, non teoria. Nel complesso, quindi, credo che i miner possano, sotto alcune condizioni e in contesti specifici, rappresentare un ‘pezzo’ della domanda necessaria a sostenere lo sviluppo delle fonti low carbon. Ma mi stupirei di vedere iniziative su larga scala in Italia, che tra l’altro è un paese mediamente caldo, quindi con forti esigenze di raffreddamento, e con alti prezzi elettrici”.

Secondo Antonio Lanotte, ambasciatore per l’Italia del Global blockchain business council e membro del panel di esperti dell’Osservatorio blockchain dell’Unione europea (Eubof), “il mining di criptovalute può essere un alleato per i produttori italiani di energia rinnovabile in diversi modi, soprattutto in un contesto di prezzi elevati dell’elettricità. Innanzitutto, può assorbire l’eccesso di energia nei momenti di sovrapproduzione, evitando lo spreco e garantendo un rendimento economico costante. Inoltre, crea una domanda aggiuntiva e prevedibile per l’elettricità, riducendo la dipendenza dei produttori dalle tariffe di vendita alla rete, che possono essere soggette a fluttuazioni. In ultimo, è bene sottolineare come in alcune aree ad alta produzione rinnovabile la rete possa non essere in grado di assorbire tutta l’energia: il mining, allora, può essere localizzato strategicamente per ridurre il bisogno di investimenti costosi in infrastrutture di trasmissione”.

Lo scenario in Italia

Ma per le fattorie di criptovalute non sarebbe più conveniente mantenere costante la produzione anziché seguire il ritmo delle rinnovabili?

Fonte : Wired