È Paolo Genovese il protagonista della nuova puntata di “Stories”, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Francesco Venuto, il regista e sceneggiatore si racconta in “Paolo Genovese – Somebody to love”. In onda lunedì 17 febbraio alle 21:00 su Sky TG24, sabato 22 febbraio alle 12:45 su Sky Arte e sempre disponibile On Demand.
Dal 20 febbraio di nuovo al cinema (e solo al cinema) con Follemente, la sua nuova opera “che è una commedia in cui ognuno di noi si può immedesimare. Se in ‘Perfetti Sconosciuti’ analizzavo la coppia attraverso il telefono, qui lo faccio attraverso la mente che è un luogo molto più inaccessibile e privato, esplorando un momento in cui siamo passati tutti: il primo appuntamento. Chi ha amato Perfetti Sconosciuti amerà questo film”. Un cast straordinario (FOTO) che vede Edoardo Leo e Pilar Fogliati alle prese col loro primo appuntamento, guidati dalle proprie emozioni, impersonate da Emanuela Fanelli, Maria Chiara Giannetta, Claudia Pandolfi, Vittoria Puccini, Marco Giallini, Maurizio Lastrico, Rocco Papaleo e Claudio Santamaria. “È un film che ci insegna a convivere con la complessità dell’esistenza e invita un po’ a farci pace” ha spiegato.
Dai tempi della scuola all’esordio cinematografico, dai suoi più grandi successi alle paure di tutti i giorni
La storia di Paolo Genovese inizia a Roma “in una famiglia molto tranquilla, modesta, ma avevamo tutto. Ho un ricordo felice. Un’unica tv che guardavamo tutti insieme la sera e la mia scuola, la Montessori, a due passi da casa. Ero un bambino molto timido e irrequieto”. I tempi della scuola lo vedono impegnato più nella politica studentesca che nei libri: “Ero uno studente minimalista: studiavo il minimo indispensabile, ma ero immerso nelle assemblee, nei consigli scolastici, nelle occupazioni. Credevo molto nella politica come strumento di cambiamento, anche perché mi definivo uno studente di sinistra in una scuola di destra”. Una delle scelte più coraggiose della sua vita è stata lasciare il posto fisso nell’agenzia dove lavorava, dopo una laurea in economia, per dedicarsi al cinema, dato che “avevo tutto quello che si considera ‘stabilità’: stipendio sicuro, ferie pagate, un percorso chiaro. Ma sentivo che non era la mia strada. Di giorno lavoravo in azienda, di sera e nei weekend scrivevo sceneggiature. A un certo punto ho capito che o rischiavo, o avrei vissuto nel rimpianto. Così ho scelto il cinema”.
L’esordio cinematografico, con il cortometraggio da cui poi derivò ‘Incantesimo napoletano’, gli ha insegnato una lezione preziosa: “Alla proiezione a Locarno il film era fuori fuoco per errore. Pensavo fosse un disastro, invece la giuria ci premiò proprio per il ‘coraggio di raccontare attraverso la tecnica del fuori fuoco’” ha raccontato sorridendo. “Questo mi ha insegnato che nel cinema, come nella vita, a volte l’imprevisto diventa una risorsa”.
Moltissimi i grandi attori con cui ha avuto la fortuna di collaborare ma due provini su tutti hanno colpito la sua attenzione: “Ricordo ancora il provino di Benedetta Porcaroli, era una giovanissima aspirante attrice, con una naturalezza sorprendente. Ha avuto un piccolo ruolo in ‘Perfetti Sconosciuti’ e poi è diventata la professionista che tutti conosciamo. Lo stesso vale per Alessandro Borghi: ho visto un suo provino per uno spot e ho subito pensato ‘questo ragazzo ha qualcosa di speciale’. Due talenti che hanno lasciato il segno”. Tra i suoi più grandi successi, sicuramente ‘Immaturi’, che come ha raccontato, “nasce dall’incubo di tornare a scuola, ma anche dalla nostalgia di quel periodo, perché il liceo è un tempo di scoperte, di amori, di paure, che rimane indimenticabile. Ho avuto questo incubo per anni dopo la maturità, l’idea di dover ripetere tutto da capo mi sembrava terrificante. Così è nato il film”. Ma soprattutto ‘Perfetti Sconosciuti’, un film generazionale, che ha raccontato la vita segreta di ognuno di noi, attraverso il cellulare ed “è diventato universale perché ha raccontato un dilemma comune a tutti: quanto conosciamo davvero le persone che abbiamo accanto? E se tutti i nostri segreti fossero svelati? È stato strano vedere il film rifatto in oltre 60 versioni, in lingue e culture diversissime, eppure la storia funzionava ovunque. Il cellulare è diventato una scatola nera delle nostre vite, e abbiamo avuto il coraggio di aprirla”.
Nella lunga intervista c’è spazio anche per il racconto personale, i rimpianti o le paure di tutti i giorni. “Sono molto legato alla famiglia e al concetto di famiglia, ma purtroppo per il lavoro che faccio a volte sono un po’ assente. Per questo quando sono a Roma cerco di recuperare tutto il possibile” ha raccontato. Infine, su come si affronta il dolore, tema cardine di un altro suo capolavoro come ‘The Place’ ha concluso: “Passandoci attraverso. Non pensando di trovare scorciatoie, nasconderlo o accantonarlo. Ci si convive camminandoci insieme”.
Approfondimento
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Fonte : Sky Tg24