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Il tennista tedesco, numero due al mondo, ha appreso con stupore l’esito della vicenda: “È stato tutto molto strano. Se non ha colpa non deve essere punito ma in questo caso non capisco”.
La reazione di Alexander Zverev quando ha appreso dell’accordo tra Jannik Sinner e la Wada sul caso Clostebol è stata di stupore e sconcerto. Perché c’è stato? E non sa dare una risposta chiara. Né amico né nemico. Confuso sì e forse è anche peggio. Non sa darsi una spiegazione plausibile. “È stata colpa sua oppure no, per me è questo ciò che conta. Ma è una situazione strana“.
Non gli è chiaro perché c’è stato un determinato esito: l’alto-atesino ha concordato 3 mesi di sospensione per non aver imbrogliato ma è stato riconosciuto responsabile delle azioni dei membri del suo staff. Nemmeno riesce a orientarsi quando ripensa a tutti i passaggi della questione e a come si è arrivati all’audizione che ha chiuso la vicenda prima che fosse esaminata dal Tribunale Arbitrale dello Sport. Non era forse stata la stessa Agenzia mondiale antidoping a ricorrere al TAS impugnando il verdetto della Tennis Integrity Agency che aveva scagionato completamente il numero uno al mondo?
In buona sostanza Sinner è stato sì riconosciuto innocente, perché s’è trattato di contaminazione involontaria, ma è stato ritenuto in qualche modo negligente per una sorta di responsabilità oggettiva (a causa dell’operato dei suoi fisioterapisti). E qui Zverev resta di stucco, lo ribadisce durante la conferenza stampa del torneo Atp 500 di Rio de Janeiro.
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“Tutto il contesto è piuttosto strano – ha ammesso il 27enne tedesco che nel ranking è alle spalle proprio di Sinner e potrebbe superarlo -. Tutta la questione è stata molto lunga: all’inizio è stato assolto, poi la Wada ha fatto sapere che era necessario approfondire il caso. Per me le opzioni sono due: o non hai alcuna colpa e non devi essere punito; oppure sei colpevole perché positivo a degli steroidi ma tre mesi non sono una sospensione“. Se agli Australian Open aveva riconosciuto l’assoluta superiorità dell’avversario che lo ha aveva schiantato in finale, adesso non ci mette la mano sul fuoco perché qualcosa gli sfugge.
La riflessione di Zverev entra nel corredo accessorio di posizioni che hanno caratterizzato la spaccatura all’interno del mondo del tennis internazionale. Da un lato la schiera degli amici di Sinner, che ritengono non abbia alcuna macchia: Casper Ruud e Richard Gasquet. Dall’altro le file ingrossate dei nemici e di chi nella migliore delle ipotesi non ci vede chiaro, fino a coloro che sostengono ci sia invece stato un trattamento di favore nei confronti del numero uno al mondo: Nick Kyrgios (è il più feroce da sempre), Stan Wawrinka, Daniil Medvedev e, infine, Novak Djokovic non hanno lesinato critiche per quanto accaduto.
“Come facciamo a fidarci del sistema?”, è l’interrogativo posto da Jessica Pegula e da Aryna Sabalenka, che s’è detta addirittura terrorizzata (“ti entra nella testa”) dalla possibilità di trovarsi invischiata in un caso di contaminazione involontaria (“se vado in bagno al ristorante non bevo più nello stesso bicchiere che è sul tavolo”).
Fonte : Fanpage