Il tumore del pancreas è considerato dagli oncologi un “osservato speciale”. Se tempo fa era una neoplasia rara, oggi è tra le più diffuse e aggressive. Si stima che entro il 2030 sarà la seconda causa di morte tra i tumori, insieme a quello del polmone nelle donne. Secondo il rapporto Global Burden of Disease, tra il 1990 e il 2017, la sua incidenza è aumentata di 2,3 volte, e l’Europa occidentale è una delle regioni con i tassi più elevati. Il cancro al colon rimane asintomatico per lungo tempo o si manifesta con sintomi aspecifici (dolore allo stomaco, perdita di peso inspiegabile, diabete di nuova insorgenza, ittero, ecc) e facilmente confondibili con quelli di altre malattie, questo la rende una neoplasia molto difficile da curare. Nel 90 per cento dei casi viene infatti diagnosticata quando il cancro ha già metastatizzato nei linfonodi o in altri organi, e la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è solo del 3 per cento. Per questo la ricerca sta lavorando per trovare nuove tecniche per una diagnosi precoce.
Un team di ricerca dell’Oregon Health & Science University di Portland sembra essere riuscito nell’impresa: ha individuato dei biomarcatori e realizzato un test in grado di localizzarli nel sangue tramite biopsia liquida. Il nuovo metodo è in grado di rilevare il tumore in fase iniziale in soli 45 minuti. Un test in via di sperimentazione, semplice ed economico (ha un costo di 0,01 dollari), che potrebbe cambiare in maniera importante la diagnosi e cura del cancro al pancres. “Il problema del cancro al pancreas è che spesso lo scopriamo troppo tardi – ha affermato il dott. Jared Fischer, autore dello studio -. Il nostro obiettivo con PAC-MANN è fornire ai medici uno strumento in grado di rilevare la malattia molto prima, quando sono disponibili più opzioni di trattamento e ci sono maggiori possibilità di sopravvivenza”. La tecnologia è stata descritta sulla rivista Science Translational Medicine.
Come funziona il test
I ricercatori hanno testato diverse sonde peptidiche fluorescenti (permettono di rivelare selettivamente componenti particolari di sistemi biologici complessi, come tessuti e cellule) che rilevano nel sangue proteasi specifiche (enzimi che scompongono le proteine), e scoperto che una di queste era in grado di rilevare una protesi specifica chiamata metalloproteinasi della matrice (MMP). Le MMP vengono secrete dalle cellule tumorali dell’adenocarcinoma pancreatico e dalle cellule del tessuto che ricopre il tumore (stroma) per diffondersi all’interno del corpo umano. Il team di ricerca ha quindi sviluppato questa sonda in un test rapido, basato su nanosensori, denominato PAC-MANN (o Protease-Activated Magnetic Nanosensor), in grado di individuare la presenza delle MMP nei campioni di sangue anche nelle fasi iniziali della malattia.
La tecnologia si basa sul rilascio nel campione di sangue di nanosensori (nanoparticelle magnetiche attaccate a un frammento di proteina, e abbinate a una molecola fluorescente, che attrae la metalloproteinasi della matrice) capaci di scovare queste proteasi. Se le MMP sono presenti e attive, “mangiano” l’esca (il frammento di molecola) e scatenano il rilascio della molecola fluorescente. Attraverso un magnete vengono poi eliminati i nanosensori non usati, e si contano le molecole fluorescenti rimaste, così da rilevare i livelli di MMP presenti nel campione.
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Il test su 365 pazienti
I ricercatori hanno dunque testato il PAC-MANN su 356 campioni di sangue di pazienti in parte colpiti da tumore del pancreas, in parte con malattie del pancreas non tumorali e in parte sani. Il test è stato in grado di distinguere i campioni dei 110 pazienti con cancro pancreatico dai quelli dei 170 pazienti sani e da quelli dei 76 pazienti con malattie non cancerose come la pancreatite. Il nuovo metodo si è dunque rivelato molto promettente con una sensibilità del 98 per cento e una specificità (capacità di individuare le persone sane) del 73 per cento.
Non solo. Se al test PAC-MANN si aggiunge la ricerca del biomarcatore CA 19-9, già utilizzato clinicamente, l’esame si è rivelato in grado anche di individuare anche i tumori in stadio I con una sensibilità dell’85 per cento. “Una sensibilità, tuttavia – hanno spiegato gli autori -, che andrà migliorata prima dei test clinici, ma che ci ha comunque sorpreso, poiché le proteasi sono importanti per diverse funzioni biologiche e non sono sfruttate solo dai tumori”.
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La biopsia liquida oggi
Quello dei ricercatori americani non è il primo esame del sangue sviluppato per la diagnosi precoce del tumore, ci sono anche altri test in via sperimentale. Tuttavia, esistono nella pratica clinica già degli esami del sangue che promettono di rilevare la presenza di tumori asintomatici, attraverso la ricerca di molecole esclusive che la neoplasia rilascia nel sangue (la cosiddetta biopsia liquida), ma vengono utilizzati soprattutto per monitorare l’evoluzione della malattia e scegliere le terapie più efficaci. La speranza è che la biopsia liquida possa presto essere utilizzata anche per una diagnosi precoce del tumore e per effettuare campagne di screening sulla popolazione in modo da individuare la neoplasia prima che si sia diffusa, così da migliorare l’aspettativa di vita dei pazienti.
Fonte : Today