Mickey 17 alla Berlinale 2025, la recensione del film di Bong Joon-ho con Robert Pattinson

«Che cosa si prova a morire?», è la domanda che gli viene fatta più spesso dai suoi compagni di viaggio, più curiosi che davvero interessati a quello che prova ogni volta che viene sacrificato. Tutti tranne Nasha (L’attrice Naomi Ackie), addetta alla sicurezza sull’astronave, che si innamora di lui a prima vista e che farà di tutto per salvare Mickey 17 (e Mickey 18), nonché la specie aliena che a quanto pare vive già sul pianeta che dovrebbe essere colonizzato e che non ha nessuna intenzione di farsi da parte.

Perché quello che accade, una volta arrivati a destinazione, è che Mickey, lasciato a morire dopo una rovinosa caduta, viene salvato dalle creature indigene. Con il risultato che, quando torna sull’astronave, scopre di essere stato ristampato. Mickey 18 è del tutto uguale a lui fisicamente ma molto più ribelle, intraprendente e determinato a rivendicare la relazione con Nasha. Ma questo è solo uno dei problemi e non il peggiore. Entrambi, infatti, sanno che esiste una regola: in caso di multipli tutte le copie verranno tuti distrutte.

Mickey 17 vale la pena di essere visto almeno un paio di volte perché pieno di messaggi e molto stratificato. Evidentemente parla del mondo contemporaneo in cui la stampabilità degli esseri umani è solo il prossimo passo rispetto allo sfruttamento dei poveri e alla possibilità di sostituire facilmente un lavoratore senza abilità specifiche con un altro. Ma pone anche di questioni esistenziali: che cosa ci rende unici? Chi erano gli altri noi che ci hanno preceduto prima che diventassimo la persona che siamo nel presente?

Al tempo stesso, il film è anche incredibilmente divertente anche grazie a Mark Ruffalo e Toni Collette, bravissimi nel ruolo dei due dittatori dell’astronave, del tutto amorevoli l’uno nei confronti dell’altra quanto indifferenti ai destini di tutte le altre creature umane e non.

Pattinson ha detto di aver accettato il ruolo prima ancora di sapere quale sarebbe stato. «Bong Joon-ho era nella lista dei registi con cui avrei voluto lavorare da anni. Se ti chiama per proporti una parte dici di sì ancora prima di sapere di che cosa si tratta».

E ha fatto bene a fidarsi perché Mickey 17 è un passo ulteriore nella sua crescita da poster guy in Twilight ad attore maturo in film come Cosmopolis di David Cronenberg e Tenet di Christopher Nolan o mainstream come Batman.

Fonte : Wired